Capitolo 14

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Il sonno di Thora si tinse di rosso. Alle urla di terrore che echeggiavano nell'incubo si aggiunsero le fiamme che scoppiavano all'improvviso, mentre indistinte figure correvano tutt'attorno. La principessa si guardava in giro frastornata da quel baccano, ma, sebbene si rendesse conto di essere in un sogno, percepiva sul suo corpo una paura viva e profonda. Qual era la causa di tanto caos? Si trovava forse in mezzo a una battaglia? Improvvisamente, delle colonne bianche si stagliarono innanzi a lei, solenni e fredde. Un presentimento si insinuò nella sua anima, e lo riconobbe all'istante. Il suo sposo stava per morire; presto sarebbe precipitato al suolo. Alzò lo sguardo al cielo e fu sorpresa nel vedere una colonna più alta delle altre avvolta nell'oscurità.

Si svegliò sudata fradicia, stretta alla spessa pelliccia che la copriva, e scattò in piedi, allarmata. Un debole fuoco scoppiettava nel camino mentre le prime luci del giorno filtravano dai tendaggi messi alle finestre. Pensò a Gudfred. Doveva salvarlo. Uscì di fretta dalla stanza ed entrò in quella di sua padre, ma non lo trovò. Anche la grande sala era vuota e Thora fu colta da un senso di impotenza e frustrazione. Corse alla porta e tirò con forza uno dei due pesanti battenti intagliati e cadde in ginocchio. Non c'era nulla che potesse fare per Gudfred. Era partito e non poteva raggiungerlo, né, se mai ci fossero riusciti, avrebbero potuto prestargli un qualche valido aiuto. Battendo i pugni a terra, sulla strada fangosa, soffocò i singhiozzi, con gli occhi che le si riempivano di lacrime.

Uno stormo di uccelli volò sopra il tetto del palazzo. Il mattino era limpido e diveniva sempre più azzurro.



-Un'altra bella giornata.- constatò allegramente Haraldr -È da giorni che non nevica.-

Rögnvald inspirò l'aria fresca mattutina a pieni polmoni -È un bene. Lo strato di neve non sarà tanto spesso. Ci sarà più facile combattere quei bastardi.-

Le due navi scivolavano sulla superficie del fiume che brillava di un blu intenso, percorrendolo controcorrente. I pini si innalzavano sulle due rive alti e fieri, elevando due fitti muri che sembravano impenetrabili anche all'occhio umano. Raramente uno spiraglio si apriva delimitando i contorni della foresta, e allora si poteva notare qualche animale, lupi e renne di solito, abbeverarsi al fiume. Al passaggio di quelle strane opere dell'uomo, alzavano la testa dall'acqua e le fissavano passare.

Il viaggio stava procedendo tranquillo sotto i tiepidi raggi del sole, e Urgil considerò di buono auspicio quella calma e sperò che gli dei continuassero a favorirli anche nel momento critico della battaglia. Prima di partire non aveva partecipato attivamente al sacrificio assieme agli altri, ma aveva preferito stringere un patto diverso con le divinità. Se avessero concesso la vittoria a quegli intrepidi uomini e se Urgil fosse tornato a casa indenne, lo skald avrebbe ripreso a cantare e avrebbe composto una lode che celebrasse le gesta degli dei. Ogni volta che si sentiva pessimista riguardo al successo dell'impresa, ripensava a questo patto e a tutte le vicende che aveva superato in passato. Una mano potente lo proteggeva dalle minacce terrestri. Gli Urlatori non lo avrebbero ucciso. Era convinto di avere un rapporto speciale con gli dei e questi non l'avrebbero abbandonato.

A due giorni dalla partenza le due imbarcazioni videro spuntare dalle cime dei pini la Montagna antica, scura e innevata, e sul far della sera si accostarono alla riva per mettere in pratica la seconda parte del loro piano. Alemund e altri quattordici uomini prepararono in silenzio armi e bagagli per apprestarsi a scendere. Il loro compito era quello di raggiungere a piedi l'accampamento degli Urlatori attraverso la foresta che costeggiava la strada del nord. A un segnale prestabilito si sarebbero gettati tra le capanne uccidendo e bruciando, seminando il terrore. La paura e la sete di sangue erano già negli animi di quegli uomini, e li avrebbero tenuti svegli e vigili nella lunga camminata notturna. Gli altri guerrieri di Gotendur, Stursholt e Feugland avrebbero continuato il loro viaggio a bordo delle navi, con le quali avrebbero raggiunto un'ansa del fiume poco distante, per rifugiarsi dall'occhio di eventuali sentinelle nemiche. Partendo all'alba, avrebbero dato battaglia.

La Montagna AnticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora