Capitolo 9

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Istintivamente protese le braccia in avanti come protezione, non che sarebbe servito a qualcosa  contro quella furia che stava per abbattersi contro di lui. Ma a un soffio dallo scontro successe un fatto strano, la bestia si mise in posizione di difesa di lui emettendo come un ringhio in direzione di quegli uccelli che si sparpagliarono rompendo la formazione d’attacco e volatilizzandosi  nel nulla. Aveva circuito la preda e aveva fatto intendere a possibili predatori che lui era suo, non che fosse consolante tutto ciò dopotutto non faceva molta differenza chi era a divorarselo alla fine lui non sarebbe comunque uscito illeso da tutto ciò, tra quegli artigli e canini e i becchi appuntiti di uno stormo di qualsiasi uccelli quelli fossero non so che morte avrebbe preferito, certo quella più veloce. E ora che  erano di nuovo soli, potevano riprendere da dove si erano interrotti ovvero mentre inizia lo spuntino con la sua tenerissima carne. Stranamente non sentiva il bisogno di fuggire come sarebbe stato normale in qualsiasi altra circostanza, ne di proteggersi in qualche modo. Sentiva una calma, decisamente inadatta a quel momento, impadronirsi di lui e scivolare sulla sua persona come acqua sulla pelliccia di una lontra.
Rimase immobile incatenato a quello sguardo che sembrava voler scavare dentro di se e sbranarlo dall’interno,  si scrutarono a vicenda per un tempo che sembrava infinito, la bestia allungò il busto sporgendosi in avanti sovrastandolo con la sua mole, si trovavano a un passo l’uno dall’altro  rompendo le regole tra predatore e preda sembravano leggersi dentro e capirsi, sentiva una corrente magnetica scorrere tra loro, avvertiva un formicolio alle punta delle mani e dei piedi, inspiegabilmente ne era attratto. La bestia mosse un altro passo eliminando la poca distanza che li separava e accucciandosi ai suoi piedi come un cane col suo padrone, lo vide socchiudere la bocca facendo intravedere i denti come se stesse sorridendo al suo pensiero e lo trovasse ridicolo, forse ironico.
Si concentrò sui suoi occhi cercando di non perdersi dentro notando come il giallo delle iridi sfumandosi e amalgamandosi con le pagliuzze bianche e dorate creava un vortice senza fine come i serpenti che ipnotizzano le loro prede. Ma stranamente lasciava lui indifferente, era li al centro del bosco, almeno supponeva, a un’ora imprecisata , con la Bestia, che terrorizzava metà popolazione da generazioni, sdraiata ai suoi piedi e la cosa gli sembrava del tutto naturale.  Sollevò la mano cautamente avvicinandola alla folta peluria che ricopriva la testa posizionandola tra le orecchie,  ma la bestia rimase immobile sotto il suo tocco, così acquistando coraggio la mosse accarezzandola  stupendosi della situazione venutasi a creare. Il pelo oltre a essere folto era morbido come il velluto, era una goduria passarci le mani, in risposta sollevò la testa a cercare un contatto più deciso, per un momento dimenticando tutto il resto gioì di quella reazione,  lui non aveva mai avuto un cucciolo per sé né da piccolo, né ora a causa dei suoi continui spostamenti nei Paesi più disparati, aveva sempre invidiato gli altri bambini quando al parco si lasciavano coinvolgere dai loro cani condividendo l’emozione e il divertimento del momento, mentre lui non aveva mai condiviso nessuna emozione, nessuna risata, si era ritrovato sempre solo se non con qualche barbone incontrato sul treno e a cui cedeva volentieri il suo pranzo. Perso nei pensieri avvolto dal passato non si accorse di aver lasciato vagare la mano che dalla testa scendeva a sfiorare quella striscia di pelo nero come la pece che avvolgeva il  collo, se ne accorse nel momento stesso in cui la bestia scattò in piedi guardandolo con quei occhi gialli ingranditi e resi più  luminosi dalla rabbia. Scattò in piedi pronto a fronteggiarla ma in un batter di ciglia di ritrovò solo immerso nel buio. Vacillò sulle gambe, sentiva i battiti del cuore rimbombargli nelle orecchio rendendolo cosciente di star trattenendo il respiro, lasciò che l’aria invadesse i suoi polmoni colmando il bruciore in essi, in lontananza sentì quel verso che ora riconoscerebbe ovunque, così singolare, come un saluto da parte della bestia, o forse come una minaccia per il futuro.

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