2-ALEX

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Oscurità. Ombre. Buio. Erano le sole parole che mi venivano in mente fissando il cielo. Il solo, unico momento in cui percepivo un colore differente, era quando emettevo il fumo della sigaretta contro l'Universo. Le stelle, i pianeti, le galassie, non si vedevano. Erano tutte nascoste, come intimorite da noi poveri esseri umani, noi che ci credevamo tanto grandi e invece non eravamo altro che microorganismi studiati in laboratorio. Chissà come doveva essere stare là in alto, ed osservare la vita di chi sta sotto. Questi miei pensieri potevano essere interpretati in modo negativo, eppure, in qualche modo, mi avevano sempre affascinato. Perché esistiamo? Cosa serviamo nel mondo?

«Alex, vuoi muovere il culo? Io voglio andare!»

Mi voltai e vidi il mio amico fermo sulla porta con le braccia incrociate. Spensi la sigaretta e la gettai nella pattumiera prima di rientrare in casa.

«Arrivo, Ste», dissi raggiungendolo.

«Esci così?», mi chiese alzando un sopracciglio perplesso.

Mi fissai a mia volta notando i jeans strappati, la Tshirt bianca che faceva vedere il braccio destro tatuato e la catena argento al collo.

«Be', cosa c'è che non va?», domandai perplesso.

Stefano scosse la testa. Io non ero come lui. Non ero tipo da camicie e jeans normali. Ero un po' più eccentrico. Mi fissai un momento allo specchio d'entrata e mi sistemai il ciuffo biondo. Percepii il mio amico al mio fianco, impaziente.

«Allora come sto?», domandai sapendo di farlo incazzare.

«Sei stupendo, davvero. Sicuramente tornerai vittorioso, possiamo andare adesso?», sbraitò e io alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa, ridevo.


La fila davanti al locale era lunghissima, ma avere conoscenze era il nostro forte, quindi non fu un problema entrare. Camminavamo tra la folla, spintonandoci con le persone per poter raggiungere il bar. Vidi una ragazza coi capelli neri lucenti sorridermi. Era fatta.

«Ste, io vado», dissi e lui, dopo aver dato un'occhiata alla mia preda, mi diede una pacca sulla spalla.

«Cosa vuoi?», mi urlò all'orecchio.

«Prendimi un Rum e Cola!», gridai indicandolo mentre mi allontanavo.

La ragazza era davvero bella, alta, magrissima, con i capelli lisci e gli occhi azzurri.

«Ciao», dissi avvicinandomi a lei.

Si voltò verso di me e mi sorrise timidamente. Come faceva una ragazza così bella a essere senza accompagnatore? Appena aprì la bocca, rivelando la dentatura orribile, capii il motivo. Nonostante tutto non potevo certo lasciarla lì così, quindi feci il bastardo. «Sai il mio amico ti trova molto carina», le urlai all'orecchio.

«E chi sarebbe il tuo amico?», mi chiese lei sorridendo.

Oddio, non si poteva proprio guardare. Ridendo mi voltai verso Stefano e glielo indicai. Lui si voltò coi cocktail in mano e venne verso di noi. La ragazza sembrava affascinata dal lui e appena gli rivolse un sorriso, Stefano spalancò gli occhi orripilato.

«Posso parlarti?», mi chiese e con quella scusa ci confondemmo tra la gente, perdendola di vista.

Stefano si creava un varco tra la folla mentre io lo seguivo con le mani in tasca ridendo.

«Sei proprio un pezzo di merda! Con tutte le tipe fighe che ci sono qui proprio quella sei andato a pescare?», urlò per sovrastare la musica.

«Hai mai sentito il detto "beato chi si accontenta"?», domandai.

«No, perché te lo sei appena inventato, poi detto da te...», disse e io lasciai perdere.

Stefano era fatto così, era un precisino in tutto, mentre io lo ero solo su due cose: la mia band e le ragazze. Il resto poteva farsi fottere, queste no, o meglio non la prima.

«Dato che sei così "pretenzioso"...», dissi facendo le virgolette con le dita. «Dimmi tu chi ti interessa.»

Salimmo le scale e ci affacciammo dalla balconata. Stefano scrutava attentamente la folla. «Guarda un po' quella coi capelli biondi, non è male», disse e io alzai le spalle.

Controllò meglio. «E che mi dici di quella col vestito leopardato?», chiese e io sbuffai. «Poi sono io quello difficile!»

Afferrai la sbarra e mi dondolai avanti e indietro. Stefano continuava a parlare ma io non lo ascoltavo. I miei occhi ruotavano in continuazione, alla ricerca di qualcosa, di qualcuno che valesse la pena conoscere. Erano tutte uguali, le ragazze. Nessuna che colpiva in modo particolare, o meglio, quelle che lo facevano erano chiaramente in cerca di attenzioni. Era maledettamente noioso. Di nuovo vedevo solo l'oscurità. Nessuna luce, nessuna stella, niente.

«Ehi, guarda un po' quella!», disse Stefano indicandomi una ragazza mora con un vestito prugna.

Era molto carina. «Si, carina», dissi senza entusiasmo.

«Carina? Cazzo amico, quella è perfetta!», ribatté indicandola mentre apriva le braccia.

Lo fissai alzando un sopracciglio. Stefano mi fissò coi suoi occhi azzurri, ancora più chiari dal contrasto con la camicia nera.

«Sai che ti dico?», disse finendo il suo drink. «Io vado a conoscerla!»

Sbatté il bicchiere su un tavolino lì vicino e si diresse verso le scale. Mi appoggiai alla ringhiera e unii le mani. Dovevo ammettere che era molto carina quella ragazza, però...

Mi bloccai di colpo.

Chi cazzo era quella?

Dandomi le spalle non l'avevo vista, ma ora che si era voltata era... wow. Le due ragazze stavano ballando assieme, quindi dedussi fossero amiche.

Bene.

«Aspetta, Ste!», dissi raggiungendolo. «Vengo con te.»

«Come mai hai cambiato idea? Hai visto qualcuno di interessante?», indagò.

«Non immagini quanto!»


ASPETTAVO SOLO TE ( 3-The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora