Speciale #2

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Lauren's pov

Alan aveva ormai cinque anni. Aveva iniziato la scuola, aveva fatto amicizia con un paio di bambini che spesso passavano del tempo a casa nostra, oppure c'era bisogno di andare a prendere nostro figlio da casa di uno di loro.
Era così bello vedere il mio piccolino così felice, che finalmente aveva i suoi primi contatti con il mondo. Il primo giorno di scuola, Camila ed io eravamo un po' preoccupate, perché sembrava molto spaventato e timido, ma poi era venuto fuori con un carattere allegro e solare. Quello l'aveva preso da Camila.
Dovevo ammettere che con il passare del tempo, i suoi capelli si erano schiariti e adesso, sembrava che qualcuno avesse preso i miei tratti e quelli di Camila per fare a macchina Alan.
Camila era tornata a lavoro, e a causa dei turni capitava spesso che fosse fuori anche durante la notte. Tuttavia, quando tornava a casa, dedicava tutta sé stessa ad Alan. Lui, difatti, non sentiva mai la sua assenza, perché Camila trovava sempre il modo di essere presente.
Fortunatamente, Dinah e Normani erano più che contente di badare ad Alan, soprattutto quando nemmeno io ero a casa. Alcuni miei alunni chiedevano un mio aiuto extracurricolare, quindi ero impegnata anche di pomeriggio a scuola. Se non c'era nemmeno Camila, allora il bambino passava tutto il tempo con quelle due pazze che lui tanto amava.
Le Norminah si erano fidanzate un paio di anni fa, e sembrava proprio che volessero portare le cose ad un altro livello. Adesso, c'era solo da aspettare e vedere chi delle due si mettesse in ginocchio per prima. Il resto sarebbe poi stato storia.

Quel giorno, comunque, non c'era bisogno che loro due si prendessero cura di Alan, poiché io ero a casa. Il turno di Camila sarebbe finito verso ora di cena, quindi avremo passato la serata insieme. Proprio come piaceva a tutti e tre. 
Ognuno parlava sempre della propria giornata, e gli altri due ascoltavano con attenzione. Ad Alan sembrava innamorato dell'idea che sua madre salvasse vite, quindi ascoltava sempre tutto quello che diceva Camila. Inoltre, sembrava essere appassionato anche alla scrittura, e spesso mi portava delle piccole letterine che scriveva per noi e mi chiedeva di correggerle.
Sapeva proprio come rendere contente entrambe, anche se entrambe volevamo che lui seguisse il suo cammino. Qualsiasi cosa avrebbe scelto in futuro che lo rendeva felice, sarebbe andata bene anche a me e Camila.
Alan ed io eravamo tornati a casa da poco, e lui non faceva altro che dirmi di essere molto emozionato per aver incontrato una nuova maestra che, a detta sua, era simpatica, dolcissima e bellissima. Sembrava essere innamorato di quella donna mentre parlava, siccome gli brillavano gli occhi. Oh no, iniziavamo già con le donne più grandi. Molto più grandi.
Questo, invece, doveva averlo preso da me.

<<Dice di conoscermi, sai?>>, disse. Quello sì che attirò la mia attenzione. Lo guardai curiosa, chiedendogli di continuare.

<<Dice che conosce te e mamma, e dice che tu le hai salvato la vita. Inoltre, mi ha detto dirti che hai scelto proprio un bel nome>>, disse.
A quelle parole, capii chi fosse la sua insegnante ed un sorriso si formò sulle mie labbra.

<<Vuoi sapere perché ti chiami Alan?>>, gli chiesi.
Eravamo giunti ormai a casa. A quella domanda, lui annuì, prima di farmi cenno di prenderlo in braccio. Gli piaceva sedere sul bancone della cucina, con le gambe che penzolavano nel vuoto.
Quando lo feci, iniziai a guardare nei mobili, in cerca di qualcosa da cucinare. C'era urgente bisogno di fare la spesa, perché eravamo a corto di cibo. Di biscotti ad essere precisi, ed io ed Alan non potevamo viverne senza.

<<La tua insegnante mi ha consigliato quel nome. E ovviamente, siccome ha salvato la vita a me e tua madre, c'era bisogno che io la ricordassi in qualche modo>>, dissi.

<<Ma...lei ha detto che sei stata tu a salvarle la vita...>>, disse lui, guardandomi con la testa leggermente piegata, guardandomi confuso.

<<Be', ti ricordi quando ti dissi che la vita riguardava un dare e prendere?>>. Lui annuì con la piccola testolina, mentre guardava come mi muovevo per la cucina.

Stockholm SyndromeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora