Camila's pov
Sbattei velocemente le palpebre, mentre cercavo di capire perché fosse tutto così buio ed avessi la sensazione che qualcosa mi impediva di muovermi.
I miei occhi, presto, si abituarono al buio, quindi i ricordi degli ultimi minuti prima di perdere coscienza mi ritornarono alla mente. Così, mi resi anche conto che ero legata ad una sedia, in una stanza buia, dopo essere stata rapita da colei dalla quale cercava di difendermi mio padre.
Sapevo che era lei, poiché Zayn diceva sempre che le sarebbe sempre stato accanto, e l'avrebbe appoggiata in tutto e per tutto. Evidentemente, anche rapirmi faceva parte della sua promessa.
Cercai di capire dove mi trovavo, dato che avevo la gola troppo secca per provare anche solo ad urlare o a sussurrare. Credetti che non fossi a casa di Lauren, siccome non avevo mai visto questa stanza. Ma dopotutto, non entravo in casa sua da dieci anni, inoltre mi ero appena ripresa ed ero ancora mezza stordita.
Fu in quell'istante che venne aperta la porta alle mie spalle, ed uno spiraglio di luce penetrò nella stanza, ma sparì appena la porta venne chiusa nuovamente. Il mio cuore prese a battere con forza contro la cassa toracica, mentre cercavo di voltarmi per capire chi fosse appena entrato.
Strinsi gli occhi quando venne accesa la luce e, inevitabilmente, un mugolio abbandonò le mie labbra.<<Camila?>>, chiese. La sua voce, la sua maledetta voce. L'avevo sentita così tante volte nei sogni che non l'avrei mai dimenticata, nemmeno se avessi perso la memoria.
Adesso che era diventata una donna, la sua voce era più profonda e roca- che se fumasse troppe sigarette-, ma sapevo che era lei.
Sentii i suoi passi avvicinarsi a me, quindi me la ritrovai davanti. I miei occhi si spalancarono mentre la guardavo da capo a piedi...Dio mio, era bellissima!
Aveva tagliato i capelli; se prima le arrivavano fino al seno, adesso raggiungevano le spalle e le davano un'aria da donna matura.
La sua pelle era sempre così pallida e morbida, proprio come ricordavo. Tuttavia, potevo vedere un tatuaggio sulla pelle del suo collo, ed immaginai che con il passare degli anni, se ne fosse fatti fare tanti. Diceva sempre che era innamorata dei tatuaggi, e che una volta raggiunta la maggior età, ne avrebbe fatti parecchi. O almeno, ne avrebbe fatti quanti la sua testa le diceva di farne.
Proprio come ricordavo, indossava uno dei soliti look total black. Una giacca di pelle nera, che copriva una maglietta dello stesso colore con una stampa di Bob Marley. Le sue gambe lunghe ed atletiche- poiché giocava a softball- erano strette in un paio di skinny jeans con uno strappo al ginocchio e degli stivali neri. A completare il look da cattiva ragazza, c'erano un chocker al suo collo e le sue mani erano pieni di anelli.
Quello che però mi colpii, furono i suoi occhi. Erano sempre verdi, con quelle varie sfumature che rendevano i suoi occhi solo più belli ed attraenti, così come mi sembrava ancora di vedere delle galassie riflesse in essi. Ma quello che non riconoscevo, era quella luce che brillava nei suoi occhi, o per meglio dire, quella luce che non brillava più nei suoi occhi. Sembrava spenta e persa, come se fosse incapace di provare emozioni. Quindi, più che per la paura, fu il pensiero di essere io la causa di quella tristezza e freddezza, a farmi venire i brividi.<<Mi dispiace che tu mi abbia dovuto rincontrare in questa maniera>>, disse lei, cercando di contenere le sue emozioni.
<<Deduco che sia il tuo personale benvenuto>>, sussurrai, alzando lo sguardo per poterla guardare. Dannazione, era più alta di quanto ricordassi.
<<No, non dedico a tutti questa cortesia>>, disse, scuotendo la testa. Mi parve di sentire un pizzico di ironia nella sua voce.
<<Intendi dire che non rapisci tutti quelli che arrivano in città?>>, chiesi. Scoppiò a ridere; una risata fredda e priva di emozioni, non quelle risatine calorose che mi miglioravano sempre la giornata.
Per quanto stupido potesse sembrare, perché era evidente che fosse cambiata, non potevo evitare di paragonarla alla ragazza che conoscevo dieci anni fa.
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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...