Shit.

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'Parlami di lei' esordì Harry, rompendo il silenzio che si era creato in casa.

Dopo la passeggiata in riva al mare, avevamo deciso di ritornare a casa.

Hannah era uscita per lavoro, lasciando un bigliettino sul tavolo, sul quale c'era scritto della cena nel microonde.

Arrotolai il pezzo di carta e lo gettai prima che Harry potesse vederlo.

Eravamo beatamente sdraiati sul mio letto, lui con la schiena contro lo schienale di legno e io con la testa appoggiata sulle sue gambe.

Le sue mani abili accarezzavano dolcemente i miei capelli, i nostri respiri erano praticamente sincronizzati.

Sospirai prima di iniziare a parlare.

'Ricordo che di solito nei film, le donne prima di morire chiamano le figlie a sè e una alla volta fanno loro una specie di discorso d'addio. Mia madre non fece niente di tutto questo. Era troppo orgogliosa per ammettere che la sua breve vita stava terminando. L'unica cosa che mi disse sino alla fine, che non si stancò mai di ripetermi, fu che mi voleva bene e che ero stata la cosa più bella della sua vita' girai la testa, e di conseguenza il corpo, per guardarlo negli occhi.

'Era una donna coraggiosa' disse, annuendo con la testa.

'Si, e a quanto pare non ho preso da lei' sorrisi debolmente.

'Tu sei coraggiosa' mi rassicurò.

'Quando stavamo insieme mi faceva parlare molto: della scuola, delle mie amiche, delle cose che volevo fare. E ogni volta era un colpo al cuore, poichè ero costretta ad inventare bugie su bugie per nascondere quello che facevo dopo la scuola. E poi, verso la fine, quando cominciò a essere molto stanca, mi chiedeva semplicemente di sedermi accanto a lei, sul letto' passai una mano tra i capelli, per tirare indietro le ciocche ricadute sulla fronte.

'Allora io mi stendevo al suo fianco' mi avvicinai ad Harry, stendendomi accanto a lui.

'E le prendevo la mano, o lei mi posava la sua sui capelli' presi la mano di Harry, stringendola forte.

'E dormivamo così' scrollai le spalle, voltandomi per guardarlo.

'Sei la persona più dolce che conosca' ammise, sorridendomi.

'Ma sono anche la persona più pericolosa che conosci' ribbattei.

'Tu non sei un pericolo ne per me, ne per la mia famiglia, Molly' scosse velocemente la testa, come se volesse rimuovere le parole che avevo appena pronunciato.

'E' morta una mattina che ero a scuola. Già da qualche giorno non si alzava più. Il dottore le aveva aumentato la dose di morfina e lei dormiva quasi sempre. Parlava pochissimo, e se le tenevo la mano non la stringeva più come prima. Quel giorno non volevo andare a scuola' dissi, tutto d'un fiato.

Restammo in silenzio, l'uno di fianco all'altra. Ognuno immerso nei suoi pensieri.

I miei erano troppo incasinati. E la causa di tutto ciò era quel maledettissimo nome.

George Crawford.

L'avevo già sentito, il cognome almeno.

Crawford. Crawford. Crawford

Non avevo neanche una sua fotografia, mia madre le aveva sempre tenute nascoste quando le dissi che non avrei mai voluto vedere mio padre.

E adesso non avevo idea di dove fossero.

Crawford.

Che legame c'era tra me e quel cognome? Mi era troppo familiare, troppo.

Over againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora