Tornò in laboratorio e dividendo gli intrugli in diversi sacchettini li pose in una busta. Guardò l’orologio costatando che era ora di chiudere quindi avrebbe potuto tranquillamente accompagnarla a casa, sempre che lei fosse stata d’accordo. Ritornò da lei poiché sentiva di dover coprire la distanza che li separava, si era rialzata e indossava di nuovo gli occhiali ma nonostante questo si capiva quanto fosse in difficoltà. Si avvicinò sostenendola con il suo corpo, un profumo di cocco lo pervase lasciandolo piacevolmente intontito. Si offrì, anzi s’impose, di accompagnarla rassicurandola che sarebbe stato attento alla gente e così fù, prese il sentiero che l’aveva portato qualche sera fa a trovarsi in cima, era certo che in pochi lo conoscevano e poi era impossibile incontrarci qualcuno. Nonostante le sue remore lei si affidò a lui che l’accompagnò a casa come promesso, non era così difficile fidarsi di qualcuno se non si teneva in conto la paura. La ghiaia scricchiolava sotto i loro passi facendole intuire che era arrivata a casa. Lui l'attirò a sé aiutandola a salire i gradini poi aprì l’uscio e l’aiutò a varcare la soglia di casa, non poteva scaricarla lì come se niente fosse e andarsene ma non voleva distruggere quel legame che si era appena creato dicendo o facendo qualcosa di sbagliato ma intuiva che lei era troppo orgogliosa per chiedergli aiuto. Posò la busta a terra non sapendo come muoversi e attendendo un qualche indizio da lei in modo da capire che doveva fare ma lei restava immobile troppo persa tra i suoi pensieri confusi, non aveva mai invitato nessuno e nessuno era mai andato a trovarla non aveva idea di come agire, lui era così gentile, ma era troppo spaventata da se stessa e dalle decisioni impulsive che ultimamente emergevano dai suoi segreti.
<Ti posso offrire qualcosa…?> ripensò mentalmente a ciò che aveva in dispensa, dai biscotti, alla cioccolata o le bevande ma cosa poteva piacere a uno come lui? Avrebbe voluto essere più in forma e poter osservarlo meglio e invece si ritrovava rintanata dietro quelle lenti.
<Alex, scusa non mi ero ancora presentato, dove posso lasciare questa busta?> ovviamente lei conosceva il suo nome lo aveva sentito nominare spesso in giro, tutti lo apprezzavano, per molti il giudizio su di lui è cambiato dopo l’episodio del bosco. Non aveva fatto domande ma era lui ad esserci entrato e lei come molti si chiedeva il perché l’avesse fatto. Lui si guardò attorno ricordando la sera in cui era in quella casa conosceva solo quella stanza quindi doveva procedere verso le altre. Tramite la indicazioni di lei arrivarono in cucina, dove lui posò la busta sul bancone, l’aiutò a sedersi guardandosi intorno, la stanza era un misto di rustico e moderno, chiunque l'avesse arredata era riuscito ad abbinare magnificamente i due stili apparentemente diversi tra loro. Un tavolo da dodici posti in legno si trovava al centro della stanza, la cucina, anch’essa in legno tranne per gli elettrodomestici e il bancone di marmo, con tre sgabelli alti che divideva la cucina dalla sala da pranzo. La stanza era meno illuminata dell’ingresso a causa della sua posizione che era sul retro. Lei si alzò iniziando a rovistare tra gli armadietti invitando a sedersi, si mise a preparare il caffè e cercare i biscotti al cioccolato che lei adorava e che aveva comprato da poco lo vide osservare il quadro sulla parete dietro di lui che rappresentava un immagine a specchio, una ragazza che usciva dal mare in tempesta nella parte in alto la sua figura era completamente bianca in quella in basso in nero. Aveva sempre amato quel quadro, per lei rappresentava il bene e il male visto nella stessa situazione, poteva essere un bene che lei fosse uscita da quel mare in tempesta allorché significava la salvezza, e poteva essere il male essendo cambiata dopo una simile esperienza e quindi avendo perso se stessa tra le onde, poteva voler significare il pessimismo nel vedere le cose. La caffettiera fischiò rompendo quel momento di quiete e intimità che si era creata tra i due.
STAI LEGGENDO
Riflesso dell'anima
FantasyNon ci sono segreti meglio custoditi di quelli che tutti conoscono. George Bernard Shaw "Le delusioni ormai facevano parte di lui, si era sempre illuso, era sempre stato ottimista e ogni volta un pezzo di cielo gli cadeva addosso a ricordargli di st...