38-ALEX

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«Ehi, Alex ci sei?», chiamò Ren a gran voce, irrompendo nel mio appartamento.

Strinsi gli occhi, sperando che in quel modo avrei potuto cacciare via il mio dolore e la mia confusione. Eva mi aveva lasciato. Non solo non si fidava di me, ma aveva decisamente preferito escludermi dalla sua vita piuttosto che affrontare i suoi problemi con il sottoscritto.

Sollevai le palpebre, incrociando gli occhi a mandorla del mio amico. «Ehi, Alex, come stai?», domandò sedendosi sul letto, accanto a me.

Sospirai. «Non sento più niente. Ti direi male, ma non è così. Eva mi ha portato via tutto, se non una cosa», mormorai e mi voltai dall'altra parte. «Se non il dolore per ciò che provo per lei.»

Quando mi svegliai, mi resi conto di essere ancora vestito con gli indumenti del giorno prima. Lentamente scivolai fuori dal letto e raggiunsi il bagno. Sentii dei rumori provenire dalla cucina e, quando raggiunsi la sala, trovai la band intenta a fare colazione.

«Oh, ma buongiorno, finalmente qualcuno si è alzato», disse Omar con la bocca piena.

Mi portai una mano sul volto e premetti forte il pollice e l'indice sul setto nasale. «Ragazzi, che ci fate qui?»

Stefano mi guardò. «Ren ci ha chiamati dicendo che avevi un assoluto bisogno di noi e siamo accorsi immediatamente», spiegò e io guardai l'artefice di tutto quel casino.

Mi sedetti al tavolo, prendendo posto nella mia cerchia.

Omar continuava a mangiare i miei biscotti al cioccolato, Ren teneva lo sguardo fisso sul telefono, mentre Stefano fissava me.

«Allora...», esordì unendo le mani sul tavolo. «...cos'è successo?»

Spostai lo sguardo sulle mie mani, le quali erano impegnate a giocare con il cordoncino dei pantaloni. «Nulla, abbiamo litigato e ci siamo lasciati.»

«Scusa, ma allora perché non risolvi? Insomma va da lei e parlale, chiedile scusa», disse Omar.

Alzai lo sguardo su di lui. «Ah, giusto, dimenticavo. Ovviamente sono io a dovermi scusare! Sapete la verità ragazzi? Sono davvero stufo di tutto questo! Venite qui, a sputare sentenze, a dirmi come dovrei comportarmi, quando voi non sapete un cazzo di quello che è successo tra noi due. Non sapete le cose che sono state dette oppure fatte. Non sapete proprio nulla, perciò, state zitti! Non voglio sentire più niente!», gridai e alzandomi dal mio posto, tornai in camera mia, sbattendo la porta.

Qualche minuto più tardi sentii il rumore delle nocche a contatto con il legno.

«Avanti», brontolai, e Stefano fece irruzione nella stanza.

«Omar e Ren se ne sono andati. Siamo solo noi due», mi informò.

Annuii a quella affermazione e mi strinsi ancora di più sotto al piumino scuro.

«Me lo dici cosa non va, oppure hai intenzione di sbraitarmi addosso come ad Omar?», chiese con una punta di ilarità nella voce.

Mi voltai incrociando il suo sguardo. «Eva mi ha portato al concerto dei Nickelback

«Si lo so, cazzo amico non sai quanto ti ho invidiato! È stato bello?»

«Non direi bello, ma spettacolare!», esclamai sedendomi sul materasso. «Era tutto perfetto, le canzoni, noi due... ma poi, al termine della serata io sono andato a prendermi una birra e un cretino si è avvicinato ad Eva.»

Lo sguardo di Stefano si fissò sulle pieghe del piumone.

«L'ha importunata. Io mi sono incazzato e per poco non l'ho pestato. Tuttavia, è stata la sua reazione che mi ha insospettito. Era paralizzata dalla paura, come se stesse rivivendo qualcosa che aveva già vissuto. Così gliel'ho chiesto e lei ha sorvolato sulla questione. Le ho detto che doveva fidarsi di me, perché se mi amava, allora avrebbe dovuto farlo, ma lei ha preferito tenersi i suoi segreti e tagliare i ponti con me.»

Nella stanza calò il silenzio. «Mi dispiace amico», disse semplicemente Stefano, allungando una mano verso di me e io annuii.

«Già... anche a me.»

ASPETTAVO SOLO TE ( 3-The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora