Lauren's pov
Erano trascorsi dieci anni dall'ultima volta che avevo visto Camila. All'inizio, non potevo negare di non esserci stata male. Avevo passato così tanto tempo chiusa nella mia stanza, che ero diventata un tutt'uno con il mio letto e quando un giorno, stanco del mio stato di depressione, Chris era entrato nella mia stanza spalancando la finestra per fare entrare luce, mi ero sentita come un vampiro alla luce del sole.
Anche se mio fratello era più piccolo, si era preso cura di me come se fossi la sua sorellina. Non mi aveva lasciata da sola, non mi aveva mai detto che sprecavo la mia vita, al contrario, mi aveva concesso di sfogarmi con lui, anche se mi limitavo a piangergli addosso. Finché un giorno, stanca di vederlo sempre chiuso con me in quella stanza, gli avevo proposto di uscire insieme. Inutile dire che sembravo uno zombie: avevo le borse sotto agli occhi- temevo di vedere Camila nei miei sogni, quindi dormivo raramente-, avevo perso peso e la mia pelle era più pallida del solito.
Dopo quel giorno, avevo lentamente ripreso la mia vita tra le mani e avevo cercato di risistemarla. Non credo tutt'oggi di esserci riuscita, ma non dico nemmeno di aver fallito del tutto. Diciamo che mi ero limitata a rimettere insieme quei pezzi che bastavano a farmi sopravvivere di nuovo, ma sapevo che mancava un pezzo per poter tornare a vivere.
Ricordavo perfettamente che nelle storie che tanto piacevano a Camila, i protagonisti anche se un po' stronzi, diventavano dolci per le protagoniste del romanzo. Mi chiedevo come uno che aveva la fama di stronzo, potesse diventare un dolcetto per una semplice ragazza...ma mi ero ritrovata ad essere esattamente come una di loro. Camila era una parte importante del mio cuore e senza di lei, sapevo che non sarei stata più la stessa.
Ormai, è da dieci anni che cerco in tutte le ragazze che mi porto a letto una che le somigli almeno un po', ma nessuna di loro sembra essere mai abbastanza. Nessuna riuscirà mai ad essere come lei. Mai.
Ero stata però brava, siccome avevo convinto tutti che l'avevo dimenticata. O almeno, così credevo. Mio padre sembrava essere orgoglioso dell'essere senza cuore che ero diventata, perché senza distrazioni, era sicuro che avrebbe lasciato il suo impero in buone mani. Quindi, quando avevo compiuto ventisei anni, lui si era tirato fuori da questo mondo, dicendo che ormai era troppo vecchio per continuare. Tutti i suoi giri di droga, tutti i club che aveva aperto in quel momento, erano passati nelle mie mani. Adesso, non temevano più Mike Jauregui, ma sua figlia Lauren.
Chris era al mio fianco, ma era stato lui stesso a decidere di voler intraprendere un cammino simile al mio. Taylor, la nostra sorellina più piccola, non aveva voluto far parte del nostro mondo, quindi aveva intrapreso un altro cammino. Mio padre, fortunatamente o sfortunatamente, non aveva visto come la più piccola dei suoi tre figli prendeva una strada completamente diversa. Poco dopo avermi lasciato tutto, era morto di vecchiaia. Eravamo tutti distrutti, ma siccome non volevo più che le persone vedessero le mie debolezze, ero diventata perfida. Vedevo come le persone mi temevano, sentivo le voci che narravano di quanto fossi malvagia, senza cuore e spietata. Ma non mi importava; se questo significava avere rispetto e calma, allora avrei permesso a tutti di crederci.<<Come credi sia andata?>>, chiese Normani. Quasi come per successione, la maggior parte dei figli degli uomini che lavoravano per mio padre, erano diventati parte del mio gruppo man mano che i loro genitori si erano ritirati o che erano morti, proprio come il mio. Normani era una di quelle. Figlia di Derrick Robinson, uno degli uomini più fedeli di mio padre, e una delle mie migliori amiche, mi aveva subito seguito in questa strada che alcuni avrebbero definito moralmente scorretta. Che poi, non vedevo quanto male potessi fare se venivano commessi pochi crimini. Possiamo dire che le persone temevano più me che la polizia, ormai.
Comunque, la domanda di Normani era riferita ad un mio cliente. Era interessato ad una grossa dose di roba che, con il mio permesso, voleva vendere nel suo territorio. Questo stava a significare che avrebbe iniziato a lavorare per me, e che noi ci saremo potuti espandere un po' di più.<<Sicuramente è andata bene>>, dissi. Non ci voleva molto a fregare un uomo, siccome sfruttavo i loro tre punti deboli: l'alcol, il denaro e le donne. Dopo avergli fatto bere un paio di bicchieri, gli avevo detto di pensare a quanto avrebbe potuto guadagnare, siccome io avevo il meglio del meglio. In tutto questo, una delle ragazze che lavora qui, lo toccava in maniera maliziosa.
Adesso, lui e la ragazza si erano allontanati da qualche parte ed avevo l'impressione che la mia ragazza l'avrebbe convinto, se ancora gli restavano dei dubbi. In casi come questo, usavo sempre le mie seduttrici migliori, in modo tale da sapere per certo che gli uomini in questione avrebbero fatto tutto ciò che lei chiedeva.
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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...