Camila's pov
Ero pienamente consapevole del fatto che appena mio padre avesse ripreso coscienza, mi avrebbe rispedita da mia zia di corsa. Non voleva minimamente che io mettessi piede in questa città, quindi potevo immaginare quanto si sarebbe infuriato una volta aperti gli occhi. Per quanto potevo capirlo, non poteva di certo credere che sarei rimasta in un'altra città mentre lui era incosciente, sopratutto dopo una sparatoria.
Il nostro quartiere era sempre stato tranquillo- ovvio avvenivano dei furti di auto, c'erano delle piccole rapine nei negozi- ma mai avevo sentito parlare di una sparatoria. Mike Jauregui non gradiva attirare l'attenzione su di sé, soprattutto se avesse dovuto sparare ad un poliziotto. Ciò mi permetteva di capire che le cose erano cambiate, e che forse, Mike non era più al comando del suo clan. Ormai, sapevo per certo chi avesse preso il suo posto e il semplice pensiero che lei avesse potuto fare una cosa simile a mio padre mi terrorizzava parecchio. Non riuscivo a credere che la stessa ragazzina che mi difendeva da tutti i bulletti della scuola, adesso fosse la prima ad usare il suo potere contro i deboli. Non riuscivo a credere che avesse sparato a mio padre (che l'avesse fatto lei di persona o uno dei suoi compari, era la stessa cosa per me).
Alla fine, però, quando mia madre aveva aperto la porta di casa, mi ero resa conto che le cose non sembravano essere cambiate per niente. I nostri vicini di casa, gli Smith, avevano ancora una vecchia Chevrolet grigia parcheggiata fuori il viale della loro residenza. Il piccolo Jordan, adesso non era più così piccolo, ma dalla sua camera proveniva ancora una forte musica che poteva essere udita in tutto il vicinato. Certamente, ora non potevano più dire che stesse superando una fase punk.
Mia madre, tuttavia, sembrava cambiata moltissimo. Potevo vedere che c'erano alcune ciocche bianche tra i suoi capelli, per non parlare delle rughe che adesso si formavano ai lati dei suoi occhi quando sorrideva. Parlando proprio dei suoi occhi, si vedeva chiaramente che era stanca, che aveva passato delle notti insonni, probabilmente accanto a mio padre. La strinsi subito in un forte abbraccio, cercando di trasmetterle un po' di appoggio e di amore. Cercavo di farle capire che io c'ero per lei, quindi non doveva più tenersi le cose per sé.
Una volta entrata in casa, mi venne detto che Sofia era fuori casa perché prendeva ripetizione di matematica. Ovviamente, la mia sorellina si sarebbe diplomata quest'estate, e non ci teneva molto ad essere rimandata in una materia. Proprio come me, Sofia non era un asso in matematica. Ma questo l'avevo capito già quando era più piccola, e ogni giorno tornava a caso dicendomi che non aveva capito il nuovo argomento di questa materia complicata. Immaginavo già, quindi, che in futuro avrebbe avuto dei problemi un po' più gravi.<<Come sta papà?>>, chiesi, quando, dopo essermi seduta al tavolo della cucina, il silenzio era caduto su di noi. Non avevo gradito nulla, ed anche se ero stanchissima a causa del viaggio, non sarei andata a dormire senza sapere come stava.
<<I medici dicono che il proiettile ha colpito un muscolo del braccio, quindi deducono che potrà riportare dei problemi in futuro, o addirittura, potrebbe perderne l'uso. Però, è fuori pericolo. Aspettano solo che si risvegli>>, disse lei.
<<Si sa già chi è stato?>>, domandai, abbassando d'improvviso la voce, come se temessi che qualcuno potesse sentirci.
<<I suoi colleghi mi raccontano che cercavano un uomo che, una volta per tutte, avrebbe potuto mettere fine all'impero degli Jauregui. Tuttavia, quest'uomo doveva sapere perfettamente che lo stavano seguendo ed è riuscito a tendere loro un'imboscata. Siccome non doveva esserci alcun conflitto, c'erano solo tuo padre ed altri due uomini, contro una decina di loro. Tuo padre è stato colpito mentre cercava di aiutare uno dei suoi colleghi>>, mi spiegò. Semplicemente sentendo il suo cognome, il mio cuore prese a battere all'impazzata e temetti di poterlo perdere da un momento all'altro. Mi si mozzò il respiro in gola, e le mie mani presero a tremare.
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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...