Capitolo 5

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                     Pov. Alex

Il cielo era limpido,spogliato delle stelle ma con la luna piena, l'aria impregnata di suspense conferiva a quel momento qualcosa di surreale e magico. S'inoltrò nella foschia leggiadro come se stesse andando a fare un picnic ma vigile come chiunque si fosse trovato al suo posto.

Camminò per minuti che sembrarono un'eternità, girovagò intorno cercando di cogliere qualche indizio quando si accorse di qualcosa d'insolito. Solitamente il bosco era abitato da animali, specialmente quelli notturni, ma lì il tempo sembrava essersi fermato nel grigiore di un evento devastante, continuava a guardare l'albero posto dinnanzi a sé certo di averlo visto nel suo giro precedente. Aveva preso strade diverse ma inevitabilmente si ritrovava sempre davanti a quell'albero. Continuò invano provando strade alternative, ma non riusciva a proseguire, osservò il cielo schiarirsi segno evidente che la notte fosse finita, diede uno sguardo all'orologio, che segnavano le tre, chissà da quanto tempo non cambiava la batteria. Si volse certo che in quella direzione sarebbe tornato in città.

Una notte strana, ricca d'insuccessi anche se c'era qualcosa, doveva solo rifletterci e rilevare dettagli che aveva trascurato,poiché ritenuti troppo ovvi. Tornò all'albergo in cui alloggiava, alla camera numero 3 che si affacciava sul bosco, posta sotto la collina. Era una camera spartana, fornita solo del necessario, come tutte le camere d'albergo in cui era stato, un letto, un armadio, uno specchio con comò e avvolte come in questo caso una poltrona su cui leggere messa di fronte alla finestra con vista sulla grande villa e un bagno in camera. Diede un'occhiata superflua alla stanza che ormai abitava da qualche settimana, iniziò la solita routine che precedeva l'andare a letto. Si slacciò gli stivali notando le gocce d'acqua che bagnavano il pavimento, colpa della foschia. Sbottonò i polsini della camicia e alzando lo sguardo verso lo specchio posto dinnanzi a sé cercò un cambiamento in sé che non c'era, un'intuizione lo spinse a portare la sua attenzione al suo polso destro, le lancette battevano le sei e a conferma di ciò la sveglia posta sul comodino alle sue spalle si mise a suonare. Non aveva più tempo per dormire rischiando così di perdere informazioni importanti tra le pieghe di un sogno.

Finì di spogliarsi e andando sotto il getto freddo della doccia, convinto che ciò potesse svegliarlo dal torpore di una notte senza riposo, iniziò a ripassare nella mente gli eventi delle ore appena trascorse. Rimase a lungo sotto l'acqua, tanto da ritrovarsi la pelle delle dita rinsecchite, ciò lo spinse per reazione ad uscire e cercare una tazza di caffè caldo.

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