Le sue parole continuavano a ripetersi nella mia mente ancora ed ancora, e sembrava che ogni minima parte di me faticava a comprenderle. Eppure, al tempo stesso, sapevo perfettamente cosa mi aveva detto. Voleva che le dicessi di sì, che scegliessi di darmi di nuovo a lei come era accaduto in passato. Anche se il mio corpo urlava il suo nome, poiché desideroso di essere appagato da lei, c'era qualcosa che mi diceva che non era giusto, che non andava bene.
Lei mi guardava con attenzione, mentre aspettava che rispondessi. Apprezzai il fatto che non mi stesse baciando o toccando mentre attendeva, poiché sapevo che altrimenti avrei perso il controllo e non sarei più stata in grado di ragionare razionalmente.
Feci pressione contro il suo addome per allontanarmi dal suo corpo, e lei mi permise di farlo, senza opporre alcun tipo di resistenza.<<Potresti farti male alla spalla>>, mi limitai a dire. Le diedi le spalle, guardando verso la finestra. La sentii sospirare alle mie spalle, però non agì in nessuna maniera.
<<Okay>>, si limitò a dire.
<<Credi che i tuoi amici siano andati via, così posso andare a vestirmi>>, dissi io, incrociando le braccia al petto.
<<Sì, credo di sì. Anche se non sono miei amici e ti sarei molto grata se non lo dicessi più>>, disse. Non mi diede molto tempo per rispondere, poiché uscì dalla stanza, lasciandomi da sola.
Emisi un sospiro frustrato, passandomi la mano tra i capelli in maniera nervosa. Non sapevo se avevo commesso un errore madornale, oppure mi ero appena salvata la vita.
Per quanto bene sapevo di conoscerla, per quanto potessi fidarmi di lei, sapevo benissimo che non potevo farlo. Non in questo caso. Non nella mia posizione. Non secondo queste circostanze.
Sapevo che era la cosa corretta, non potevo fare altrimenti. Come sarebbero state le cose tra di noi se le avessi detto di sì? Ci saremo illuse entrambe che le cose potevano funzionare, quando in realtà, una volta che mi avrebbe lasciata andare, io sarei dovuta ritornare a casa. Che per quanto fosse doloroso ammetterlo, non era più questa città.
Uscii anche io dalla stanza di Lauren, rendendomi conto che era tutto troppo silenzioso. Mi chiesi dove fosse finita Lauren, ma non la cercai. Andai nella stanza che era riservata a me e presi qualcosa da indossare- durante questo periodo, la mora mi aveva fatto comprare dei vestiti per potermi cambiare. Salii di nuovo al piano di sopra, quindi mi affrettai a fare una doccia.
Non potei evitare di chiedermi quando sarebbe finito tutto ciò; volevo andare via, il più lontano possibile. Certo, non potevo dire che Lauren mi avesse fatto del male, ed ero più che sicura che questa non poteva essere più considerata nemmeno prigionia, però...Insomma, le cose sarebbero andate diversamente in circostanze differenti. Magari, le avrei potuto dire di sì, se ci fossimo rincontrate in maniera diversa.<<Camila>>, disse la sua voce. Mi resi conto che aveva bussato alla porta del bagno, e mi chiamava con cautela. La porta non era chiusa a chiave, quindi sarebbe potuta entrare in qualsiasi momento. Tuttavia, Lauren non lo fece. Aspettava, infatti, che le rispondessi.
<<Sì?>>, dissi.
<<Io...esco>>, disse.
<<Va bene. Aspetterò i ragazzi>>, dissi. Non sentii più nulla, quindi immaginai che fosse andata via.
Terminai di lavarmi, sentendomi stranamente in soggezione sapendo di essere nuda in casa di Lauren quando non c'era nessuno. Era strano, questo lo sapevo, e non sapevo nemmeno spiegarmi per quale motivo mi sentissi così tanto frustrata e nervosa proprio adesso.
Una volta finita la doccia, uscii dal bagno. La casa era caduta di nuovo in un profondo silenzio, perciò nessuno dei ragazzi era ancora arrivato.
Scesi in cucina, tuttavia, non mi aspettai di trovare Lauren, per questo motivo sussultai, spaventata. Lei alzò lo sguardo e mi fissò con attenzione. Il suo volto era neutro, completamente spento e vuoto. Non riuscii a capire cosa le passasse per la testa, e questo mi preoccupò un po'. Una cosa che avevo capito di Lauren era che si chiudeva in sé stessa quando qualcosa non andava, poiché non sopportava l'idea che qualcuno potesse vedere le sue debolezze. Quindi, immaginai che qualcosa la stesse turbando, però non voleva che io lo scoprissi. Riguardava sicuramente ciò che era accaduto, o meglio, non era accaduto, tra di noi.
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Stockholm Syndrome
FanfictionCamila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dire, sfugge da qualcosa...o forse qualcuno. Lei non sa che le cose sono cambiate e non può immaginare che proprio ciò da cui vuole scappare, r...