Capitolo 13: Mio fratello

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Michele

Mi sono svegliato da poco, infilandomi sotto la doccia con la speranza mi aiuti a chiarirmi le idee.
Il mio telefono non ha mai smesso di vibrare per l intera notte, al punto di arrivarlo a spengere.
Lo riaccendo, sapendo che mi troverò chiamate e messaggi suoi che peggioreranno solo le cose.
Fortunatamente non è così, il mio display rimane vuoto anche dopo i primi dieci minuti.
Sento la delusione ma anche un sollievo di non dovermi arrabbiare di nuovo.
Non ho voglia di uscire, ma ho promesso ad Andrea che sarei stato io ad andarlo a prendere. Il mio fratellone torna a casa.
Mia madre e mio padre non ci sono, sono entrambi a lavoro, mi vesto velocemente, cercando di ricordarmi dove possa aver messo le chiavi della macchina.
Alzo i cuscini, guardo sotto al letto, poi un flash si fa spazio nella mia mente. Quando sono entrato in casa L altra sera ho lanciato qualcosa contro il mio armadio. Mi abbasso sotto le ante  e sono proprio lì.
Corro veloce a prendere la macchina, mettendo in moto in direzione del Policlinico.
Non sappiamo ancora l orario preciso delle dimissioni ma non avendo altro da fare posso anche aspettare e perdere qualche oretta in più.
Sono contento che Andrea torni a casa, sicuramente il nostro rapporto cambierà da dopo le mie confessioni.
Se ci penso adesso mi rendo conto di essere stato un vero coglione a non parlare di più a mio fratello.
<<Anche i morti allora camminano.>> sghignazza appena mi vede entrare nella sua camera, colpendomi con un piccolo pugno sul petto.
<<Parli tu che neanche ti reggevi in piedi.>> rispondo
<<Che faccia frate! Ti sei conciato male davvero. Ma che è successo? >> improvvisamente mi accorgo di non avere per niente un buon aspetto e che la battuta di mio fratello non era per niente scontata.
<<Diciamo che non è andata come doveva andare, e che sono in confusione non so più cosa realmente voglio. >> Abbasso lo sguardo come per proteggermi da quello che mi può rispondere. Per quanto si fossero conosciuti appena, Andrea adorava Sara quasi fosse in famiglia da una vita.
<<Cristo deve averla fatta grossa per ridurti così. Non è da te stare male per una donna. >> sospiro perché non mi aspettavo una sua compressione.
<<No. Sono piccole cavolate che forse messe insieme alla distanza sono diventate enormi. >>
Andrea mi sorride, apprezza il fatto che io stia continuando ad aprirmi con lui e ne sono felice perché la cosa non mi dispiace neanche a me.
<<Beh c hai parlato? >> chiede lui
<<Lo farò, adesso devo ritirare uno zombie vero >> scoppiamo a ridere entrambi, mentre lui mi tira un altro pugno.
Mi è mancato questo rapporto più di quanto possa averne idea. Non L avrei mai detto, fino a poco tempo fa non avrei mai immaginato di sentire così forte il bisogno del suo contatto o della sua vicinanza.
<<Andrea ti lascio i fogli da firmare, una volta fatto puoi uscire. Buon rientro a casa. >> Un infermiera molto carina appoggia delle carte sopra il tavolo, sorridendo maliziosamente a mio fratello, lanciandogli occhiate ancora più sensuali.
<<Grazie Carlotta. >>
Chiude la porta dietro di se, e il mio sguardo finisce dritto su quello di Andrea ancora sorridente.
<<E questa ora come la spieghi? >>
Chiedo incrociando le braccia al petto.
<<Che tuo fratello non se le lascia passa una, e te devo di che a sto giro è stato un bel colpo, altro che Alessia. >>
<<Bel colpo, aspetta un attimo. Vuoi dirmi che tu hai? >> lo guardò incredulo, per capire se le sue parole sono solo battute o se lo ha fatto veramente.
<<Hai capito benissimo fratellino. Ho già il suo numero.>> ride come se tutto questo fosse normale. È assurdo pensare che dentro un ospedale abbia trovato una ragazza, e che sia riuscito a farci altro oltre che un semplice flirt.
<<Sei proprio il peggio! Firma dai che andiamo. >>
Andrea legge i fogli portati dalla sua dolce infermiera, firma e inizia a radunare le borse.
Mi metto in spalla uno zaino e ci avviamo per uscire.
<<Non crederai di guidare tu vero? >> chiede ridendo
<<Non ci pensare neanche, goditi pure il viaggio e tuo fratello che ti fa da taxi perché poi ritorneremo alla normalità. >>

Tutto è tornato come doveva essere prima, forse anche meglio. Andrea di nuovo a casa, io e lui che ci prendiamo in giro, mia madre che ci dice di smetterla di fare i ragazzini, non potrei chiedere di meglio.
Nonostante tutto so che nella mia testa qualcosa ancora è in confusione, tanto da farmi perdere nei miei mondi.
<<Michele ? Mi stai ascoltando? >>
Sento un colpo sulla spalla che mi fa immediatamente ritornare con i piedi per terra.
<<Ahia ma sei scemo? Mi hai fatto male >> Mi lamento per il dolore, restituendo il pugno a mio fratello
<<Si può sapere a cosa stai pensando? >>
<<A niente o forse a tutto. È un casino che neanche io so più gestire. Non lo so davvero Andre, non so se ho realmente fatto la cosa giusta. Io ci tengo ma so che stando con me le farei solo del male e ne ha già avuto troppo, non da me ma in generale. >>
Si avvicina a me appoggiando la sua mano sulla spalla come a darmi sostegno.
<<Devi solo fare la cosa giusta. E non posso essere io a dirti quale sia.>>
Devo ammettere che le sue parole non sono molto di aiuto visto che questo lo sapevo anche io, ma il suo essere presente mi fa sentire meglio.
<<Michele ti sta squillando il telefono>> grida mia madre dalla cucina. Lo avevo lasciato in carica, provando a staccare un po' e non stare ad aspettare niente che riguardasse lei, provando a fare chiarezza nella mia testa.
Guardo il display ed il nome che non volevo vedere era proprio lì sopra. Sara..
<<Pronto ? >>
<<Michele ? >> in quell istante non riesco a riconoscere la voce, ma sono sicuro che non è lei a parlarmi.
<<Si chi è? >> per quale motivo aveva chiesto a Un altra persona di chiamarmi con il suo telefono?
<<Michele sono Camilla, ti ho chiamato per avvertirti che Sara non sta bene. >>
La interrompo prima di poter far esplodere la mia rabbia.
<<Camilla so da solo che lei non sta bene e sinceramente non riesco a capire per quale motivo mi ha fatto chiamare da te. >>
Non sopporto questi sotterfugi, sa benissimo che non deve mandarle a dire le cose, ho sempre cercato di ascoltarla e capirla.
<<Michele ma che cazzo hai capito. Non mi ha fatto chiamare lei. >>
La voce di Camilla improvvisamente è preoccupata, sembra quasi che stia piangendo.
<<Che è successo? >> sbotto di colpo
<<Eravamo in discoteca e lei era andata in bagno, Marco L aveva accompagnata e L abbiamo trovata svenuta e con il braccio che sanguinava. Michele ti prego non posso vederla così.>> singhiozza di nuovo.
Le parole iniziano a ingranare nella mia testa, cercare di capire, di entrare nella sua mentalità e di trovare un motivo a tutto questo. Non posso pensare neanche per un momento che lo abbia fatto a causa mia.
<<Michele va tutto bene? >> Mio fratello ha ascoltato la conversazione notando il mio cambio di volto.
<<Camilla io adesso non posso raggiungervi. Non saprei davvero come potermi muovere. Appena mi sarà possibile sarò li da voi. Tienimi aggiornato perfavore. >> trovo la forza in tutta questa confusione di parlare e di riattaccare il telefono.
<<Michele ? Che è successo? >> chiede di nuovo Andrea.
Rimango con lo sguardo perso nel vuoto, come se mi avessero preso il cuore e lo stessero calpestando con tutta la forza.
<<Sara si è tagliata e la stanno portando in ospedale e io... >> Qualcosa che raramente mi succede stava per accadere. Una lacrima mi stava attraversando lentamente il viso e io non ero in grado di poterla fermare o di poter reagire.
<<Che ha fatto? Dai vestiti dobbiamo andare! Non puoi stare qui. >>
<<Michele muoviti prendi la tua cazzo di roba e andiamo!>> ribatte di nuovo Andrea duramente.
Presi lo zaino, raccolsi due cose e senza dire niente sia io che mio fratello scendemmo per raggiungere la macchina.
Mia madre non aveva battuto ciglio in tutto questo, per la prima volta anche lei aveva capito la reazione di suo figlio, accettandolo per quello che era.

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