I love you.

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Natale per me era sempre stata la festa migliore dell'anno: da piccola per i regali e l'atmosfera magica, poi, quando sono cresciuta, perchè era la celebrazione di tutto ciò che questa stagione rappresentava per me: il freddo, le giornate più corte, la pioggia, ma anche l'intimità, il silenzio, le passeggiate in centro bombata come l'omino della Michelin, sbuffando nuvolette di aria calda ad ogni passo.

Io e Hannah avremmo passato il Natale da sole.

La tavola era già apparecchiata per due.

Una volta sedute cercavamo disperatamente di apparire spensierate, ma quando ci guardavamo, per quanto ci sforzassimo, diventava difficile mascherare l'angoscia e la tristezza.

L'ultimo Natale con mia madre era stato straziante: riusciva a mangiare a stento e si sforzava di sembrare tranquilla.

Mi chiedevo, osservandola, dove la tenesse nascosta, tutta la paura che aveva dentro, perchè ora lo sapevo bene che la paura di morire vince su tutto, non ci sono antidoti.

Il dolore ricominciò a torturare il mio cuore: era malata, ma c'era.

La nostre occasioni non erano ancora finite un anno fa.

Era ancora con me, e per me sola la vorrei anche malata, anche addormentata per cent'anni, solo per poter ascoltare il più debole dei suoi respiri: addormentata, ma viva.

Finito il breve pranzo, ritornai in  camera, gettandomi sul letto.

Stesa, con gli occhi chiusi, immaginai di sentire la porta di casa aprirsi, e lei lì, nel corridoio, davanti alla porta della sua camera.

Il suo sorriso, i capelli scuri, il suo profumo, il non fare tardi, i suoi 'hai fatto i compiti? copriti bene che fa freddo! ti vengo a prendere se vuoi, esci con le tue amiche?'.

La immaginai lì, ferma, con la mano sulla maniglia e gli occhi tristi.

La malattia le aveva curvato le spalle e aveva quello sguardo che non dimenticherò mai, e che diceva: perchè a me? perchè io?

L'avrà pensato chissà quante volte, e tutte quelle volte io non ho saputo darle una risposta.

La suoneria del cellulare mi riportò alla triste realtà.

Voltai la testa, e allungai la mano per raggiungere il comodino accanto al letto.

Lo schermo illuminato indicò il suo nome: Harry.

Sorrisi, mi tirai su e risposi.

'Hey, ancora buon Natale' gli dissi, e sentii la sua risata cristallina dall'altro capo.

'Ciao Molly, ancora auguri anche a te!' rispose.

'Tutto bene? Come procede il pranzo? Saluta tutti lì per me' sorrisi, pensando alla famiglia Styles seduta a tavola.

'Sarà fatto, promesso' mi assicurò.

'Perchè hai chiamato?' in fondo erano soltanto le tre del pomeriggio.

'Mi mancavi' le gambe si sciolsero nel sentire quelle parole.

'Mi manchi anche tu' sussurrai, controllando che Hannah non fosse nei paraggi.

'Ti dispiace se dopo passo da te? Dovrei darti una cosa' chiese, esitante.

'No, va bene. Anch'io dovrei darti qualcosa' lo avvertii.

'Bene' sospirò.

'Hannah non sarà neanche in casa. Andrà in giro per gli auguri, e le ho detto che non mi sembrava il caso che andassi anch'io' lo informai.

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