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Today was gonna be the day
But they'll never throw it back to you
By now you should've somehow
Realized what you're not to do
I don't believe that anybody
Feels the way I do, about you now

Luke's pov

"Cosa ci facevi con lei?"

In risposta tiro le punte dei miei capelli per la frustrazione e sospiro.
Quel ragazzo è fottutamente irritante.

"Luke." mi richiama e posso percepire dal tono di voce che la sua pazienza avrà fine a breve.

"Non ti riguarda." ringhio a denti stretti e connetto il mio sguardo col suo.
È un dialogo fatto di parole non dette e silenzi.

Un sonoro sbuffo esce dalle sue labbra e abbassa gli occhi.
È sempre stato così fra noi: litigare fino a che uno dei due ha la meglio per poi far pace.
Molte volte non servivano le parole per chiedere scusa.
Il nostro era un rapporto straordinario, basato su sguardi di intesa e silenzi. Era.
Fa qualche passo verso di me.

"Forse non sai che non dovresti giocare col fuoco. Lo dico per t-"

"Lo dici per me?" Scatto non appena sento quelle parole e la rabbia inizia a farsi spazio nel mio corpo.
"Da quando sai cosa è meglio per me?Tu sei quello che è sparito da un giorno all'altro, lasciando i tuoi cosiddetti amici nella merda.
E ora vieni qua, sapendo che sono tornato, con l'intenzione di darmi degli ordini su cosa fare o no." sputo con ferocia, mentre lui si appiattisce alla parete dietro di sè.

"Sei un codardo. Io e i ragazzi abbiamo dovuto far fronte a ogni problema che si è venuto a formare dopo che hai deciso di abbandonare in segreto il tuo schifoso giro. E tu invece dove eri? In America!" alzo le mani teatralmente e una risata quasi isterica esce dalle mie labbra.
Tutto questo è ridicolo.

"Non vi ho abbandonati. Ti chiedo solo di capirmi: non ne potevo più di quella vita e avevo bisogno di cambiare. Staccare da tutto. Luke, per favore. Non essere così duro con me." pronuncia l'ultima frase in un sussurro ma anzichè provare empatia per lui, provo disprezzo.

Non riesco a compatirlo. I sentimenti degli altri mi scivolano addosso senza toccarmi.
Questo è ciò che sono, ormai.

"Pensi di riuscire a suscitare compassione in me? Dopo tutti questi anni dovresti conoscermi bene." dico in tono glaciale, senza far trasparire alcuna emozione se non l'odio che sento nei suoi confronti.

I suoi occhi scuri sono fissi sul pavimento e non si degna di parlare.
Come può chiedermi di essere compreso?
Si presenta a casa mia dopo mesi dalla sua improvvisa partenza e la prima cosa che mi dice è di stare lontano da quella ragazza.
Un sentimento profondo di ira prende il sopravvento e inizio a sputare con cattiveria parole per farlo stare male.

"Non si cancellerà tutta la merda che hai fatto in passato nell'altra parte del mondo.
Non basterà tornare a scuola, farti nuove amicizie e trovare qualche passatempo con le ragazze della città. Rimarrà sempre il senso di colpa che ti opprime. Non serve a nulla scappare se il marcio è dentro di te. Hai voluto costruirti tu quella vita e hai coinvolto persone che non c'entravano un cazzo."
Stringo i pugni con tanta forza da conficcare le unghie nei palmi delle mani.

Più ripenso agli avvenimenti in Australia e più vorrei spaccare la faccia di quello che un tempo era come un fratello per me.

"Non provare a uscire il discorso. Non dire una parola in più. Dio-" alza il tono della voce ma si spezza a metà frase. Solo il ricordo lo rammarica.

Piego la testa di lato e una scossa di brividi mi attraversa la spina dorsale.
"L'hai messa in mezzo a qualcosa più grande di lei, e di noi. E ora il rimorso ti mangia vivo...ma neanche milioni di chilometri di distanza potranno rimuovere i suoi occhi dalla tua mente. Vero, Hood?"

Alaska |lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora