Capitolo 15

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Quando mi svegliai quella mattina, ci impiegai un paio di secondi per ricordare tutto quello che era successo ieri sera. Ero arrivata a Phobos, dove avevo scoperto che Lauren aveva un figlio, che però non era suo. Degli shapeshifter ribelli avevano ucciso la donna di cui lei si era innamorata e dopo un po', suo padre aveva scoperto che lei aveva un figlio. Da quel momento, Lauren si prendeva cura di Arthur come se fosse suo.
Lui era un bambino meraviglioso. Aveva soli sei anni, poiché il tempo su Phobos era diverso da quello sulla Terra, eppure era così sveglio ed intelligente. Inoltre, aveva un carattere allegro e solare, e per tutta la serata mi aveva intrattenuta con delle battute divertentissime. Non mi era sfuggito il sorriso che aveva messo su Lauren mentre lo guardava: era adorazione pura quella che vedevo nei suoi occhi verdi.
Mi alzai dal letto, ci misi un po' per ricordarmi dove si trovava il bagno- dato che sembrava che Lauren amasse le case piene di stanze- e dopo essermi lavata, scesi in cucina. Sapevo che la mora era uscita per la solita passeggiata mattutina sotto forma di pantera, quindi non mi stupì vedere il piccolo Arthur che faceva colazione mentre guardava la televisione. I satelliti facevano un lavoro meraviglioso, siccome si potevano vedere perfettamente i canali ai quali ero abituata sulla Terra. Adesso, dovevo vedere se c'era la stessa cortesia per i cellulari. Non che io avessi qualcuno con cui parlare, dato che non mi era permesso avvicinarmi ai ragazzi e se fossi uscita con delle ragazze, avrei potuto fare qualcosa che non sarebbe piaciuto ai miei genitori. Tuttavia, se quello era stato il prezzo da pagare per incontrare Lauren, allora ne era valsa la pena.

<<Ciao, Camila>>, disse, mangiando i suoi cereali. Mi salutò agitando la mano, mentre muoveva le gambe nel vuoto, siccome era seduto sul bancone della cucina.

<<Ciao, Arthur...Lauren ti permette di stare così?>>, chiesi, riferendomi alla sua postazione. Annuì, continuando a mangiare.

<<Ma ti sporcherai tutto>>, dissi, indicandolo con un cenno del capo.

<<Camila, ho sei anni. Ho smesso da parecchio tempo di sporcarmi con il cibo>>, disse, roteando gli occhi, fingendo di essere annoiato. Ridacchiai, divertita dal suo comportamento.

<<Mi scusi, signore. Non era mia intenzione mancarle di rispetto>>, dissi, facendo un inchino.

<<Così è molto meglio>>, disse, ridacchiando. Continuò a mangiare, e il suo sguardo si posò di nuovo sulla televisione.
Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa con cui fare colazione.

<<Nel primo mobile a destra ci sono i cereali, mentre nel frigo trovi il latte. Se poi vuoi altro, devi cercare nel terzo cassetto a destra>>, disse.

<<Grazie mille>>, dissi, sorridendogli. Siccome i cereali che stava mangiando avevano proprio un bell'aspetto, decisi di prepararmene una tazza.
Mi sedetti a tavola, quindi mi ritrovai a guardare sia lui- accertandomi che non si facesse male- e la televisione. Presi a mangiare, e non potei fare altro che pensare che se mia madre mi avesse visto, probabilmente mi avrebbe picchiata. Odiavo i cereali che comprava, ma non avevo mai avuto coraggio di dirglielo. Quindi, fingevo che non mi piacessero proprio...Una piccola menzogna come questa non faceva male a nessuno, no?

<<Camila?>>, mi richiamò, mordendosi il labbro inferiore. Alzai lo sguardo su lui, ritrovandomi a scuotere la testa per allontanare l'immagine di mia madre che mi prendeva a schiaffi. La prima situazione imbarazzante vissuta su Phobos.

<<Dimmi>>, dissi, rendendomi conto che sembrava un po' nervoso. Di fatti, si guardò i piedi, che adesso avevano preso a muoversi in maniera agitata. Sì, era definitivamente nervoso.

<<Io...uhm...insomma...>>, mormorò, come se faticasse a trovare le parole adeguate. Aspettai che si prendesse il suo tempo per finire la frase, quindi mi raddrizzai sulla sedia per lasciargli comprendere che aveva tutta la mia attenzione.

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