Capitolo 3

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Girai nervosamente per la stanza in cui Lauren mi aveva lasciata, chiedendomi quando sarebbe arrivata per porre fine alla mia tortura. Il cuore mi batteva con violenza contro il petto, mentre le parole che mi aveva rivolto si ripetevano ancora e ancora nella mia mente.
Non ero pronta a dare me stessa a Shawn, che conoscevo da anni ormai, figuriamoci se mi sentissi pronta a farlo con una sconosciuta che mi aveva rapita il giorno prima del mio matrimonio. Adesso che ci pensavo, però, era proprio questo il giorno in cui mi sarei dovuta sposare. Se Lauren non fosse intervenuta, sarei da qualche parte con Shawn, con un anello intorno al dito che indicava che ero sposata, nonostante avessi solo diciotto anni compiuti nemmeno il mese scorso. 
Mi ritrovai nuovamente a posare lo sguardo sui dipinti, senza poter smettere di notare quanto fossi curiosa di conoscere il volto della ragazza che si nascondeva contro la pantera. C'era un qualcosa di particolare in quel dipinto, anche se non sapevo spiegarmi bene cosa. Qualcosa mi spingeva sempre a ritornare a fissarlo, alla ricerca di quel piccolo dettaglio che pretendeva di essere scoperto. Non sapevo nemmeno se questo mio pensiero avesse senso, ma era esattamente così che mi sentivo.
Mi girai di scatto quando sentii la porta venire aperta, quindi mi aspettai di vedere Lauren, ma una delle ragazze castane mi sorrideva e teneva tra le mani un piatto di pasta. Il semplice odore del piatto mi fece venire l'acquolina in bocca e il mio stomaco prese subito a brontolare, ricordandomi che era passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo mangiato.

<<Lauren ha detto che non potevo mangiare>>, mormorai. Anche se non la conoscevo, non volevo che finisse nei guai a causa mia, perché avevo avuto modo di notare che Lauren non amava essere disobbedita.

<<Mi ha detto lei che potevo salire e portarti qualcosa. L'avrebbe fatto di persona, ma è impegnata al momento>>, disse, avvicinandosi a me con lentezza, come se temesse di spaventarmi. 

<<Grazie>>, dissi, prendendo il piatto e sedendomi sul letto. Era un posizione scomoda per mangiare, ma avevo così tanta fame che non ci diedi molto peso. Alcuni versi di soddisfazione abbandonarono le mie labbra, e il mio stomaco era contentissimo di essere stato ascoltato. Mi resi conto che lei aveva posato un bicchiere di acqua sul comodino al mio fianco, poi si era poggiata con le spalle contro il muro e mi guardava con attenzione.

<<Io sono Taylor, comunque>>, disse dopo un po'.

<<Io sono Camila>>, dissi. <<Ma questo lo sai già>>, aggiunsi con imbarazzo. Lei ridacchiò, poi scosse la testa.

<<Mia sorella è un po' severa, però non è cattiva. Quando imparerai a conoscerla, allora saprai a cosa mi riferisco>>, disse. Ci misi un paio di secondi per capire che cosa aveva detto e a chi si riferisse, poi spalancai gli occhi: era la sorella di Lauren! Adesso che la guardavo meglio, potevo notare che si somigliavano tantissimo. Solo che lei non aveva gli stessi occhi verdi di Lauren, anche se quella sfumatura di grigio rendeva particolari e quasi unici anche i suoi.
Entrambe, però, avevano quello sguardo di chi riesce a leggerti fin dentro all'anima, conoscendo ogni piccolo segreto che nascondi nelle parte più recondite.

<<Anche gli altri non sono molto male>>, disse, quando si rese conto che non avrei parlato. <<Tranne Chris. Chris è un'idiota>>, aggiunse con divertimento. Non potei evitare di ridacchiare, mentre cercavo di capire chi dei due ragazzi potesse essere Chris.

<<Chris è il ragazzo dai capelli castani, mentre il padre di Kevin, si chiama Troy>>, disse, aiutandomi a capire chi erano.

<<La madre di Kevin, la biondina bassa, si chiama Ally>>.

<<Poi ci sono Dinah, la bionda, e Normani, la ragazza mora. Ma le conosci già>>, disse. Esattamente; Dinah era il leone e Normani era il lupo. Dopotutto, non erano molto differenti dal loro lato animalesco.

My captorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora