Cap 11

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Havoch respirò profondamente, conscio del fatto che forse sarebbe stato il suo ultimo respiro profondo. Bussò quindi alla porta del suo superiore.
-Avanti.
Non sembrava arrabbiato.
Anzi sembrava calmo.
"Brutto segno" pensò il tenente. Roy parlò per primo.
-Ti ringrazio- Havoch stava aprendo bocca per difendersi... ma quella proprio non se l'aspettava. "È successo: Hawkeye lo ha fatto impazzire" pensò.
-Signore...non capisco-
-Beh,allora cerca di farlo, perché non te lo ripeterò un'altra vota.-
Havoch capì e abbassò la testa, sentendosi colpevole. Lui non aveva fatto un bel niente. Non aveva convinto Riza a tornare. Nè li aveva fatti riavvicinare.
Non era affatto necessario che il generale lo ringraziasse.
-Non deve farlo,signore. Non ne ha motivo.-
-Non ti ho ringraziato per aver cercato di farci avvicinare. Per quello te la farò pagare in seguito.-
-Non sono stato solo io, signore! I-Il piano era di Breda!- Si giustificò Havoch.
-Fammi finire. Non ti ho ringraziato per quello. Ma per averla fatta distrarre dalla domanda di McKenzie. ... E per averle riportato il cappotto.- L'ultima frase la disse in un sospiro rassegnato,chinando la testa.
-Non volevo che il capitano stesse male. Perché se Hawkeye sta male, anche lei sta male,signore- Roy si vide costretto a sorridere al suo sfrontato sottoposto.
E ancora una volta lo ringraziò mentalmente.
In quei casi gli tornava in mente Hughes...
Doveva assolutamente andarlo a trovare.

Riza camminava tranquillamente a fianco di Glicer,che stava tenendo la manina di Elicya nella sua.
Un sorriso triste faceva capolino su quel viso tanto grazioso: la donna si stava sforzando di rimanere serena per sua figlia.
La piccolina,dal canto suo, continuava a saltellare, felice di rivedere il suo adorato papà.
Sta volta sarebbe uscito fuori da quel mucchio di terra e quella scatola, ne era sicura.
Il capitano aveva incontrato le due mentre tornava a casa e,quando Glicer le chiese di accompagnarle,si maledì mentalmente per non esserci andata già prima.
Hughes era uno dei pochi che le erano rimasti accanto durante il periodo di Ishval, l'unico che le fece sentire una pervanza di normalità in quel baratro che di normale non aveva niente.
Come aveva potuto scordarsi di una cosa tanto importante?
Colse l'occasione e le accompagnò.
Arrivate in cima alla collina dov'era situata la tomba, però, c'era già qualcuno a contemplarla in religioso silenzio.
Istintivamente nessuna di loro volle interrompere quel momento.
Raramente il generale Mustang si lasciava andare alle emozioni quando si trattava di Hughes, da quando si era quasi fatto accecare dalla vendetta il giorno della Promessa.
Guardarlo lì, come in tralice, a rimirare la lapide del suo primo, vero amico e unico fratello... era semplicemente una scena da non disturbare.
Il generale, non accortosi delle figure dietro di lui, si schiarì la voce e, finalmente, parlò
-È da un pezzo che non ti vengo a trovare. Perdonami- Quella semplice frase richiudeva una tristezza indescrivibile. Una tristezza che Riza conosceva bene. Ancora una volta lei era impotente davanti alle sue lacrime. Quella sensazione era davvero terribile.
Perché non poteva cambiare il passato, nè quel momento. E di certo non avrebbe potuto impedire che quella situazione si ripetesse.
Era così che doveva sentirsi lui, quando pioveva. Strinse i pugni e cercò di ascoltare quello che il suo ormai ex- superiore diceva al suo miglior amico morto.
-Sicuramente Glicer e Elycia ti fanno visita spesso. Almeno non ti sentirai solo. Sapessi com'è diventata bella la tua bambina. Anch'io avrei voluto una bambina così se non fosse...- Roy inghiottì il groppo che gli era salito in gola. -Se non fosse che io non ho avuto la tua stessa fortuna. Io non l'ho potuta rendere felice,Meas.- Riza si sentì semplicemente smarrita.
Quel discorso non aveva senso. Ie lo aveva detto chiaro e tondo: stava meglio senza di lei. Ma allora perché quella frase era carica di malinconia e rassegnazione? La donna si sentiva sempre più confusa. Ma fu distratta dalle parole di Roy.
-In fondo è meglio così. Non avrei potuto comunque vantarmi con te. Andandone hai rovinato i miei piani, amico. Questa non te la perdono. Mi avevi promesso che mi avresti appoggiato nella mia scalata al potere. Hai promesso di farmi da testimone.- Sorrise tristemente tra le lacrime.
Riza sentì il suo cuore incrinarsi.
Ecco perché Roy era sempre stato così evasivo, anche con lei.
-Ma soprattutto... mi avevi assicurato che non saresti morto prima di me!-
-Non è vero! Papà non è morto! Il mio papà un giorno tornerà e allora ti dimostrerò che NON È MORTO!- La piccola Elycia era scattata in avanti, il ditino rivolto minacciosamente verso Mustang. Faceva una tenerezza infinita e Riza si sentì stringere il cuore al pensiero di quella dolce bambina che aspettava paziente che il suo papà tornasse a casa.
Roy si riscosse subito e,asciugandosi le lacrime,si preparò a rispondere,anche lui profondamente intenerito dalla piccola.
Ma il suo sorriso triste scomparve non appena, voltandosi, vide Riza.

Il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora