Capitolo 8

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Percepì qualcosa di umido sfiorargli la guancia, alzo la mano che debolmente gli ricadde sul fianco, non aveva la forza nemmeno di alzarsi, finalmente l’aveva visto ed era stato magico, qualcosa d’incredibile, unico incredibilmente pazzesco aveva la pelle d’oca solo al pensiero, sorrise ripensando a quella che per lui rappresentava una vittoria, l’arrivo al traguardo di un obbiettivo da troppo tempo lasciato in sospeso. Sentiva qualcosa soffiargli nell’orecchio ciò lo mise in allerta, aprì gli occhi e rimase immobile, il sangue gli si gelò nelle vene nel momento stesso in cui si ritrovò a fissare due occhi giallo-oro tempestato di pagliuzze nere e bianche che costituivano gli occhi più strani che avesse mai visto, strisciò all’indietro mantenendo lo sguardo in quegli occhi che seguivano ogni suo movimento. Si alzò lentamente, si era ritrovato già molte volte in passato a dover sfuggire ad animali selvaggi come tigri e giaguari anche se ora precisamente non aveva la più pallida idea di che razza di animale o mostro fosse quello di fronte a lui ma suppose che valessero le stesse regole di sopravvivenza. Nell’indietreggiare sperò di non inciampare ma purtroppo mise il piede su dei rametti secchi che si spezzarono sotto il peso del suo corpo, il rumore sembrò riecheggiare per tutto il bosco mentre la luna sbucando da dietro le nuvole scure illuminò le fauci dell’animale, lunghi canini bianchi e appuntiti tanto da sembrare zanne, la lingua che vortica intorno alla bocca era un cattivo presagio, sembrava affamato. Una solo occhiata gli bastò per intuire che non aveva mai visto un animale del genere,  poteva essere alto un metro e venti, forse di piú, difficile dirlo ora che era leggermente piegato in posizione d’attacco, il pelo era folto, lungo e candido come la neve ma al collo una striscia di pelo nero lo ricopriva come una collana finendo a goccia sul davanti, era come se avesse un collare, ironico considerare quella specie di mostro un animale domestico da portare a spasso con un guinzaglio. Gli occhi oltre al colore particolare avevano una forma strana, un intreccio tra la forma dei felini, ovvero allungata, ma grandi tanto da sembrare pozzi profondi in cui perdersi, le orecchie erano enormi,se non si teneva conto della sua stazza e appuntite, scese con lo sguardo osservando gli artigli che sembravano argento e terribilmente affilati mentre si avvicinava pericolosamente. La coda folta, dritta e ferma come un’antenna pronta a captare ogni minimo movimento, l’unico spostamento era la punta che muovendosi ritmicamente fendeva l’aria. Si rendeva conto di essere in pericolo, che tra poco sarebbe diventato cibo per cani, o quello che era, eppure non riusciva a sfuggire a quello sguardo che l’aveva ipnotizzato. Vide il suo collo tendersi verso il cielo ed emettere uno strano verso come un lupo che ulula alla luna, ma esso sembrava rivolgersi al buio e solo allora si rese conto che quelle che lui aveva scambiato per delle nubi erano in realtà stormi di uccelli neri  e sembravano scendere in picchiata protesi...verso di lui.

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