I'll kill him.

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Avevo chiamato Liam, invitandolo a raggiungermi al Mouse, un pub non molto lontano da casa mia, con la speranza di chiarire una volta per tutte quella situazione.

Io non volevo più essere uno dei suoi giochetti.

Lui il burattinaio e io il burattino.

Non avevo più bisogno di soldi, potevo anche fare a meno dei suoi sporchi lavoretti.

Ma sapevo già quale sarebbe stata la sua reazione: prima si sarebbe arrabbiato a morte, per la storia all'Avalon. Lui sapeva, tutto.

E mi meravigliai quando con tono pacato rispose alla mia telefonata, accettando l'incontro.

Quando arrivai al locale, mi sedetti ad uno dei pochi tavoli liberi, e mi ritrovai a pensare ad Harry, alla sua stanza, a com'era stare con lui, anche se a volte sembrava tutto complicato e trovare le parole giuste era così difficile.

Eppure in quel momento qualcosa di lui mi mancava tremendamente, la sua presenza silenziosa e la sua voce roca forse.

Mi voltai, e sentii una leggere pressione sul collo, poi un'altra appena sotto l'orecchio.

Liam. 

Mi scostai da lui delicatamente, forse troppo, perchè non colse subito il messaggio.

Non mi aspettavo da lui questo comportamento: ero pronta a subire ogni tipo di insulto, di minaccia, di sfregio. 

Mi abbracciò, ponendosi dinanzi al mio viso, cercando con la sua bocca la mia.

Lo respinsi con tutte e due le mani.

Ecco, quella era un'altra delle mie solite cazzate, solo che quella volta non me la sarei cavata con qualche scusa, e infatti, quando mi alzai e gli dissi che era meglio che me ne andassi, vidi il suo volto cambiare espressione.

'E dove vorresti andare? Dal tuo Harry?' un sorriso pericoloso, gli occhi improvvisamente freddi.

Lo guardai e in quegli occhi vidi un odio e una rabbia che mi misero subito all'erta.

Non risposi.

'Allora, dov'è che vuoi andare?' ripetè in tono tagliente.

'A casa' dissi, e la mia voce sembrava un balbettio. 

Feci per alzarmi dal divano, ma lui mi prese per un polso e mi rimise seduta con uno strattone.

All'improsvviso iniziai a tremare e mi guardai in torno, con la sensazione di essere in trappola.

'Tu non vai da nessuna parte, hai capito?' sibilò, proteso verso di me, stringendomi ancora più forte il polso.

Era il ventinove dicembre, sabato sera.

Il Mouse pullulava di persone ubriache fradice, e nessuno mi avrebbe aiutato in quel momento.

Quando cercai di divincolarmi, Liam si buttò addosso con tutto il suo peso.

Gli gridai di lasciarmi, ma non servì a niente.

Cercai di allontanarlo da me con tutta la forza che avevo, ma lui era più forte, e mentre con una mano mi bloccava le braccia sopra la testa, con l'altra mi sollevò prima la maglietta e poi il reggiseno.

Lì, in mezzo a quel caos. La musica copriva ogni mio disperato richiamo.

Stupida. Stupida, stupida. 

Sentivo il sapore della paura in bocca e il cuore esplodere nel petto e nelle orecchie.

Gridai, ma è come se non sentissi neanche più la mia voce, mentre la stanza cominciò a girare.

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