Riflesso dell'anima

Capitolo 20

I suoi occhi avevano preso a ingigantirsi sotto l’effetto della luce, era come avere degli spilli dietro l’iride che perforavano le immagini riflesse nei suoi occhi. Era nella prima fase, aveva tempo prima che iniziassero a lacrimare, sapeva come rimediare ma non aveva gli impacchi da fare quindi era costretta a scendere in paese prima che le cose peggiorassero. Si avviò per lo stretto sentiero che portava in centro, sperava di non incontrare nessuno, gli occhiali dalle lenti scure coprivano i suoi occhi da sguardi indiscreti ma non la proteggevano dal dolore. La telefonata non aveva portato notizie ma solo conferme a ciò che sapeva già, sentiva la vita attraversarle il petto, il sangue era come veleno nelle sue vene, si piegò sulle ginocchia certa di essere stata trafitta, il cuore prese a martellargli, vacillò per un attimo finendo per appoggiarsi al muro. Stavolta ce l’avrebbe fatta non si sarebbe tirata indietro nonostante il dolore avrebbe resistito poiché era stanca di tutto questo, non voleva più essere sola anzi preferiva la morta alla solitudine, conosceva il gusto agrodolce della morte appassendo ogni giorno nella felicità altrui, la dolcezza nello scivolare nell’oblio con l’amarezza di non aver vissuto alcuna vita. Aveva passato la sua esistenza ai margini della società guardando da fuori la vita degli altri intrecciarsi e fiorire, aveva visto  il mondo negl’occhi di una bambina e trovato il coraggio nel cuore di un innamorato, ma lei non aveva mai avuto tutto questo, non le era mai stato possibile sognare e cosa più incredibile aveva sempre finito con l’accettarlo. Sentiva nella testa le risate aumentare di ottavi aprendo una voragine pronta a risucchiarla, era il baratro più oscuro in cui sarebbe potuta cadere e lei ora era in bilico su di esso.