Capitolo 11: Un pensiero fisso

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Sara

<<Ragazzi avete venti minuti per consegnare la prova. >>
Il presidente di commissione non ha fatto altro che ripeterci ogni minuto quanto tempo avevamo prima di consegnare. Gli avrei tirato il foglio con L intero banco dietro,  più di farlo zittare.
Sto rileggendo tutte le mie risposte, pur non essendo molto convinta del mio compito, ma questo è quello che sono riuscita a fare. Ho passato L intera notte a cercare di studiare qualcosa che non sia il motivo del comportamento di Michele, ma il pianto e la disperazione hanno  avuto la meglio.
Consegno il mio foglio con un sorriso finto pari alla mia stessa voglia di studiare. Attraverso il corridoio, pregando dentro di me di essere fuori da questa scuola al più presto possibile. Camilla mi sta aspettando all uscita. Dopo ieri non mi ha lasciato sola neanche per un solo minuto. Ha mollato Tommaso correndo da me immediatamente quando L ho chiamata.
<<E anche questa è fatta tesoro. Adesso ultimo step e poi puoi salutare questo incubo per sempre.>> Mi accoglie nel suo abbraccio, stringendomi come solo una sorella può fare.
<<Voglio andare a casa.>> sussurro.
<<No Sara niente casa, ho già parlato con tua madre che passerai la notte da me. È venerdì e tu hai bisogno di svago e divertimento. Ecco cosa farai. Divertiti perché ha 19 anni solo questo puoi fare.>>
Ammicco un sorriso, per accontentarla e fargli capire che starò al suo gioco ma con idee diverse dalle sue.
Voglio andare a casa per chiamare Michele, chiedergli come sta,capire realmente quello che gli passa per la testa.
<<Sara basta ti prego andiamo! Ti ho preso dei vestiti e quei tacchi magnifici che avevi per il tuo diciottesimo. >>
<<Tacchi ? >> Domando quasi infastidita e impaurita dai programmi della mia amica
<<Si questa sera andiamo a ballare. >>
Esulta lei, saltellando come una bambina felice il giorno del suo compleanno.
<<Camilla perfavore non sono dell umore giusto per sopportare la discoteca e gli ubriachi che ci sono dentro. >> tuono io, ancora più infastidita.
<<Sali in macchina e smetti di fare i capricci. >> Ci sono delle cose a cui Camilla non sa dire di No, i ragazzi e il mio sorriso. Tutte le cose che secondo lei possono farmi tornare anche un minimo di sorriso, non c è niente e nessuno che gli possa far cambiare idea, tanto meno io che ne sono la vittima. È così o la ami o la prendi a sberle in faccia.
Arriviamo a casa e capisco subito all entrata il motivo per cui sono io a dormire da lei. I suoi genitori non ci sono, come ogni fine settimana da quando lei ha diciotto anni che partono per lavoro. Le serate più belle e anche quelle meno le ho passate nella sua camera. Tra abbuffate di cioccolata e pizza a non finire, chiacchiere fino all Alba e film solo romantici o horror.
<<Sara apri tu? Vado sotto la doccia. >>  Sento urlarmi dal bagno.
Alzo il citofono, come se fossi la proprietaria di casa, aprendo il portone.
Delle voci maschili inconfondibili, rimbombano nelle scale fino al secondo piano, sopratutto una.
<<Buonasera fanciulla>> Saluta Tommaso baciandomi sulla fronte.
<<Buonasera a voi>> ricambio.
Marco non mi ha più contattata da quando ha visto Michele, credo abbia accettato di essere solo di troppo in questa situazione.
<<Tommi se cerchi la tua metà è sotto la doccia e ne avrà per le lunghe. >>
Anticipo io, conoscendo i tempi di Camilla per prepararsi.
<<Oddio allora faccio in tempo a fumarmi una sigaretta, tanto a voi due non vi dispiace se mi metto in terrazzo no? >>
Chiude la finestra dietro di se ancora prima che sia io che Marco potessimo rispondere.
Mi siedo sul divano accanto a lui, cercando di restare alle giuste distanze in modo da non creare confusione.
<<Come stai? So che la notizia non L ha presa molto bene. Ne vuoi parlare ? >>
Il suo sguardo è ancora più intrigante, non riesco a fare cenno ne tanto meno a spostare il mio da Un altra parte.
