Capitolo 19

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La musica rimbombava tra le pareti del locale, tuttavia, sembrava quasi che la mia mente non registrasse il forte rumore che c'era. Difatti, tutto mi sembrava ovattato ed arrivava a malapena alle mie orecchie. Sapevo per certo che non era il fatto che avessi bevuto già tre birre intere, e due bicchieri di diversi tipi di alcol mischiati insieme. No, già quando ero entrata mi era sembrato di stare in questa specie di "bolla" che mi faceva sentire come una spettatrice esterna alle scene che mi si presentavano davanti. 
Ero una maledetta dannata, costretta a passare il resto della mia vita da sola, perseguitata dal tormento e dai pensieri che Camila mi aveva lasciato. Non riuscivo a respirare, perché mi sembrava sempre di sentire un coltello che premeva al centro del mio petto e...non ce la facevo più. La mia situazione era più o meno come quella del Diavolo. All'inizio, lui si trovava in Paradiso, ma poi era stato mandato all'Inferno, dove aveva vissuto nelle pene e nel dolore, consapevole che non sarebbe mai tornato a casa. Adesso, immaginate quindi il Diavolo che si trova vicinissimo a varcare di nuovo i cancelli del Paradiso e...ritorna nuovamente ad essere scaraventato all'Inferno...Cazzo, ecco come mi sentivo. Come se mi avessero tolto la vita, la speranza, il respiro e tutto ciò che permette ad un essere umano di essere felice. Mi era stata tolta la donna della mia vita, per la seconda volta. Mi era stato proibito l'accesso al Paradiso proprio quando riuscivo a sentirne perfettamente il calore.
Bevvi ancora, permettendo all'alcol di bruciarmi la gola, illudendomi di star sentendo qualcosa che potesse somigliare alla pace. In casi di crisi, si ricorreva ad ogni tipo di soluzione possibile ed immaginabile per poter incontrare qualcosa che calmasse il dolore. 
Mi guardai velocemente intorno, cercando un qualcosa di molto più forte per cercare ci calmarmi e smetterla di pensare a tutto. Portai velocemente la mia attenzione in un angolo del locale, dove, proprio come immaginavo, si trovava un ragazzo poggiato contro il muro. Guardava attentamente la stanza, alla ricerca di un qualche possibile cliente. Avanzai verso di lui, ignorando gli sguardi, le risatine e i sussurri di alcune ragazze che erano venute a letto con me, oppure che volevano farlo. Arrivai davanti a lui, che mi guardò sorridendo divertito. Mi poggiai con la spalla contro il muro, per poter dare l'impressione che stessimo tenendo una semplice conversazione. 

<<Credevo di averti sentito dire: "ho finito con questa merda">>, disse, prendendomi in giro. Era vero. Dopo la terza sera che Camila era in casa mia, ero venuta ad una vesta simile e lui mi  si era avvicinato, però io avevo rifiutato, perché sapevo che la mia dottoressa sarebbe impazzita se avesse scoperto che mi facevo del male in quella maniera. Adesso, però, la dottoressa non c'era, quindi a nessuno importava di me. Potevo uccidermi in tutte le maniere che mi passavano per la testa.

<<Forse la musica ti ha fatto capire male>>, dissi. Lui rise, poi mise la mano in tasca. Mi porse la bustina contenente la polvere bianca, quindi, aspettò che gli dessi i suoi soldi.

<<Comunque...ho sentito che Lewis ti cercava>>, disse lo spacciatore. 

<<Be', anche se fosse, io non ho nulla da dirgli>>, ammisi, alzando le spalle. Nascosi la busta nella tasca posteriore dei jeans.

<<Sei molto più cazzuta di lui. Se dovesse mai succedere una guerra, io sarò dalla tua parte, Lauren. Sappilo>>, disse, portandosi una mano al petto come segno di stima. Certo, una guerra con uno degli alleati più fedeli e vecchi di mio padre. Sicuramente, Mike aveva molto da ridire riguardo me e quello che stavo facendo con il suo stramaledetto impero che, ad essere onesta, non volevo nemmeno. Dopo che Camila era andata via, avevo permesso alla criminalità di occupare completamente la mia mente, ma io non volevo nulla di quello che lui mi aveva dato. Non volevo bere, non volevo drogarmi, non volevo andare a letto con donne diverse ogni notte, non volevo essere cattiva...Non volevo assolutamente nulla di ciò che avevo, non volevo fare niente di quello che avevo purtroppo fatto e che, proprio come gli stupida, stavo ritornando a fare.

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