Prologo

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C'era qualcosa di estremamente affascinante nella donna dagli occhi verdi che mi fissava dall'alto, anche se non avrei saputo dire cosa. Forse, era il suo essere una shapeshifter e quindi, possedere le stesse caratteristiche di questa razza perfetta.
Purtroppo, il mio stato di mezza incoscienza mi proibiva di capire dove fossi, e non riuscivo a concentrarmi su altro che non fosse il mio mal di testa. Mi sembrava di sentire un martello pneumatico che batteva nelle mie tempie, causandomi un dolore che non ero capace di controllare. Sentii un piccolo lamento abbandonare le mie labbra, o forse lo immaginai solamente.
Se io ero confusa, non oso immaginare quanto confusi siate voi adesso. Lasciate che vi spieghi.
Un paio di anni fa, gli scienziati scoprirono che c'era vita oltre la Terra. Trovarono una popolazione che viveva proprio come noi su Phobos, il satellite di Marte. Dopo aver fatto delle ricerche per sapere se erano amichevoli o meno, la Nasa aveva urlato ai quattro venti la propria scoperta. Tutti rimasero sconvolti, siccome la verità che avevano sempre conosciuto era stata abolita in pochi giorni, ma i fanatici delle teorie che vedevano gli alieni reali, non potevano che essere emozionati. Arrivarono sulla Terra e la salvarono da una crisi che avrebbe potuto portare ad una guerra disastrosa, e per ringraziarli, ebbero il permesso di trasferirsi sulla Terra.
Gli shapeshifter, che sta a significare muta forma, indica perfettamente ciò che sono capaci di fare: ovvero, cambiare forma. Loro raccontavano che su Phobos, trattavano la flora e la fauna come se fossero una persona di famiglia, quindi avevano ricevuto in cambio il dono di poter trasformarsi in un animale qualsiasi e vedere le loro vite da vicino. Oltre a questo, erano simili al cento per cento agli umani. Quindi, no, niente mostri verdi o grigi con grandi occhi ovali e neri. Erano bellissimi; non c'era un imperfezione in nessuno di loro, eccellevano in qualsiasi materia ed erano intelligentissimi: semplicemente sentendo una parola in una lingua, ne imparavano l'intero vocabolario. Grazie a questo loro dono, la comunicazione non era mai stata un problema per nessuno.
Adesso, però, giungiamo ad una cosa che non comprendo fino in fondo. Loro si innamorano una volta sola, proprio come si dice facciano i lupi. Incontrano un compagno e ci trascorrono il resto della vita. Non so come facciano a capirlo, come facciano a trovarsi, ma comunque accade. Raccontano che un amore così non può essere spiegato a parole; si diventa migliori, e si mette la vita e la sicurezza del proprio compagno prima di ogni cosa. Comunque, non era una cosa che mi avrebbe infastidito, se non fosse stato per il fatto che ero proprio grazie a questo loro folle modo di vedere l'amore, che io mi ero ritrovata in una situazione più grande di me.
Quando ero piccola, uno shapeshifter mi aveva salvata da morte sicura, ed i miei genitori non sapevano come ricompensarlo. Lui aveva allora deciso che un modo per ricompensarlo c'era eccome: dovevo diventare la sua compagna. Diceva che era stato colpito dalla mia innocenza- innocenza che esiste in tutti i bambini di sei anni-, e che era disposto ad aspettare che compissi diciotto anni per poter sposarsi con me. Un'altra cosa che trovavo molto classica del periodo medievale: la donna doveva  arrivare vergine al matrimonio. Quindi, essendo stata promessa ad uno shapeshifter, era mio compito mantenermi pura ed i miei genitori si erano assicurati che nessun ragazzo potesse avvicinarsi a me, che fosse un commesso o un cameriere. Quando i ragazzi cercavano di avvicinarsi a me mentre ero da sola, mi bastava dire che ero la compagna di uno shapeshifter e loro correvano via con la coda tra le gambe- perdonate il gioco di parole.
Il tre marzo, ovvero il giorno del mio compleanno, avevo notato che qualcosa non andava. Vedere degli shapeshifter sotto forma di animali era all'ordine del giorno, ma solo da poco avevo notato che c'erano un paio di loro che si trovavano ovunque fossi io.
Un leone dalla criniera dorata mi seguiva fuori scuola, potevo vederlo sedersi all'ombra di un albero come se aspettasse qualcuno. E ogni volta che tornavo a casa, sapevo che il rumore delle zampe possenti che mi seguivano erano le sue.
Un lupo dal manto nero, che per quanta paura incutesse con gli occhi, sembrava avere un pelo morbido da accarezzare. Se il suo amico mi seguiva solo fuori scuola, il lupo mi seguiva in qualunque posto affollato io andassi, indipendentemente dal fatto che fossi in compagnia della mia famiglia o che fossi da sola.
Per capire che anche quest'ultimo era uno shapeshifter, ci avevo impiegato un po' di tempo. Era un cucciolo di un qualche uccello particolare: era completamente bianco, con alcune piccole macchie nere. Credevo che fosse un uccellino qualsiasi, ma poi un giorno, me lo sono ritrovata nel bagno di una gelateria. Mi aveva seguito e avevo potuto giurare che temeva di lasciarmi da sola, quasi avesse paura di perdermi.
Shawn, questo il nome del mio compagno, era invece un cavallo maestoso, come quei cavalli da corte che si vedono nei film ambientati nel medioevo. Aveva un'eleganza quando galoppava, quando camminava o correva ... tutti lo guardavano a bocca aperta.
Per noi, Shawn non avrebbe potuto avere più di diciannove anni, ma per gli shapeshifter era molto più vecchio. Le ragazze lo adoravano; vedevo come lo guardavano ogni volta che uscivamo insieme. Era alto e muscoloso, ma non esageratamente. Aveva i capelli ricci e castani, con un ciuffo ribelle che aveva iniziato a farsi crescere da poco. Inoltre, sapevo che le ragazze cadevano arrese ai suoi piedi quando sorrideva. Aveva un sorriso dolce e tenero, quasi come un bambino che non conosce il mondo.
Adesso che sapete almeno un po' di quello che è successo, posso dirvi che, se prima ero convinta che quegli shapeshifter mi seguissero per conto di Shawn, adesso ero sicura che l'artefice fosse la donna che si trovava su di me.
Cercai in tutti i modi di restare sveglia, cercare di intravedere un qualcosa che mi indicasse dove mi trovavo. Ma mi avevano dato qualcosa per mandarmi fuori gioco, ed anche se non sapevo cosa fosse, mi sembrava evidente che stesse avendo un effetto molto forte su di me. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, e giuravo di essere scivolata nell'incoscienza, per poi risvegliarmi, un paio di volte.
Riuscii a mettere a fuoco gli occhi verdi di lei, che mi fissava attentamente. C'era un qualcosa di familiare in quegli occhi: possibile che l'avessi già vista da qualche parte?
La vidi avvicinarsi a me, ed io cercai di ribellarmi, magari di muovermi ed urlare, ma sembrava che il mio corpo non reagisse ai comandi che mandava il mio cervello. Mi sembrava di essere completamente paralizzata.
Il respiro della donna mi solleticò il collo, quindi mi resi conto che si era avvicinata al mio orecchio.

<<Sono l'unica che può averti, Camila>>, mormorò.

<<L'unica e sola>>, disse.

Fu l'ultima cosa che sentii prima di chiudere nuovamente gli occhi, scivolando nell'incoscienza ancora una volta.

A/a

Ci tengo moltissimo a dirvi che sono più dispiaciuta di voi per aver perso tutte le storie. Purtroppo, avevo le storie salvate nelle bozze sul computer ma dopo averlo portato a riparare, le ho perse tutte. Per farla breve, purtroppo le mie vecchie storie non ci sono più.
Tuttavia, non mi va di lasciarmi abbattere da qualcuno che si è divertito a segnalarmi le storie- accusandomi di infrazione di copyright, quando io avevo sempre scritto quando le storie non erano mie-, e per questo, presto riscriverò altre storie che ho già in mente, una volta terminate queste. Così, potremo creare un nuovo percorso insieme.

Love only,

-N.

My captorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora