Capitolo 5

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L'oscurità era soffocante. Ovunque guardasse, Thora non vedeva altro che una profonda tenebra muta e minacciosa. Impaurita, fece qualche passo sentendo il gelo del terreno invisibile sotto i suoi piedi nudi. Con indosso solamente una lunga tunica bianca, la ragazza si strinse le braccia al corpo sconfortata dall'incertezza e dalla solitudine che percepiva in quel luogo arcano. "Dove sono?" si chiese. "Che posto è questo?" Un vento freddo e improvviso le sferzò il viso scompigliandole la lunga chioma bionda e la spinse a terra per lo spavento, ululando la sua desolazione. Acquattata e tremante, Thora alzò le mani per proteggersi la testa "Oh dei, dove mi avete portata?" Un fuoco divampò alla sua destra, lontano, e le fiamme le rifulsero negli occhi grigio-azzurri.

-C'è qualcuno?- mormorò. Un bagliore, questa volta decisamente più vicino, scoppiò davanti a lei, e un'alta colonna scarlatta si alzò bruciando intensamente. -C'è qualcuno? Mi sentite?- gridò terrorizzata. Balzò in piedi con il cuore in gola nell'istante in cui una fiamma si accese accanto a lei, quasi sfiorandola col suo tocco stranamente privo di calore. Corse via, in una direzione a caso, ma sembrava non riuscire ad allontanarsi da quei fuochi che adesso sorgevano numerosi tutt'intorno. Dall'oscurità si levò un indistinto e flebile vociare che crebbe d'intensità fino a sovrastare il gracchiante scoppiettio dei roghi. -Aiutatemi!- supplicò Thora con forza, ma non riuscì a udire le sue parole, forse perché coperta dal boato che la circondava o perché incapace di pronunciarle. Percepì delle persone attorno a lei, uomini che correvano in ogni direzione, e quando veniva sfiorata da uno di questi spettri incorporei, un freddo gelido la faceva tremare. Un urlo di orrore le fece voltare la testa, ma non distinse alcuna figura, finché una ad una le voci iniziarono a urlare a loro volta e Thora scoppiò in lacrime.

Ormai preda della paura, non riusciva più a ragionare lucidamente e rimase dov'era, le gambe ancorate al terreno. Poi avvertì una sensazione fuori dall'intelletto, e alzò lo sguardo al cielo che si era fatto tutt'a un tratto d'un bianco abbagliante. Una figura, un uomo, stava precipitando al suolo.

-Il mio sposo! Il mio sposo!- strillò Thora sussultando sul letto, aggrovigliata alle pellicce e fradicia di sudore. Col petto che le batteva quasi a scoppiarle, si guardò attorno spaventata e confusa, cercando quei fuochi, quelle voci e quell'uomo che aveva visto nitidamente fino a un attimo prima, ma trovò solamente le pareti in legno di una stanza a lei familiare, e un camino le cui braci morenti fumavano debolmente. Udì dei passi che si stavano avvicinando all'esterno della camera e per istinto si coprì il corpo tirando a sé la spessa pelliccia di montone che aveva tra le mani. Ad entrare non fu però un guerriero sanguinante o un qualche demone dalle orrende fattezze, come si sarebbe aspettata, ma una donna di mezz'età agile e minuta, con un'espressone evidentemente turbata. -Mia signora,- disse ansimando l'estranea -Cosa sta succedendo?-

-Dove...- farfugliò confusamente Thora provando a riordinare le idee.

-Mia signora?- La donna stava immobile sull'uscio.

Solo allora la mente di Thora cominciò a riguadagnare chiarezza e a rasserenarsi, e riconobbe la sua camera, i suoi oggetti e la fedele serva a lei cara. -Non è niente, Sela. Solo un incubo.- Ancora scossa, scese dal letto e prese un lungo ed elegante abito grigio, e se lo infilò sopra la tunica. Aveva bisogno di conforto e per qualche strano motivo pensò che anche suo padre, il re, avesse condiviso con lei la sua oscura nottata -Dov'è mio padre?- chiese lisciandosi la veste sul corpo snello, dai fianchi stretti e dal seno piccolo.

-Non lo so.- rispose la serva afferrando un ceppo e avvicinandolo al camino -Volete che lo faccia chiamare?-

La principessa si avvolse in una maestosa quanto calda pelliccia di lupo bianco -Non serve. Vado a cercarlo.- e uscì dalla stanza.

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