Cap 19

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Riza si era seduta a un tavolo ben lontano dal generale e dagli altri, in fondo alla mensa.
Lo aveva fatto per non dover incontrare quegli occhi così scuri e stanchi, non più rassicuranti e vivaci come una volta.
Ma la notizia che il soldato aveva rivelato, tra uno sbuffo e l'altro, l'aveva colpita più di tutti, e fu come se l'avesse udita per prima.
-Il comandante ha avuto un attacco di cuore... si trova in ospedale adesso. Chiede di sua nipote...Hawkeye?-
-Vengo subito!-
Il capitano si precipitò fuori dalla sala, seguita a ruota dal generale e dalla squadra.
Riza non si accorse nemmeno di loro finché, sfinita, non arrivò alla reception.
Non poteva nemmeno parlare, completamente senza fiato com'era, quindi fu il generale a chiedere di Grumman.
-Sua Eccellenza si trova in terapia intensiva in questo momento. Se volete, il dottore è in fondo alla sala...- I due ufficiali non la lasciarono terminare la frase e, con un cenno d'assenso, raggiunsero il dottore, riempiendolo subito di domande.
-Cos'è successo?! Sua Eccellenza stava bene... sta- sta mattina stava bene... sorrideva... come...?-
-È stato un attacco improvviso. Non risulta che soffrisse di cardiopatia o avesse altri problemi. L'ipotesi più plausibile è che sia colpa dell'età. Il cuore inizia a cedere.-

Roy vide il suo caro tenente sbarrare gli occhi, incredula.
-Ma si riprenderà, vero?- Chiese il generale, per smorzare il silenzio.
-Non possiamo dirlo. Le prossime ore saranno cruciali...Con permesso.-
E si incamminò per il corridoio, la cartella clinica in mano. A Roy non sfuggì la nota di rammarico nella voce del medico, ma non poteva guardare la donna che amava in quello stato.
-Andrà tutto bene, vedrai.-
Risa si sedette e abbassò il capo, come se un macigno premesse sulle sue spalle.
-...stava così bene. Sta mattina era allegro e... mi ha salutato con un sorriso enorme.- Roy vide spuntate un sorriso triste tra quelle lacrime che lo bruciavano almeno quanto bruciavano lei.
-Questo significa che non stava soffrendo...-
-E se invece sapesse già quello che stava succedendo? E se avesse fatto finta di stare bene per non farmi preoccupare?-
Roy stette un attimo in silenzio.
-Beh, ie lo chiederai di persona.-
Il capitano si asciugò le lacrime con le maniche della giacca.
-Che intendi dire?-
-Che vado a parlare con l'infermiera di guardia. E, se il mio fascino persiste ancora, fra poco potrai parlarci.-
Riza non resistette.
Gli fece un sorriso così bello da fargli andate in tilt il cervello.
Amava alla follia quel sorriso che dedicava solo a lui.
E in quel momento si dette dello stupido per essersi ingelosito quella sera a cena.
Quel sorriso era il più bello che Riza potesse fare, ed era solo suo. E lui ne era felice.
Anche in una situazione come quella.

Fu proprio in quel momento che i due si lasciarono andare per la prima volta, da tempo.
In un attimo lei era fra le braccia di lui, che le accarezzava i capelli, baciandole la fronte.
E lei si lasciò andare, vinta dalla stanchezza e dal senso di oppressione che da un bel po' non la lasciava più andare.
-Sta volta non ti lascio. Urlami addosso, picchiami, cacciami via. Ma io non ti lascio più.-
-Non lo fare...non lo fare mai più. Ho un bisogno enorme di averti accanto. Quindi non si azzardi mai più a lasciarmi generale.-
Si staccarono, imbarazzati per le persone che li guardavano.
Per fortuna erano tutte infermiere o pazienti civili.
Se fossero stati visti da un ufficiale, avrebbero sicuramente passato guai. Ma in quel momento a loro non importava. Roy le sfiorò la guancia, prima di sfoderare il suo sorriso più affascinante e andare a chiedere all'infermiera "un favore".
Riza, intanto, era rimasta nella sala d'attesa, non più sola.
Sta volta con lei c'erano di nuovo i suoi compagni, la sua famiglia.
E Roy.

Poco dopo i due si trovavano nella stanza del Comandante.
Il capitano sbiancò nel vedere tutti quei tubi e quelle macchine attaccate a suo nonno.
Si avvicinò al letto e gli disse, quasi in un sussurro:
-Deve svegliarsi, Eccellenza. Deve ancora fare tante cose.. non può abbandonarmi dopo avermi trovata.
Io-io non posso perdere anche lei.- La sua voce andava affievolendosi, così come il battito del Comandante.
-Riza, piccola mia. Finalmente potrò rivedere la tua mamma. Non- non devi piangere. Il tempo a disposizione era poco... ma io sento che ce lo siamo fatti bastare.-
L'uomo le rivolse un debole sorriso.
Giratosi poi dalla parte di Roy, disse:
-E tu, Mustang... ti affido Amestris e tutti i suoi abitanti.  So che sarai un ottimo capo. E ti affido anche la cosa più preziosa che io abbia: mia nipote.-
Detto questo chiuse per l'ultima volta gli occhi, per non riaprirli più.
Riza gli accarezzò un'ultima volta la fronte, per poi sfiorarla con un piccolo bacio.

Il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora