LEGGETE LA NOTA ALLA FINE. È IMPORTANTE
<<Non farmi questo, ti prego>>, sussurrai, troppo vicina alle sue labbra. I miei occhi sembravano essere attratti da quella bocca rosea e morbida, che invitava gridando di essere baciata e morsa, come accadeva un tempo. Purtroppo, però, adesso non ne avevo più di diritto e non sapevo come avrebbe reagito se l'avessi baciata all'improvviso.
Il suo respiro mi colpì in pieno volto quando, dopo aver poggiato le dita sotto al mio mento, mi costrinse a guardarla negli occhi. Okay, ero passata dalla padella alla brace in una questione di pochi secondi.<<Farti cosa, Camila? Perché mi sembra che ti stia torturando>>, mormorò lei, fissandomi intensamente con i suoi bellissimi occhi verdi.
<<Non è esattamente ciò che stai provando a farmi? Torturami?>>, chiesi, rendendomi conto che quelle parole erano più reali di quanto sperassi. Era vero: lei mi stava torturando. Ma mai nella vita, avevo conosciuto tortura più dolce.
<<No...tutto il contrario, infatti>>, disse, accarezzandomi una guancia. Chiusi gli occhi, lasciandomi rilassare dal contatto con il suo corpo.
<<Scommetto che lo dici a tutte le ragazze che vuoi portarti a letto>>, sussurrai, permettendo ad un sorriso amaro di formarsi sul mio volto. Lauren mi fissò confusa, poi roteò gli occhi e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<No, invece, Camila. Non dico loro niente>>, disse, alzando le spalle.
<<Come posso crederti? Non sei più come ti ricordavo>>, dissi, con un filo di tristezza nella voce. La Lauren che conoscevo, infatti, non solo non mi farebbe così male, ma non si sarebbe messa in un guaio che l'avrebbe portata a rischiare la vita a causa di un colpo di pistola.
<<Perché loro non sono mie>>, disse, leccandosi le labbra. <<Non sono mie da conquistare; mie da dover far colpo; mie da dover far ridere; mie da dover trattare bene; mie da dover prendermi cura, mie da...amare>>, disse con voce bassa e roca. Mi vennero i brividi lungo tutto il corpo, e mi ritrovai a stringere la sua spalla e il suo addome, per evitare di perdere l'equilibrio. Il braccio sano di Lauren mi afferrò subito per la vita, tenendomi stretta contro di sé.
Poi, come se le sue parole non fossero abbastanza, mi diede il colpo di grazia che mi fece tremare le ginocchia. Menomale che ero stretta contro il suo corpo tonico, altrimenti avrei perso quel poco equilibrio che avevo, finendo in ginocchio dinnanzi a lei, proprio come sentivo di dover fare da quando l'avevo rivista.<<Tu lo sei>>, mormorò con la sua voce sensuale.
<<Forse...>>, mi fermai, rendendomi conto che la mia voce era venuta fuori in una maniera acuta. Mi schiarì la gola, ritrovandomi ad iniziare di nuovo il discorso.
<<Forse dovresti andare a dormire. Dopotutto, sei ancora mezza ubriaca>>, dissi, allontanandomi dal suo corpo.
<<Credi che possa essere ancora ubriaca dopo che mi hai infilato le dita nella spalla? Letteralmente>>, disse, fissandomi come se fossi fuori di testa. Immaginavo che avrebbe risposto in una maniera simile, ma qualsiasi cosa andava bene per poter scivolare via da questa situazione. Certo, non era ubriaca come quando era tornata a casa, ma sicuramente non era nemmeno così tanto sobria. Aveva bisogno di dormire, ed ero certa che domani si sarebbe rimangiata tutto ciò che mi aveva detto adesso.
<<Però, se proprio vuoi, andrò a dormire...>>, disse, fissandomi con uno sguardo fintamente innocente. Sembrava una bambina che stava per compiere un dolce disastro.
<<...se tu vieni a dormire con me>>, concluse la sua frase, mostrandomi un sorriso che mostrava tutto tranne che innocenza. Almeno, sapevo che non sarebbe mai cambiata da questo punto di vista: quando voleva qualcosa, non mollava finché non lo otteneva.

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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...