<<Sto bene. No non L ha presa affatto in maniera giusta ma gli passerà e se così non fosse sono problemi suoi. >>  Le reazioni che mi da questo ragazzo sono veramente estranee al mio essere me stessa.
<<Capisco, ma stare qui a pensarci non è la soluzione migliore no? >> sbotta facendo un occhiolino complice, mettendo in risalto tutta la sua bellezza in un solo secondo.
<<No hai suggerimenti? >> stuzzico io stando al suo gioco.
<<Non ti piacerebbe sentire il mio suggerimento.>> Allunga una mano, dandomi un pizzicotto sul fianco che mi fa saltare dal divano avvicinandomi al lui. Afferrò la sua mano impedendogli di fare Un altra volta quel gesto, ma lui comincia muovere l altra e a pizzicarmi L altro fianco. Iniziando una vera battaglia di solletico. Ridiamo, ridiamo da stare bene entrambi, finché non ci ritroviamo faccia a faccia con solo i nostri nasi a dividere lo spazio delle nostre bocce.
<<Sara....>> sussurra
<<Ragazzi che pizza volete? Così iniziamo a mangiare e aspettia..... ops.. scusate torno dopo! >> Tommaso diventa rosso non finendo neanche di parlare, richiude la porta e ritorna in terrazza. Mi allontano immediatamente tornando alla distanza iniziale.
<<Sara ti prego non voglio fare niente, voglio solo...>>
<<No Marco no ! Non puoi fare niente, io non posso fare niente, non so cosa realmente ci sia ma non posso. Quindi ti prego basta>> Tuono bruscamente mettendo fine ad ogni sua intenzione di approccio nei miei confronti.
<<Non puoi o non vuoi? >> insiste avvicinandosi di nuovo
<<Non posso e forse... >> mi fermo quando sento il mio telefono squillare nella borsa. Mi alzo velocemente, iniziando a cercarlo. Trattengo le lacrime quando sul display leggo il suo nome e con mano tremante rispondo.
<<Michele ? >>
<<Sara>> la sua voce è fredda come se fossimo due perfetti sconosciuti
<<Sara ti devo parlare..>> continua freddo
<<Dimmi sono qui.>> sussurro io
<<Sara non so dove tutto questo ci sta portando e forse è meglio per tutti e due se.... >>
<<No! no! >> urlo, allontanando il telefono dall orecchio, iniziando a piangere.
<<Sara ti prego!>> supplica lui
<<Non puoi farmi questo>> urlo di nuovo
<<Lo faccio per entrambi, sopratutto per te, non sono la persona adatta per starti accanto in questo momento..>> alle sole parole lancio il telefono contro il muro, piegandomi sulle ginocchia scoppiando in un pianto liberatorio.
<<Sara che succede ?>> Marco si avvicina accarezzandomi dolcemente i capelli, accucciandosi davanti a me.
<<Gente che sta succedendo? Sara perché piangi ? >> Ribatte Tommaso preoccupato.
<<Credo sia per Michele non vorrei che sia successo qualcosa.. >> risponde Marco testimone di tutta la telefonata.
<<Voglio rimanere sola, vi prego lasciatemi sola. >> Urlo di nuovo, trattenendo ancora più lacrime di quelle già versate.
<<Tu non rimani sola per niente, adesso ti calmi e cerchiamo di capire quello che è successo. Non puo ridurti in questo stato. >> Tuona Tommaso con voce dura.
<<Che è successo? >> la voce di Camilla mi basta per rendermi conto quello che in due secondi Michele mi ha fatto diventare.
<<Cami sta succedendo di nuovo, ma io non voglio ritornare nel passato.>> mi butto fra le braccia della mia amica, affogando nelle mie lacrime e nella sua protezione più vera.
<<Tommaso prendi il telefono di Sara e spengilo perfavore. Adesso ti calmi mangiamo tutti insieme, ti prepari e ti fai bella perche stasera devi essere la più bella ragazza di questa terra>>
Sussurra dolcemente al mio orecchio, baciandomi sulla fronte.
La mia migliore amica.
<<Ok allora una vegetariana, una capricciosa, una quattro stagioni e per Sara una diavola va bene? >> scoppiamo tutti a ridere per la scappata fuori luogo di Tommaso..
<<Certo che quando ti arrabbi sei  veramente cattiva non avrei voluto esser  il tuo telefono >> continua di nuovo..
<<La prossima volta che dici un altra cavolata ti faccio fare la sua stessa fine. Muoviti che ho fame. >> Puntualizza Camilla fingendo una voce minacciosa nei confronti del suo ragazzo. 
Mangiamo le pizze e iniziamo a prepararci per la serata. Non ho L entusiasmo giusto, forse neanche una parte di quello che dovrei avere, ma so che la mia amica sta facendo tutto questo per me e non posso deluderla.
<<Sara, sei pronta ? Posso entrare ? >> chiede Marco bussando alla porta di camera
<< Ho fatto entra pure>>
<<Scusa devo prendere il carica batterie sai dove posso trovarlo ? >>
Il suo sguardo è perso sul mio corpo e io mi sento morire dall imbarazzo. Cerco di non farlo notare ma è quasi impossibile visto che sono immobile con la faccia arrossata, non per il trucco.
<<Si è dentro al cassetto. >>
Rispondo cercando di truccarmi per sfuggire da quello sguardo.
<<Sei.. sei bellissima..>> sussurra..
Le parole che ogni donna vorrebbe sentirsi dire tutti i giorni, stavano uscendo dalla bocca della persona sbagliata al momento sbagliato e il mio cervello questo non lo accettava.
<<Marco perfavore prendi il carica batteria e esci. Non è il momento. >>
Tuono io, rubando la sua espressione allo specchio.
<<E quando può essere il momento..>> si avvicina a me sfiorandomi i capelli, facendo rabbrividire ogni singolo muscolo del mio corpo.
<<Marco esci perfavore !>> Sbotto togliendo la sua mano girandomi verso di lui.
Quei suoi occhi scuri che mi avevano dato il senso di mistero la prima volta, improvvisamente erano così pieni di dolcezza e preoccupazione che passavano ancora meno inosservati.
<<non posso uscire. Perché non sei tu a chiedermelo, ma il tuo essere così arrabbiata con una persona che non ti merita. >>
Le mie orecchie non potevano subire altre parole.
<<Non ti azzardare a parlare di lui. Non ti puoi neanche permettere di dire solo mezza parola. Conosco Michele molto più di chiunque altro e non ti permetto di parlarmi in questo modo. Vattene adesso. >> urlo indietreggiando verso il muro dietro di me.
Esce sbattendo la porta violentemente, facendomi saltare dallo spavento. Scivolo sulle mie ginocchia accucciandomi a terra per crollare in un pianto liberatorio.
Cosa stavo diventando? Me la stavo prendendo con una delle persone che ha solo cercato di aiutarmi, perché ?
Mi asciugo le lacrime, apro la porta iniziando a cercarlo in ogni stanza.
<<Sara va tutto bene ? >> chiede Tommaso sul divano
<<Dov è Marco? >> chiedo sottovoce, incredula da ciò che la mia mente in un secondo aveva deciso di fare.
<< È uscito in terrazza, avete discusso? >>
Non rispondo alla domanda dirigendomi verso il finestrone.
<<Ti chiedo scusa. Scusa se non sono abbastanza lucida per poter capire cosa mi stia succedendo. Scusa per non vedere con i miei occhi che vuoi solo aiutarmi. >> Resto sulla finestra a guardarlo.
Mi da le spalle, appoggiato con i gomiti al balcone con lo sguardo verso il panorama.
<<Marco ti prego perdonami.>> dico di nuovo fra le lacrime, avvicinandomi e appoggiando io questa volta la mano sulla sua spalla.
Resta immobile per un secondo, poi con la mano sfiora la mia, girandosi verso di me guardandomi dritta negli occhi.
Siamo distanti ma forse troppo vicini per far succedere ciò che non deve succedere.
<<Non piangere, perché potrei impazzire a vedertelo fare Un altra volta.>> mi sfiora la guancia, arrivando alle mio labbra con due dita accarezzandole dolcemente.
<<Sai che non posso farlo, ti farei solo del male e non voglio, perché so come ci si sente. Lo sto provando sulla mia stessa pelle.>> sussurrro
<<Sara non saresti in grado di far male neanche a una mosca. Sei la persona più dolce e buona che io possa conoscere. Perché ti preoccupi degli altri? Cerca di pensare a fare ciò che ti fa stare bene. >> Sorride avvicinandosi e poggiando delicatamente le sue labbra sulla mia fronte.
Ha rispettato quello che volevo, andando contro ogni suo volere, ma Lo ha fatto perché sapeva le mie intenzioni. Lo apprezzo molto e ricambio il suo gesto con un abbraccio.

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