Capitolo 12: La discoteca del dolore

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Sara
La serata scorre e siamo tutti a ballare sulla pista.
Marco è vicino a me, mentre Camilla e Tommaso ballano abbracciati.
Chiudo gli occhi muovendo il mio corpo a ritmo della musica, lascio andare ogni pensiero che possa rovinarmi questo momento abbandonandomi alle note della canzone.
<<Ti va qualcosa da bere ? >> chiede Marco avvicinandosi al mio orecchio per farsi sentire.
Faccio cenno di sì con la testa, mi prende per mano avvicinandosi insieme al bancone.
<<Cosa prendi ? >> Chiede sorridendo
<<Un Cuba libre grazie>>
<<Un Cuba libre è un Gin Lemon perfavore.>>
Guardo fissa il barista prepararci i cocktail, è velocissimo a farlo e non sembra per niente pesargli il fatto che dovrà affrontare tutta la serata. Sicuramente è un lavoro che gli piace.
<<Tieni..Qualcosa non va? >>
Marco attira di nuovo la mia attenzione, porgendomi il mio bicchiere avvicinandolo al suo per un Brindisi.
<<No tranquillo, usciamo un secondo ?>>
Mi prende per mano trascinandomi verso L uscita. La discoteca è piena di gente e la musica ha volumi troppo alti, non potrei reggere per molto.
Sfilo dalla tasca il mio cellulare controllando se ci sono messaggi, ed il vuoto sul display fa sentire quel dolore che avevo cercato di ignorare per tutta la sera.
<<Sara stai bene? >> si preoccupa Marco
<<Si pensavo fosse meno freddo. Ti dispiace se vado un secondo in bagno ? >> Respiro trattenendo le lacrime ancora una volta.
<<Si ma ti accompagno non mi va che tu vada da sola. >>
<<Marco nel bagno delle donne tu non puoi entrare.>> Ridacchio
<<Infatti non entro scema, ti aspetto fuori.>>
Entro in bagno e chiudo la porta a chiave dietro di me. Sta tornando il buio e le lacrime iniziano a scendere di nuovo.
Apro la borsa, so di avere lì dentro quello che mi serve in questi momenti.
Le mie mani tremano, le gambe non riusciranno a tenermi per tanto.
Chiudo gli occhi per non vedere, il calore scende lentamente sul mio braccio, intorno a me è solo buio.
Non lo so ma sento che questa volta è diverso.

<<Sara.. sara..>> La voce di mia mamma è come se fosse in uno dei miei sogni.
Apro gli occhi, ed è il suo sorriso ad accogliermi. Mi rendo conto subito di non essere nella mia camera è di avere dei fili collegati al mio braccio. Sono in ospedale.
<<Buongiorno dormigliona>>
Mio fratello fa capolino dietro le spalle di mia madre, entrambi hanno L aria preoccupata ma io non mi ricordo assolutamente niente.
<<Cosa mi è successo?>>
<<Non ti ricordi proprio nulla amore ?>> metto a fuoco il viso di mamma rendendomi conto che sta piangendo, sembra delusa e spero di non essere io il motivo di questa sua delusione.
<<No. Mi ricordo che ero in discoteca parlavo con Marco e poi sono andata in bagno.>>
Il bagno della discoteca, il sangue è un boato fortissimo sopra di me... Questa volta credo di aver toccato veramente il fondo..
<<Signora avrei bisogno di parlare con sua figlia da soli perfavore>> Un dottore dai capelli brizzolati entra facendo accomodare i miei fuori.
Mi guarda sorridendo, e so perfettamente cosa leggere nei suoi occhi "Pena".
<<Allora Sara parliamo un attimo di quello che è successo. >>
Chiede accentuando ancora di più questo mio pensiero.
<<Non me lo ricordo, ho solo ricordi sparsi. Non saprei dirgli in realtà cosa mi sia preso. >>
<<Non ti ricordi nulla? >> ribatte
<<Ero in bagno e...>> non riesco a finire la frase perché le mie lacrime spezzano la mia voce, facendomi crollare in un pianto.
<<Perché lo hai fatto? Qualcuno ti ha molestata ? Hai subito abusi ? Cosa ti ha provocato tutto questo dolore? >>
Il dottore adesso ha cambiato espressione, cerca di capire realmente quello che mi stava passando per la testa, ma in realtà non lo so neanche io. Quando mi prendono questi momenti è come se io non fossi più consapevole del mio corpo, come se in me ci fosse un mostro che mi continua a provocare dolore.
<<No. Quando lo faccio non c è un motivo vero, magari è solo per dimenticare altro dolore. >> singhiozzo
<<Altro dolore... Aiutami a capire..>>
<<Dottore non sono matta, anche se fino adesso tutti mi hanno sempre giudicata è presa in giro per quella che sono. Io non sono matta>>
Il mio pianto è incontrollabile, il mio respiro irregolare.
<< Non ho mai pensato che tu fossi matta Sara. Perché dovrei ? Essere autolesionista è una richiesta di aiuto, sbagliata ma lo è. Io sono qui per questo per aiutarti.>>
Il dottore sorride ancora una volta poi si gira andando verso la porta, Un infermiera si avvicina e lui gli sussurra qualcosa in un orecchio non capisco cosa. Voglio andarmene al più presto.
<<Sara adesso ci calmiamo un po', poi faccio rientrare i tuoi amici ok? >> L infermiera di avvicina alla mia flebo mettendo del liquido trasparente, sicuramente sarà uno di quelli che mi renderanno uno zombie per il resto della giornata.
<<Possiamo entrare ? >>
Una voce femminile familiare bussa alla porta. È Camilla e dietro di lei ci sono Marco e Tommaso.
Camilla sta stringendo tra le braccia un enorme orso di peluche, ma il suo sorriso non è bello come il solito.
<<Saretta bella non ce fa più prende ste paure, se non ci volevi veni in discoteca bastava dirlo>> sghignazza Tommaso, fermato da una gomitata al fianco di Camilla.
<<Ahia, che ho detto? >>
<<Stronzate come sempre! Amore mio come stai ? Che ti ha detto il dottore ? >> Camilla si avvicina subito a me, accarezzandomi il viso e posando il suo grande peluche ai miei piedi del letto.
<<Mah niente di che. Piuttosto ma quello cosa è? >> Chiedo sorridendo indicando L orso. In quel momento uno sguardo mi cattura L attenzione, Marco mi sta guardando con gli stessi occhi della prima volta non dicendo neanche una parola.
<<5 euro spesi alle macchinette con la mano, vedi tu se non ti si vuole bene>> Scherza Tommaso.
<<Quello è il tuo nuovo amico, e ogni volta che vorrai abbracciarlo devi pensare a me. >> Dice dolcemente Camilla.
<<Amore mi accompagni alle macchinette? Mi è presa fame !>>
L occhiataccia lanciata da Camilla al suo ragazzo non passa inosservata ma diciamo che anche i gesti di Tommaso per fare sì che io e Marco rimaniamo da soli non sono da meno.
<<Tommi ti ha capito pure L orso. >>
Afferma la mia amica uscendo dalla porta della mia camera.
Rimaniamo da soli è il suo sguardo non è cambiato neanche un po'.
<<Perché lo hai fatto? Perché non parlarmene, ti avrei capita è rispettata.>> sussurra
<<Marco mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo. Ti chiedo scusa, ma lo vedi da te che non sono una semplice.>>
<<Sara ma che cazzo stai dicendo? Mi sono preoccupato e quando ti ho vista in quel modo avrei spaccato la faccia a chiunque mi fosse capitato davanti, per te. È stata Camilla a tenermi e a togliermi le chiavi della macchina. Cazzo Sara non puoi capire quello che ho visto.>> la rabbia e la paura provata da lui riesco a percepirla nelle sue parole e nel tono in cui me lo sta dicendo.
<<Non sei costretto a restare.>> mento ma lo faccio perché so più di chiunque altro quanto non sia facile.
<<Smettila io rimango quanto mi pare. E non me ne vado finché tu non capisci che sono qui per te.>> ribatte
<<Marco non voglio farti del male. >>
<<Non mi fai male più di quanto tu non lo abbia fatto già a te stessa. >> abbassa lo sguardo fissando il mio braccio fasciato. È in questi momenti che vorrei sparire, perché alla fine me ne vergogno.
<<E comunque lui lo sa. Lo abbiamo chiamato per avvisarlo di quello che era successo.>> il mio cuore si ferma per un istante, non riuscendo a capire se la persona a cui si riferisse fosse Michele.
<<Michele ? >> chiedo, spaventata dalla risposta
<<Si ci ha parlato Camilla, non voleva dirtelo finché non ti saresti ripresa ma io non voglio nasconderti niente. >>
La sincerità di questo ragazzo, per quanto possa far male la sto apprezzando, si capisce davvero che ci tiene a me.

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