Mi era mancato così tanto stare con Lauren, sia da un punto di vista fisico che da uno emotivo. Mi piaceva stare in silenzio con lei, con la mia testa premuta contro il suo petto, in modo tale da poter sentire il suo battito cardiaco, e la sua mano che tracciava un percorso dalla mia schiena nuda fino ai miei capelli.
Da quando avevamo avuto il nostro momento di intimità nella casetta in quel parco, entrambe eravamo cambiate e per quanto fosse assurdo, mi sembrava proprio che tra noi due non fosse cambiato nulla ma al tempo stesso tutto. Sapevo che questa nostra nuova vicinanza avrebbe cambiato totalmente le cose, però era come se nessuna delle due volesse pensarci troppo. Dopotutto, me ne sarei potuta andare liberamente dopo un po' di tempo, e volendo, sarei potuta tornare a trovarla appena ne avevo l'opportunità, o sarebbe potuta venire lei. O mille volte meglio ancora, avrei potuto vedere se il mio superiore mi avesse scritto una lettera di raccomandazione e avrei potuto cercare un lavoro qui, con lei. Proprio come le avevo detto, questa volta non avevo proprio voglia o intenzione, di andare via.
Chissà come sarebbe stato ritornare qui...Le persone si sarebbero fatte le loro idee e avrebbero parlato, questo lo sapevo come dato di fatto. Alcuni l'avrebbero trovato strano, poiché la figlia di un poliziotto usciva con una criminale, ma non mi sarebbe potuto importare di meno. Adesso riavevo Lauren con me, tutto il resto non contava per nulla.<<Camz...>>, mi richiamò lei. Emisi un piccolo "mh" in risposta, per lasciarle comprendere che la stavo ascoltando.
<<Domani è il compleanno di Jacob>>, disse lei. Chiusi gli occhi, poiché la sua mano aveva preso a muoversi di nuovo tra i miei capelli. Mi rilassava così tanto quando lo faceva.
<<E...non mi sembra giusto che tu rimanga chiusa in casa...perché non vieni anche tu?>>, mi propose.
Alzai la testa di scatto, perdendo il contatto con il suo tocco. I miei occhi, stupiti e confusi, si posarono nei suoi verdi, confusi ed incuriositi dalla mia reazione.<<E le persone non faranno troppe domande? Qualcuno potrebbe dire a mio padre che ero con te>>, dissi.
<<Camz, tuo padre sa già che sei con me>>, disse come se fosse una cosa ovvia. Strinsi le sopracciglia.
<<Come, scusa?>>, domandai.
<<Quando Lewis è andato a parlare con lui, ha intuito subito che tu fossi con me. Ma non è stupido, quindi non oserà mai fare qualcosa di insensato. Ha già detto che rinuncerà a fare una denuncia e si inventerà qualcosa, abbiamo solo bisogno di un po' di tempo e poi potrai andartene>>, disse.
<<E quando avrebbe parlato con lui il tuo amico?>>, chiesi.
<<Due o tre giorni fa...quando è venuto a parlare con me>>, disse. Arrossii, siccome associavo la visita di quel ragazzo alla mia riconciliazione ufficiale con Lauren.
<<Allora? Vieni con me o no?>>, chiese, sorridendomi. E come si poteva dire di no a quel sorriso, oppure a quei dolci occhi verdi? Sapeva perfettamente di avermi nel palmo della sua mano, ma io sapevo che non l'avrebbe mai e poi mai usato contro di me. Proprio come il primo giorno, qualcosa dentro di me mi ricordava sempre che Lauren sarebbe stata incapace di farmi del male. Al contrario, avrebbe messo in pericolo la sua stessa vita pur di assicurarsi che io stessi bene.
In quel momento, ignorai quanta verità ci fosse nel mio pensiero, ma avrei avuto modo di scoprirla in un futuro non molto lontano.<<Bellissima, non mi hai ancora risposto>>, disse, accarezzandomi una guancia.
<<Okay>>, risposi. La baciai nuovamente, sentendo come man mano il suo peso diventava sempre più concreto contro di me. Quando fui completamente distesa sotto di lei, i suoi occhi lussuriosi mi guardarono con desiderio. Morse giocosamente il mio labbro inferiore, poi, con un movimento di fianchi, mi permise di sentire che era di nuovo dura.
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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...