Cap 15

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Lavanda e gelsomino: Era quello il profumo della mamma.
Riza aveva cercato per anni di ricreare quel profumo, ma nessuno dei fiori che aveva raccolto nel giardino della sua vecchia casa lo emanavano.
Quell'odore sapeva di casa e di mani che ti pettinano i capelli.
Solo il gelsomino le ricordava quel profumo, per questo usava lavarsi i capelli con i fiori pestati o farli seccare per poi metterli sopra il cuscino, prima di andare a dormire. Roy l'aveva presa in giro per questa sua abitudine, ma quando Riza gliene spiegò il motivo, lui divenne serio , stringendola come si fa con una bambina, e sussurrandole parole d'amore all'orecchio.
Il capitano non voleva deprimersi perciò riportò i suoi pensieri a quel profumo che aveva cercato per anni. Quello che le aveva appena regalato suo nonno. Grumman le aveva lasciato una boccetta viola sulla scrivania, e quando il capitano l'aveva notata, era subito rimasta incantata dal profumo che emanava.
Le ci volle una frazione di secondo per rivivere quei ricordi.:lei, nel suo letto, e la voce calda e rassicurante della madre a leggerle fiabe. Il suo volto era sfocato e oscurato, ma quel profumo lo avrebbe riconosciuto tra mille.
La donna ringraziò, sempre con la sua solita compostezza, il comandante, ricevendo in risposta uno di quei caldi sorrisi che le ricordavano quello della foto della mamma, e che, ormai, amava.
Grumman era semplicemente al settimo cielo, per aver reso felice sua nipote e, nonostante alcune proteste del capitano, per quasi tutta la mattinata erano rimasti a chiacchierare e a ricordare la madre.
Ora, Riza si stava dirigendo verso l'uscita, quando un'immagine la colpì come un pugno nello stomaco: Il generale Mustang, era appoggiato con una mano al corridoio, mentre Mckenzie se ne stava con aria innocente appoggiata a esso di schiena, un sorriso furbo sulle sue labbra.
Riza prese un respiro profondo e con passo più svelto del solito, riprese a camminare tranquillamente, testa china e occhi chiusi. Vedere ancora quella scena l'avrebbe fatta vomitate, ne era certa.

Roy aveva fatto un'idiozia. Di nuovo.
Lo capì non appena incrociò  lo sguardo del suo capitano.
Il generale non vi aveva letto altro che rassegnazione e... delusione.
Il suo sorrisetto si spense all'istante, quando capì la stupidaggine che aveva commesso.
Come diamine gli era saltato in mente di farla ingelosire? La risposta era fin troppo ovvia: perché voleva disperatamente sapere se il suo tenente provasse ancora qualcosa per lui.
Ma l'idea gli stava sembrando tutt'altro che intelligente in quel momento.
Perciò si fiondò sulla porta e, quando la vide, si fermò un attimo, per poi raggiungerla. Prima che potesse toccarle il braccio, però, Riza si girò di scatto e gli stampò uno schiaffo in pieno viso. Le sue parole, però, gli fecero molto più male:
-Non si azzardi mai più a toccarmi, generale.- Riza fece un sorriso di scherno.
- Cos'è, si sente in colpa? Non si preoccupi, non soffrirò. Non più. Non per lei. - Detto questo, si girò e riprese a camminare, sta volta a testa alta.
Roy rimase lì per un po', la mano ancora sopra la guancia. Se lo meritava, lo sapeva.
"E meno male che dovevi proteggerla, idiota" Pensò " tu e la tua gelosia".
Roy stava per girarsi, quando si accorse di una piccola boccetta di vetro sull'asfalto.
Emanava un profumo meraviglioso, simile a quello dei gelsomini che il capitano era solita mettere sopra il cuscino. Un sorriso fece capolino sul volto rabbuiato dell'uomo, al ricordo di Riza che si pettinava quei capelli così profumati.
Doveva ridargliela. Doveva fare almeno questo.
Perciò si risolse ad andare da lei quella sera stessa. Un fremito gli percosse la schiena al ricordo di tutte quelle notti insonni, abbracciati l'una all'altro, nel loro angolo di paradiso.

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