Cap 20

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Il funerale era durato poco, ma per il capitano Hawkeye sembrò durare un'eternità.
Come lo sembrò il suo discorso.
Le parole le vennero meno, la sua fredda e rigida persona vacillò per più di una volta, quel giorno.
Ma la tempesta sembrò essere cessata, e Riza si era ritrovata, non sapeva nemmeno lei come, sul divano di casa sua, con una tazza di tè in mano.
Non aveva la coperta sulle spalle, questa volta.
A scaldarla bastavano le braccia del suo generale.
Il suo respiro le solleticava i capelli, cullandola e imprigionandola in un dolce torpore.
Per un tempo che non seppe calcolare, nessuno dei due parlò.

Roy non se la sentì di lasciarla sola.
Non dopo aver sentito quella voce, sempre così decisa e rassicurante, incrinarsi per il dolore.
Ma ancora una volta, Riza dimostrò di essere più forte di lui.
Fece un discorso che in pochi avrebbero capito, perché in pochi erano a conoscenza del legame che c'era stato e ci sarà per sempre, tra il comandante e la sua giovane segretaria.
Ma gli occhi che aveva dopo essere scesa dal palco, così apatici e persi, lo convinsero a fregarsene degli sguardi indagatori dei generali che bramavano la sua futura carica, prendere per mano quella creatura così fragile in quel momento e portarla al sicuro.
Arrivati a casa sua, la abbandonò a malincuore sul divano, per andare a prepararle una tazza di tè.
Quando tornò, il suo tenente era scossa da forti singhiozzi, le lacrime che scendevano come un fiume in piena, finalmente libere di uscire.
Roy la prese tra le sue braccia, come una bambina indifesa, per poi posarle la tazza fra le mani tremanti.
Dovette sorreggerla lui per qualche minuto, fino a quando il tremore delle mani non fu sparito.
Intanto le sussurrava piccole frasi sconnesse come "andrà tutto bene, ci sono io qui", mentre le lacrime iniziarono a scendere, amare, anche a lui.
Quando entrambi si furono calmati, restarono così per un bel po' di tempo. Forse ore, forse solo minuti, ma a Roy parve comunque troppo.
Così, continuando a sfiorarle i capelli, le disse.
-Vorrei chiederti come stai ma...-
Non sapeva proprio cosa altro dire.
Dopo un lungo silenzio, cogli occhi persi nel vuoto, la giovane rispose con una domanda
-Ti ricordi quella boccetta che mi avevi riportato qualche settimana fa?-
Il generale smise di baciarle la tempia per riflettere. Poi si ricordò
-Si, me la ricordo. Il suo profumo era simile a...-
-Quello che ho io.- Fece una pausa per evitare che le lacrime riuscissero.
-Era di mia madre. Ho cercato in tutti i modi di riprodurlo, senza successo.- La voce si ruppe. -Quella mattina me la ritrovai sulla scrivania. Quando è morta io avevo non più di sei anni, ma l'ho riconosciuto in un istante. Il comandante era lì, che mi sorrideva.- Si girò verso di lui, un piccolo sorriso faceva capolino tra le lacrime. - Ho il suo stesso sorriso... e mi ha detto che è lo stesso che faceva la mamma.-
-Allora doveva essere bellissima.- Sussurrò Roy.
-Lo era. Era la donna più bella che avessi mai visto... posso chiederti un favore?- Chiese, fra i singhiozzi.
-Prima di portare le sue cose via dall'ufficio, posso passare a prenderle io?-
-Ho già messo tutto in una scatola. Domani vengo con te e la prendiamo, va bene?-
Riza poggiò la fronte contro la sua, tornando serena.
-Va bene. Grazie.-
A Roy vennero alla memoria tutte le volte che il suo tenente aveva sofferto a causa sua.
-Perdonami. Avrei dovuto starti più accanto.-
-No. Sono io che intralciavo la tua ascesa al potere. Molti generali sospettavano qualcosa e... non potevo lasciare che...-
-Ti prego Riza, fermati. Non mi fare sentire ancora più verme di quanto già non mi senta. Ti ho allontanata credendo erroneamente di poter vivere senza di te.
Ma voglio che tu sappia che quello che ti ho detto per allontanarti erano solo un mucchio di idiozie. Le ho dette in un momento in cui ero troppo poco lucido.
Non hai idea dell'inferno che ho passato per tutto il tempo che siamo rimasti separati.
Ma... l'idea che ti succedesse qualcosa, era peggio che saperti lontana, e magari arrabbiata con me. Anche se... devo ammettere che se la giocano parecchio.-
La donna fece un piccolo sorriso.
Chiuse gli occhi, poggiando nuovamente la fronte su quella dell'uomo.
Roy si godette quell'istante ma, non potendo più resistere, riempì il poco spazio che li divideva, per riassaporare finalmente le labbra del suo tenente che non oppose alcuna resistenza, anche lei desiderosa di riprovare quelle dolci scariche elettriche che il generale le faceva sempre sentire.
Quasi senza accorgersene, però,si ritrovò senz'aria.
Si staccarono, a malincuore, l'uno dall'altra, per poi sorridersi come non si sorridevano da tempo.
In un attimo Riza si rimpossessò delle labbra di Roy e, fra un gemito e un altro, accarezzandogli i capelli mentre lui le cingeva i fianchi, gli disse:
-Sarò felice di tornare a lavorare per lei, signore.-
A Roy quell'appellativo non dispiacque affatto, questa volta.
E, tra le piccole pause che facevano tra un bacio e l'altro, le rispose:
-Solo a una condizione, capitano.-
Riza si fermò di colpo.
"Quell'idiota non penserà mica di farmi promettere altre idiozie!" Pensò, frenando l'impulso di prenderlo a schiaffi.
-Quale sarebbe?- Chiese, scettica.
-Tornerai a essere il mio braccio destro... a condizione che diventi al più presto mia moglie.-
Il sorriso furbo che aveva si stava allargando mano a mano che gli occhi del suo capitano si allargavano per la sorpresa.
-Ma... che stai dicendo? Non possiamo sposarci. Il regolamento parla chiaro sulla fraternizzazione...-
-Sta mattina, quando ho rimesso le cose di tuo nonno nella scatola, ho visto sulla scrivania il foglio per la cancellazione del regolamento. Era già firmato. Non corriamo più nessun rischio se stiamo insieme. Credo che sia il suo ultimo regalo per noi.-
Riza lo guardò per un lungo istante, per poi buttargli le braccia al collo.
Roy la accolse con immenso piacere fra le sue braccia, certo che lì sarebbe sempre stata al sicuro.
Poi, continuando a stringerla, le sussurrò:
-Ho sbagliato a credere che tu fossi il mio punto debole.-
Si staccò dall'abbraccio per guardarla negli occhi:
-Solo a pensarti in pericolo mi sentivo impotente, ma ora so che non ti succederà mai nulla finché io sono con te.-
-Allora dovrò accettare per forza la sua "condizione", signore.-
Sorrise, di quel sorriso che riservava solo a lui, quello che la faceva assomigliare a suo nonno e a sua madre, per poi rifiondarsi sulle sue labbra.
Perché ormai lo avevano capito entrambi: nessuno dei due aveva punti deboli... finché combattevano fianco a fianco.
Ed era proprio quello che avevano in mente: restare insieme, per sempre.

Fine

Grazie per aver letto questa Fanfiction!
Scusate se ho tardato tanto, ma l'idea di abbandonare questi due mi rattristava parecchio.
Mi rendo conto che non dev'essere stata un granché, anche perché è la mia prima long fiction e... il modo di scrivere non è dei migliori, lo ammetto.
Ma spero tanto vi sia piaciuta nonostante alcuni errori che comunque ho intenzione di correggere. È stata una bella avventura, spero vi siate divertiti a leggere, quanto mi sono divertita io nello scriverla.❤️💮

Il mio punto deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora