Cap 17

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Chiedo scusa se non pubblico da un po' ma quest'anno devo fare gli esami. Pubblicherò presto si spera, ma comunque non posso assicurare niente.

-Quindi eri serio- Lo disse quasi in un sussurro, che esternava però la sua rabbia.
Un urlo sussurrato, ecco cos'era.
Roy guardava in basso.
-Ebbene, che cos'hai ottenuto?- Riza incrociò di nuovo le braccia al petto.
Lo sguardo gelante della donna lo convinsero ad arrendersi.
Gli parve patetico anche solo continuare a parlare.
Roy Mustang, l'eroe di Hishval, l'Alchimista di Fuoco, che gettava la spugna.
Che rinunciava alla donna che amava  sin da quando era un ragazzino pieno di speranze per il futuro. Rinunciava a lei, che invece non lo aveva mai abbandonato e che lo aveva seguito in mezzo a una guerra, rischiando la vita più volte solo per proteggere la sua.
In quel momento capì che quello patetico era lui.
-Niente. Ti ho solo... fatta allontanate da me. E... credimi, mi odio per questo. Scusami.- Bisbigliò quasi, prima di girarsi. Qualcosa, o meglio, qualcuno lo stava trattenendo per un braccio.
-Ha fatto uno sbaglio, signore. Ha tradito la mia fiducia.-Ancora quella voce...delusa.
Roy si sentì morire.
Dopo una piccola pausa, la donna riprese:
-Ti perdono. Ma...-
Il generale non lo sentì neanche quel "ma". Gli bastarono quelle due paroline per fiondarsi sulle labbra del capitano. Riza, però, lo respinse un'altra volta, con maggiore delicatezza, però.
-Fammi finire.- Rialzò lo sguardo su di lui.
-Ho detto che ti perdono. Ma non significa che io voglia tornare con te.-
Fu come un pugno allo stomaco. Non capiva cosa stava succedendo.
-Cosa?- Riuscì solo a biascicare, esternando la sua perplessità.
-Roy, per favore, mi fai finire di parlare? Dopo quello che mi hai detto nelle scorse settimane...-
-Ma non lo pensavo sul serio!-
-Roy, ho ancora la pistola nella fondina!- L'ammonimento bastò a quietare l'animo del generale.
Dopo un sospiro, Riza proseguì:
-Dopo quello che mi hai detto... io ho capito che avevi ragione. Io...ti impedisco di raggiungere il tuo sogno. Ho sempre cercato di proteggerti e ho sempre voluto supportati. Ma sento che così non lo sto facendo. Continuiamo a proteggerci avvicenda, rischiando la nostra vita. I soldati non pensano così, un comandante non dovrebbe pensare così.Mi manchi anche tu ma... è meglio così.-
-Qui non si tratta di soldati. E nemmeno dei miei sogni. Tu sei uno di questi, Riza. So che ti ho delusa, e mi mordo il fegato ogni volta che ci penso ma..
Hai promesso che saresti sempre stata al mio fianco.- Sentì un nodo che saliva alla gola, mentre cercava di riportare alla ragione il suo tenente.
-E lo sarò. Potremo sempre vederci in mensa e, se ti servirà una mano, mi potrai chiamare e io ti aiuterò.Solo, non saremo più spalla a spalla.
Lo hai detto tu, no?- Un sorriso triste fece capolino sul viso della donna.- Siamo stati per così tanti anni l'uno al fianco dell'altra. Ci basterà uno sguardo per capirci l'un l'altro. Non dovremo per forza stare insieme. E poi così, non corriamo il rischio di essere scoperti.-
-E la tua promessa? Avevi detto che mi avresti seguito fino all'inferno.-
Riza si appoggiò alla parete, come fosse esausta.
E lo era.
Girò la testa di lato e, sempre con il solito sorriso amaro, disse:
-Le darei dell'egoista signore...- Lo guardò negli occhi.
-... se non fosse che io all'inferno ci sono già.- Gli occhi rassegnati di lei incontrarono quelli increduli di lui.
-Mi dispiace. Non sai quanto.-
-A rivederci, signore.- Roy stette ancora un attimo, nella speranza che fosse tutto un orribile incubo e che, fra non molto, si sarebbe svegliato tra le braccia del suo tenente.
Dopo aver constatato che non fosse un sogno, si girò meccanicamente, senza neanche rispondere al saluto, e se ne andò in uno stato di trlice.
Chiusasi la porta, Riza si trascinò verso il letto, gettandovisi a capofitto. Chiudere gli occhi, però, non le fece affatto venire sonno.
Provava solo un vuoto all'altezza del petto e un nodo che minacciava di salire agli occhi in forma liquida ,alla gola.
Non sapeva davvero cosa pensare, non sapeva... cosa provare.
Era sollevata nel sapere che il generale la amava ancora, ma provava un senso di vuoto nel pensare che sarebbero dovuti restare separati... sta volta per sempre.
A nulla servivano le coccole di Hayate: quella sera, lei non avrebbe chiuso occhio.

Roy, invece, non si curò neanche di andare a letto.
Entrò nel bar di Madame Christmas quasi meccanicamente, una sola idea in testa: doveva bere.

Il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora