Cap 5

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Ciao! Questo capitolo sarà un po' più lungo degli altri, perché questi due devono dirsi taante cose. Spero vi piaccia👋🏻


Riza entrò senza bussare, come faceva di solito. Riuscì, quindi, a leggere la sorpresa negli occhi del generale. Questa era la sua unica consolazione, il fatto che lui ancora provava qualcosa per lei. Lo aveva capito dal suo sguardo. Per lei, Roy era come un libro aperto. Per fargli alzare ancora lo sguardo, gli rivolse un saluto freddo e formale al quale Roy rispose con un cenno. " ma che diavolo sto facendo?" Pensò " non posso continuare a evitate il suo sguardo per sempre". Detto questo,alzò lo sguardo su di lei e dovette fare un grande sforzo per non aprire la bocca. Il tenente si era tagliata i capelli, ora erano corti e le scoprivano il collo. Si trattenne dal sorridere al pensiero che non le avrebbe più potuto lasciare segni. Quei capelli le davano un'aria più sbarazzina ma meno fragile. Ma soprattutto, sottolineavano quel mento che tanto aveva baciato e venerato durante tutti questi anni. Quando si rese conto che si stava soffermando troppo su collo e mento, spostò gli occhi nei suoi. Al generale si gelò il sangue. Gli occhi della sua ormai ex sottoposta erano freddi e duri, e lui si sentì come quei bambini che vengono sgridati per aver fatto qualche monelleria. Si impose il massimo controllo e, dopo essersi schiarito la voce, cominciò
- Non sapevo fossi uscita dall'ospedale, tenente-
- Capitano, da adesso, signore- Marcò quella parola apposta per fare capire che non potevano mettersi a discutere come facevano di solito. - E se fosse venuto a trovarmi, lo avrebbe saputo-
Roy ci pensò un attimo prima di rispondere
-Avevo molte cose da fare, capitano, per venirla a trovare. Avevo del lavoro da sbrigare e poi,dovevo cercarmi una nuova assistente- Non voleva davvero farla ingelosire, piuttosto voleva difendersi da quegli occhi ambrati, duri, ma comunque bellissimi.
- Non ne dubito, signore. Sono passata solo per prendere le mie cose. Non la disturberò oltre.- A tutti e due venne un nodo allo stomaco, nel ripensare che solo qualche mese prima erano stati costretti a separarsi dinuovo. Quel ricordo accese come una scintilla in Roy, che si alzò di scatto e, quasi con la fretta di un disperato, raggiunse la giovane che era rimasta lì imbambolata. Ma prima che una mano potesse sfiorarla, lei si schiarì la voce e, con fare rigido, si allontanò da lui, per andare alla libreria.
- E cosi ha una nuova assistente- disse, per non cadere in un silenzio imbarazzato.
-Si, è così. Ora è fuori a sbrigare delle faccende, ma tornerà fra un po'.-
-Capisco. E.. lei? Come sta?- Roy non si curò di trattenere il sorriso sta volta. Nonostante tutto, Riza continuava a pensare a lui.
- Me la cavo. Ma credo di essere un po' indietro col lavoro, ora che lei non mi sta più col fiato sul collo, capitano- Lo aveva detto per smorzare la tensione ma la risposta fu come un pugno allo stomaco.
-Non ci tiene poi così tanto se mi ha licenziata cosi,su due piedi, signore- Riza marcò ancora quella parola, esternando la delusione.
La sua delusione era la punizione peggiore che Roy avesse mai potuto autoinfliggersi. Appena Riza lo guardò negli occhi, vide tutto il suo rammarico e, per quanto si fosse imposta di essere fredda e distaccata, non potè non spiegarsi.
-Al lavoro, intendo- A quelle parole Roy fece un respiro fin troppo profondo, non preoccupandosi di nascondere il sollievo. Ad un tratto la porta si aprì rivelando una giovane soldatessa,sorridente e con un fascio di carte in mano.
-Buongiorno Genera... ah mi scusi non sapevo fosse occupato.- Roy continuò a guardare il capitano.
-Fa niente, McKenzie, ci scusa un momento?- La giovane posò i fogli sulla scrivania del suo superiore e chiuse la porta dietro di sé con sguardo perplesso.
-Non c'era alcun bisogno di mandarla via, signore. Io ho finito.- Il capitano tornò sui suoi passi, ma ,nel farlo, la sua mano venne sfiorata da quella dell'uomo accanto a lei. Si fermò per una frazione di secondo, poi si spostò e,fissandolo negli occhi, gli disse:
-Con permesso,signore- Roy le afferrò delicatamente i polsi delle mani,per farla girare verso di lui.
-Permesso non accordato- Non lo disse con autorevolezza, ma con convinzione, non una richiesta,ma un bisogno.
-Non so se ricorda,signore, ma non ha più il diritto di darmi ordini-La sorpresa della giovane si trasformò ben presto in rabbia.
-Smettila di chiamarmi così,dannazione- Roy,dal canto suo,cominciava davvero a stancarsi di quelle formalità non adatte a loro. Loro che con uno sguardo riuscivano a dirsi tutto e anche di più. Riza colse quello sguardo e se ne staccò,guardando ovunque,tranne il generale. Era lo sguardo di un uomo disperato, ma forse la parola più adatta sarebbe stata "innamorato". Rimase ancora in silenzio. Roy rincarò la dose
-Pensi che sia tutta colpa mia?-
-No,è colpa mia se LEI mi ha allontanata dalla squadra. Ed è sempre colpa mia se sono finita in ospedale!- Sbottò Riza, a dir poco adirata.
-Non ho detto questo! - Anche Roy alzò la voce. -La colpa,però , è mia per averti fatto partecipare a quella stupida missione,giusto?- Disse Roy.
-Neanch'io ho detto questo!- Riza non si trattenne sta volta. Voleva fargli capire cosa avesse provato tutti questi giorni senza di lui.
-Però non credo che allontanandomi ed evitandomi risolverà il problema, signore! Pensava forse che sarei stata meglio senza di lei? LEI sta forse meglio senza di me??- Roy non pensò a quello che stava per dire. Non pensò affatto,in realtà. Era come se il sangue gli fosse arrivato al cervello troppo in fretta per la rabbia. E disse una frase per la quale si sarebbe maledetto molte volte in seguito.
-Si,capitano,sto meglio senza di lei! I miei piani per diventare fürer non si avvereranno se continuerò a pensare a lei. Come posso diventare il capo della nazione,se sono costantemente in pensiero per lei?- Riza non senti quelle ultime parole. Se ne andò sbattendo la porta e senza salutare nessuno. Non iniziò a piangere fino a quando non raggiunse la porta di casa. A consolarla furono le coccole di Hayate. Roy stette per un bel po' a meditare su quello che aveva detto alla persona più importante della sua vita. "Sono inevitabilmente e inesorabilmente un completo idiota"pensò. Quella notte nessuno dei due dormì.

Il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora