Epilogo

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-È una storia molto triste.- commentò Sva'si, stanco. Stava albeggiando.

-Lo è.- affermò Eirik.

-Peccato che sia inventata. Un drago...- il ragazzo gli sorrise, convinto che il vecchio gli avesse narrato una storia di fantasia per celebrare i suoi fratelli defunti.

-Non è inventata!- rispose Eirik, aggrottando la fronte rugosa -Ti ho detto che quando siete arrivati qua, voi Dani vi siete dati un bel daffare per cancellare il nostro passato. Tuo nonno se ne è assicurato.-

-E perché lo avrebbe fatto? Noi celebriamo gli eroi, non li dimentichiamo.-

-Voleva evitare una qualsiasi scintilla di fierezza da parte di noi nativi che potesse fomentare una ribellione. Così, impose le sue storie e i suoi eroi.-

Sva'si alzò le spalle e tornò ad osservare il bosco. Quella faccenda non aveva per lui alcun significato. -Cosa ne hanno fatto del corpo di Gudfred? Perché non c'è un tumulo?-

-I guerrieri lo portarono qui, a casa, e lo mettemmo su una barca. Lo bruciammo in mare, come si confà a un eroe.- Eirik abbassò il capo al ricordo di quel giorno lontano -Il funerale fu grandioso. Il banchetto più grande che abbia mai visto. Quando osservammo la nave allontanarsi in preda alle fiamme, fissai il volto di mio padre. Giurerei di aver visto una lacrima rigargli il viso, anche se, non saprei dirlo, forse non era per la morte del figlio maggiore, ma per la spada Uddoni che finalmente gli aveva donato. Lo sentii più volte, nei giorni seguenti, lamentarsi di aver ceduto quella lama alla pira.-

-E la principessa? Cosa le accadde?-

Eirik si massaggiò la barba, cercando di rammentarlo -Mi sembra che suo padre, il re, la diede in sposa a un nobile di quelle terre, un uomo ricco e molto più anziano di lei... un uomo onesto.-

-E quest'uomo divenne il re?-

Eirik scosse la testa -No. Re Brogest, seppure folle, aveva la pellaccia dura. Dovette arrivare tuo nonno per porre fine anche al suo governo. Credo che morirono tutti allora, e, se così non fu, sono comunque tutti sottoterra adesso.-

Sva'si si strinse nel mantello di lana. Avevano acceso un fuoco durante la notte, ma una fredda brezza mattutina si stava alzando e le fiamme erano sul punto di spegnersi. C'era qualcosa che non quadrava in quella storia, qualcosa di poco convincente e, quando il ragazzo capì di cosa si trattava, batté forte il palmo sulla roccia. -Aspetta!- esclamò -Mi avevi detto che in questa avventura perdetti due fratelli, ma solo Gudfred perì nello scontro col drago e so che Rögnvald invece venne ucciso in battaglia dagli uomini di mio nonno!-

-Solo Gudfred morì,- confermò il vecchio -ma non fu il solo fratello che persi. Dopo il funerale, Alemund decise che ne aveva abbastanza di quel luogo e di quei re. Qualcosa era cambiato in lui. Era scostante, insofferente... credo che la morte di Gudfred lo abbia colpito più di quanto desse a vedere.-

-Cosa gli successe?-

Eirik sospirò -Se ne andò. Raccolse dei guerrieri, un drakkar e salpò per l'oriente.- si voltò in direzione del mare, ancora una macchia grigia, lontana, che la sua debole vista non riuscì a distinguere dalla terraferma e dal cielo -Non lo vidi più. Sentimmo, un paio di anni dopo, che aveva risalito un grande fiume nella terra degli Slavi e che vi trovò la fine. A me piace però pensare che abbia trovato un posto in cui insediarsi e crescere dei figli.-

Nel silenzio che seguì, Sva'si cercò di mettere a posto i tasselli di quella storia, quando Eirik fu colto da un'altra improvvisa ondata di ricordi -Rögnvald aveva un dente di drago. Lo esibiva continuamente con fierezza. Penso che lo facesse per tenere viva la memoria dei fratelli. Sentiva terribilmente la loro mancanza.-

-Da quello che hai detto doveva essere un uomo valoroso...-

-Sì, eccome!- confermò Eirik -Quando nostro padre morì, all'incirca diciotto mesi dopo il loro ritorno, Rögnvald divenne lo jarl. Allora capii che valore e capacità di governo sono due cose ben distinte. Il regno non fu abbastanza forte da reggere allo scontro con tuo nonno e i suoi uomini. Haraldr lo aiutò, ma il suo corpo era ormai menomato e non poteva più combattere.-

Sva'si sorrise, orgoglioso -Mio nonno era un grande condottiero!-

Eirik piegò la bocca in una smorfia dubbiosa -Non ingannarti. Tuo nonno vinse, è vero, ma restò nella retroguardia, lontano dal pericolo. Rögnvald si batté come un orso, e quante vite stroncò quel giorno! Credimi, io c'ero!-

-E perché mio nonno ti ha lasciato in vita, vecchio?- Sva'si si era risentito tutto d'un tratto, offeso dall'insinuazione sull'onore del padre di suo padre.

Eirik si accigliò -Beh, credo che mi volesse tenere come trofeo. Ero ormai un ventenne privo di spirito, lo riconosco, e forse non mi vide come una vera minaccia.-

Il ragazzo lo squadrò con sufficienza. Di certo il vecchio non rappresentava adesso una minaccia. -Il dente di drago che fine fece?-

-Perduto. Non lo so.-

-Però,- continuò Sva'si riflettendo -se andassimo nel luogo sacro tra le montagne dovremmo ancora trovare lo scheletro del drago.-

Eirik riportò la mano alla barba color cenere -Non credo. Era una creatura di un altro mondo e la morte l'avrà quindi ripresa nella terra.-

Il ragazzo si grattò la testa. Era soddisfatto. Si alzò e stiracchiò le gambe: le sentiva intorpidite e bagnate e d'un colpo le palpebre gli calarono dalla stanchezza.

In lontananza, a valle, le luci della grande sala si erano assopite e il vociare vivace era quasi morto del tutto. -Sarà meglio dormire un po'.- constatò Eirik alzandosi con fatica dalla roccia.

-Lo skald?- domandò improvvisamente Sva'si.

Il vecchio corrugò le sopracciglia -Chi?-

-Lo skald, Urgil.-

-Ah Urgil!- ricordò Eirik e scosse la testa -Cercò di aiutare quel pazzo di re Brogest, ma non era il re. Quando un uomo ormai finito resta al potere, chi sta sotto ne subisce le conseguenze.- Gli porse il braccio -Ora aiutami a scendere dalla collina; la brina su quest'erba è una gran brutta cosa per la gente della mia età.-

Sva'si gli prese il braccio e se lo mise sulle spalle. Cominciarono ad incamminarsi e imboccarono il sentiero che portava a Gotendur. Il palazzo, lungo e imponente, si stagliava davanti a loro. -I tuoi fratelli, il re, il drago... davvero questa storia è vera?-

-Te l'ho detto. Sì.- Eirik avanzò a piccoli passi, incerto nell'oscurità e, guardando avanti lungo il pendio scosceso, sorrise.

La Montagna AnticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora