Prologo

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Quando compii diciotto anni, avvennero due cose completamente distinte tra di loro; una positiva ed un'altra negativa.
In quel periodo, io ero follemente innamorata di una ragazza: Camila Cabello. La conobbi al liceo, lei era di un anno più piccola, ma la sua mente era così matura che sembrava già una donna vissuta. L'adoravo ed invidiavo per questo, anche perché sembrava sapere perfettamente quello che voleva. La sua vita era stata già decisa: avrebbe studiato medicina e sarebbe diventata una dottoressa, perché voleva salvare le vite. Camila non accettava le ingiustizie, non accettava che la vita venisse tolta agli innocenti e quindi, sentiva di poter fare qualcosa. Parlava del suo futuro mestiere con una luce che brillava sempre nei suoi occhi, come se stesse per salvare l'umanità intera.
Comunque, Camila ed io diventammo subito amiche, sotto gli occhi stupiti di tutti quanti i nostri amici. Camila ed io eravamo due poli completamente opposti: lei era il bene, io il male; lei era il bianco, io il nero; lei era la luce, io l'oscurità; lei era il sole ed io la luna. Ma proprio per questo, nessuna delle due poteva vivere senza l'altra. Mi sembra ovvio che, essendo entrambe giovani e curiose, finimmo a provare qualcosa l'una per l'altra. Iniziammo una relazione. Potrà sembrare strano, eppure ci accettarono e se non lo fecero, lo nascosero davvero bene.
I suoi genitori sembravano, però, essere più sconvolti dal fatto che uscisse con una Jauregui, piuttosto che del fatto che uscisse con una donna (tra un po' vi spiegherò chi è la mia famiglia, così magari sarà più chiara tutta questa sorpresa da parte loro). Tuttavia, accettarono la nostra relazione senza problemi, proprio come accadde con i miei genitori. Possiamo dire che l'unico piccolo problema fu mio fratello Chris, che in preda agli ormoni da ragazzino appena adolescente, ci provava spudoratamente con Camila, infastidendomi parecchio. Credo che, addirittura, dopo un po' prese gusto a farlo.
Fu così che dai miei sedici anni, arrivai ai diciotto, accompagnata dall'adorazione e dall'amore smisurati che Camila nutriva nei miei confronti e che io ricambiavo senza alcun'ombra di dubbio. Quella sera stessa, dopo aver festeggiato con i nostri amici, Camila mi portò nella mia camera, e con un sorriso timido ed imbarazzato, mi disse che era pronta a darsi a me per la prima volta. Eravamo entrambe inesperte e nervose, quindi non so cosa combinammo quella sera, ma so perfettamente che non l'avrei fatto con nessun altro se non lei. Inoltre, sapevo che nessuno avrebbe mai trattato Camila nella stessa maniera in cui l'avevo trattata io; nessuno avrebbe potuto farla sentire così tanto amata.
Comunque, il giorno dopo, ricordo vividamente il sorriso che abbelliva il suo volto quando mi svegliai al suo fianco. Ricordo di averla accarezzata dolcemente, di aver baciato nuovamente la sua pelle, cercando di scoprirne ogni centimetro e soprattutto, cercando di memorizzare ogni piccolo dettaglio dei corpo. Ricordo anche di averla sentita ridacchiare e di essermi giurata che non avrei mai smesso di farla ridere, perché quel suono mi rallegrava la giornata. Mi sembra ancora di vedere le sue guance arrossarsi, quando, mentre stavamo per alzarci dal letto, aveva notato la piccola macchia di sangue sulle lenzuola. Se lei l'aveva visto come un qualcosa di cui  vergognarsi, in maniera quasi primitiva, io non le avrei mai fatte pulire, perché lì c'era il segno che era mia. Completamente e totalmente mia.
Se Camila era la cosa positiva che accadde il giorno del mio compleanno, quello che era successo a mia insaputa era l'evento negativo del giorno del mio compleanno. E qui, posso spiegarvi chi era la mia famiglia. Nel nostro piccolo paese, dove tutti conoscono tutti e gli affari di tutti, la mia famiglia non poteva essere non conosciuta. Mio padre era potente, perciò tutti volevano essergli amici, ma era anche pericoloso, per cui nessuno osava scontrarsi con lui. Insomma, possiamo dire che se eri suo amico, allora potevi vivere in pace, ma se eri suo nemico ... allora erano guai. Tutti, prima o poi, si trovavano dinnanzi a questa scelta e tutti sapevano perfettamente cosa comportavano entrambe le decisioni.
Proprio per questo motivo, quel giorno mio padre aveva messo gli agenti di polizia dinnanzi a questa scelta: alcuni avevano scelto saggiamente, mentre altri volevano assicurare la giustizia almeno nel nostro piccolo paese. Se credete che questo pensiero sia molto simile a quello di Camila, allora posso dirvi che avete perfettamente ragione: era stato suo padre a farlo.
Ebbene sì, se Mike Jauregui era un pericolo pubblico, Alejandro Cabello difendeva la città dalle ingiustizie (magari avrei dovuto aggiungere anche questo a tutte le cose che differenziavano me e Camila) e da gli uomini come mio padre. Ecco perché erano stati un po' sconvolti a sapere con chi usciva la loro bambina, ma avevano comunque cercato di vedere la felicità della loro figlia maggiore. Alejandro non aveva mai dato fastidio a mio padre, soprattutto perché sapeva che potevano essere tutte voci di corridoio e non aveva niente di fondato, ma quando Mike si era presentato da lui con quell'ultimatum, mi sembrava ovvio che si fosse condannato da solo.
Per questo, la mattina successiva alla mia prima volta con Camila, mio padre sembrava quasi infastidito dalla sua presenza e mia madre, gentile come sempre, cercava in tutti i modi di non farle pesare le scelte di due adulti. Ma la stessa cosa accadde quando io accompagnai Camila a casa: Alejandro mi disse che non potevo fermarmi e come se fossi nessuno, mi sbatté la porta in faccia dopo avermi ringhiato contro di andare via.
Ero confusa e mi sentivo anche un po' ferita, perché ero stata abituata a ricevere affetto anche dai genitori della mia ragazza e ... era tutto troppo strano. Mio padre si preoccupò però di spiegarmelo, dicendomi che ormai, non potevo più frequentare i Cabello, soprattutto Camila. Mi spiegò chiaramente che erano persone da odiare, da allontanare, disse che non erano degni di stare con noi. Camila non era degna di stare con me, ad essere precisi. Io davvero non volevo accettarlo, perché ero profondamente, veramente e perdutamente innamorata di lei. Proprio perché non potevo rinunciare a lei, appena venne la sera, sgattaiolai fuori dalla finestra e andai a casa sua per poterle parlare, perché sapevo che suo padre le aveva fatto un discorso simile.
Proprio come già sapevo, la finestra della stanza di Camila era aperta, quindi per me fu facilissimo arrampicarmi ed entrarci, aspettandola con ansia. Quando entrò nella sua stanza, non sembrò stupita di vedermi, ma invece di sorridermi come credevo avrebbe fatto, scoppiò a piangere tra le mie braccia e , tra i singhiozzi, mi diceva che le dispiaceva e che mi amava follemente.

<<Che succede, Camz?>>, ricordo di averle chiesto, cercando di capire cosa l'avesse ridotta in lacrime. Era accaduto poche volte che scoppiasse a piangere con me presente, ma quelle poche volte mi avevano sempre fatto sentire come se non potessi respirare.

<<Mio padre mi ha detto che non posso più vederti>>, mi disse dopo che riuscì a calmarsi un pochino, dicendomi un qualcosa che già sapevo, tuttavia.

<<Anche il mio. Ma io non voglio rinunciare a te. Possiamo vederci di nascosto, no? >>, le chiesi con la voce piena di speranza. Lei scuoteva la testa, mentre cercava di asciugarsi le lacrime che scendevano lungo le sue guance.

<<Mi ha detto che per evitare inconvenienti, come me che cerco di vederti di nascosto, ha chiamato mia zia e le ha detto che io l'avrei raggiunta in mattinata>>, disse.

<<Ma ... come ... non può farlo>>, mormorai, cercando il suo volto.

<<Non possiamo fare più nulla, Lauren>>, disse, scuotendo la testa.

<<E rinunci così a noi?>>, domandai, confusa.

<<E cosa posso fare, scusami? Domattina ho un volto che mi aspetta, e mio padre non ha voluto sentire ragioni ... mia madre è rimasta in silenzio per tutto il tempo, rifiutandosi categoricamente di contraddire mio padre. Non ho scelta>>, disse.

<<Quindi rinunci a me>>, constatai.

<<Lo faccio con il cuore a pezzi>>.

Queste furono le ultime parole che sentii dire da Camila Cabello...almeno fino ad oggi.

A/a

Come avete potuto notare, ho cambiato completamente la storia. Tuttavia, credo che questa nuova versione vi piacerà molto di più di quella precedente.
Inoltre, ci tengo moltissimo a dirvi che sono più dispiaciuta di voi per aver perso tutte le storie. Purtroppo, avevo le storie salvate nelle bozze sul computer ma dopo averlo portato a riparare, le ho perse tutte. Per farla breve, purtroppo le mie vecchie storie non ci sono più.
Tuttavia, non mi va di lasciarmi abbattere da qualcuno che si è divertito a segnalarmi le storie- accusandomi di infrazione di copyright, quando io avevo sempre scritto quando le storie non erano mie-, e per questo, presto riscriverò altre storie che ho già in mente, una volta terminate queste.
Così, potremo creare un nuovo cammino insieme.

Love only,

-N.

Stockholm SyndromeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora