Capitolo 14

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Il cielo spoglio delle sue stelle era ricoperto di nuvole che lo fecero sperare che non piovesse complicando ancor di più la situazione in cui si trovava. Era sempre stato il tipo da cacciarsi nei guai più strani e impossibili da cui uscir illeso ma stranamente ce l’aveva sempre fatta, non credeva molto alla fortuna, il destino lo si crea ad ogni passo fatto o mancato, ma se è vero che ognuno di noi ha un angelo custode si augurava vivamente che il suo non avesse deciso di prendersi le vacanze, che poi chissà se gli angeli vanno in vacanza, che razza di paradiso è se si lavora tutto il tempo, si accorse di divagare ma era un modo come un altro d’impiegare il tempo. Si appisolò tra le radici dell’albero e finendo per trovare una posizione più comoda si lasciò scivolare sull’erba soffice che gli avrebbe fatto da cuscino almeno per stanotte.
Un rumore lo destò dal suo sonno facendolo rizzare a sedere sul terreno diventano umido a causa dell’umidità della notte, cercò di cogliere il suono che lo aveva svegliato ma il silenzio lo avvolgeva ancora una volta, stava per autoconvincersi che lo avesse solo immaginato quando un suono simile ad un ululato che egli riconobbe immediatamente lo destò completamente. Sembrava come un richiamo, da quella notte che era stato nel bosco lo udiva chiaramente anche se non ad un ora precisa sapeva che era lui, la Bestia e per qualche strana ragione sapeva che in realtà stava aspettando lui.
Il cielo iniziò a schiarirsi, l’alba era imminente, si alzò pronto ad andarsene finalmente ma si bloccò all’istante appena vide al di là del cortile una figura avanzare, rimase fermo ad aspettare incurante di tutto il resto, senza porsi domande era solo affascinato da quella ragazza dai biondi capelli che svoltò verso la porta di casa non accorgendosi di lui che rimase fermo ad osservare i suoi fianchi ondeggiare nell’alba per poi svanire subito dopo.
Rimase a fissare quella porta ormai chiusa quasi sperando che da un momento all’altro uscisse regalandogli un’altra magnifica visione ma la porta restò ostinatamente chiusa. Invece di prendere la strada per casa, aggirò la casa avvicinandosi furtivamente ad una finestra in particolare che aveva attirato la sua attenzione, una chioma bionda faceva capolinea tra le tende color pesca, sapeva che quello che stava facendo era la cosa più spregevole che potesse fare e che aveva sempre odiato ma non poteva fare a meno. Non era solo curioso era un’attrazione primordiale, era certo che fosse la stessa ragazza del quadro, forse un po’ più cresciuta, ma l’assoluta certezza deriva dal quei brividi che sentiva percorrergli la schiena appena l’aveva vista, proprio come era successo la sera prima, sentiva il bisogno non solo di stringerla tra le braccia ma percepiva l’urgenza di proteggerla, certo era una sensazione strana, visto che non la conosceva nemmeno e poi proteggerla da cosa proprio non lo sapeva, ma era inutile cercare di decifrare il suo subconscio ora anche perché si trovava in una situazione particolare ora al reato di violazione di domicilio si aggiungeva quello di maniaco e stalker, ovviamente non lo era ma vista la situazione da fuori era così che appariva. Distolse lo sguardo a quel pensiero battendosi una mano sulla fronte dandosi mentalmente dello stupido per l’ennesimo guaio in cui si era cacciato rimanendo comunque nella stessa posizione di prima per poi riportare lo sguardo dentro la stanza.L’interno della stanza era piena di lenzuola che coprivano, almeno supponeva il mobilio, era privo di quadri e tappeti quindi non ci si soffermò più di tanto, concentrò tutta la sua attenzione alla ragazza che dando le spalle alla finestra si trovava di fronte alla parete a pochi passi dalla porta, sollevò un lenzuolo scoprendo così una toilette dove si sedette restando immobile continuando a fissarsi allo specchio non riuscendo però a scorgervi il suo viso a causa delle tende che gl’impedivano una visuale migliore.

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