Capitolo 20

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Non ebbi il coraggio di guardare ciò che quegli uomini facevano a Shawn. Inoltre, il gemito di dolore che emise Lauren, mi costrinse a continuare a camminare per arrivare a lei. Adesso, non sapevo più che cosa fare. Shawn mi aveva detto che se ne sarebbe occupato lui, ma non capivo come potesse aiutarmi il suo voler farsi uccidere.
Mi avvicinai ancora a Lauren. La vedevo, finalmente. Aveva un taglio sul sopracciglio e uno sul labbro inferiore, e il suo volto era cosparso di sangue- sia secco che fresco. Mi resi conto che il gemito di poco prima era stato causato da un nuovo pungo, che aveva aperto una ferita che stava per sanarsi. Immaginai che quell'uomo stesse usando qualcos'altro, oltre al suo coltello, che conteneva il materiale che sembrava essere la kryptonite degli shapeshifter. Altrimenti, non sarei riuscita a spiegare le ferite sul volto di Lauren.
L'uomo che teneva Lauren in ginocchio, si fermò, si guardò intorno ed annusò l'aria con un respiro profondo. Un ghigno divertito si formò sul suo volto.

<<La tua umana è qui, Lauren>>, disse. I suoi occhi si posarono proprio su di me, che mi nascondevo ancora dietro ad uno dei cespugli. Merda, non avevo proprio pensato che avrebbe sentito il mio odore, o un rumore, se mi fossi avvicinata troppo.
Vidi il corpo di Lauren irrigidirsi, mentre si guardava intorno velocemente, cercandomi. Doveva aver sentito anche lei il mio odore.

<<Camila...si chiama Camila, giusto?>>, domandò, riportando la sua attenzione su di Lauren. Lei non rispose, limitandosi solo a stringere la mascella. Potevo avvertire la sua angoscia, causata sicuramente dalla mia presenza.

<<Vieni fuori, Camila>>, disse lui. Feci come mi aveva detto, sbucando fuori dal mio nascondiglio. Sorrise, mentre con la mano sinistra mi indicava di avvicinarmi a loro.
I suoi occhi passarono in rassegna il mio corpo man mano che mi avvicinavo, facendo crescere il disgusto dentro di me. Era una cosa che avevo notato da poco: ogni tipo di attenzione che mi veniva rivolta, che però non era da parte di Lauren, mi faceva sentire strana e disgustata. Immaginai che fosse sempre opera del legame tra me e la mora che adesso era in ginocchio. Ora che le ero così vicino, potevo sentire che non era per niente contenta della mia presenza. 

<<Mh, Lauren...te la sei scelta proprio bene>>, disse l'uomo. Non poteva avere più di trent'anni, anche se i suoi occhi sembravano avere un qualcosa che si acquisiva solo dopo tanti anni di vita. Come se niente, ormai, potesse più sorprenderlo.
I suoi capelli erano brizzolati e rasati ai lati, mentre un ciuffo si alzava al centro della sua testa. I suoi occhi erano azzurri, ma al contrario di quello che potevo immaginare, erano di una sfumatura che emanava quasi calore. La sua mascella era definita e dura, anche se qualcuno doveva averlo colpito e si stava formando un brutto livido.
Indossava un tipo di abbigliamento che sulla Terra era molto comune: un giubbotto nero in pelle, una maglietta grigia, un paio di jeans scuri e degli stivali dello stesso colore del giubbotto.

<<Scommetto che non sai che fartene. Non sai come trattarla>>, mormorò, leccandosi il labbro inferiore. Lauren emise un ringhio d'avvertimento, che fece ridacchiare l'uomo ancora sconosciuto.
Camminò verso di me, e la mora fece per scattare contro di lui. In quel momento, capii perché era in ginocchio. Una catena con uno strano materiale era stretto intorno alla sua caviglia, e le impediva di muoversi. Infatti, fu costretta subito a tornare in ginocchio, mentre emetteva un gemito di dolore.

<<Lauren>>, sussurrai, avvertendo le lacrime formarsi ai lati dei miei occhi. 

<<Cosa ci fai qui?>>, borbottò con voce dura.

<<Dovevo venire ad aiutarti>>, dissi.

<<Mettendoti in pericolo? Credimi, non sei per niente d'aiuto>>, disse, scuotendo furiosamente la testa. Okay, era arrabbiata con me.

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