You were mine for a night
I don't know how to say goodbye
Making all our plans in the Santa Cruz sand that night
I thought I had you in the palm of my hand that night
Screaming at the top of my lungs 'til my chest felt tight
I told myself that I'm never gonna be alrightLuke guida attraverso la città in maniera veloce ed esperta, ma devo comunque stringermi a lui per evitare di cadere dalla sua moto.
Solo quando in lontananza intravedo le alte onde del mare infrangersi contro gli scogli mi rendo conto di dove ci stiamo effettivamente dirigendo: verso la spiaggia.
La rapidità con cui sterza, la maniera stretta con cui prende le curve mi portano ad aggrapparmi istintivamente al suo giubbotto, cercando di reprimere il senso di vomito dovuto all'alta velocità con cui percorriamo le tortuose strade della costa.Parcheggiamo a ridosso del faro, struttura bianca e rossa situata in cima alla ripida scogliera; non appena tolgo il casco, una folata di vento gelido si scaglia contro la pelle accaldata delle mie guance, pungendomi.
Senza accorgermi che Luke mi ha già raggiunta, mi dò un'occhiata intorno, rabbrividendo alla vista dell'ambiente totalmente desolato; il rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli è l'unico suono udibile.
È comunque un suono bellissimo.
"Mi hai portata al mare." Evidenzio l'ovvio, come una bimba che si trova per la prima volta davanti alla spiaggia.
Luke mi guarda, ma non dice nulla: semplicemente si fa strada in avanti, sapendo già di avermi dietro di sé.
Ci fermiamo un po' più in lontananza dal luogo in cui abbiamo lasciato la moto, ritrovandoci al centro dell'intera spiaggia vuota.
La luna piena illumina il mare, luccicando sulla sua superficie.
Un tonfo sordo mi fa trasalire, e a pochi metri da me vedo Luke, tranquillamente sdraiato sulla sabbia.
"Vieni qua." Mi indica un posto accanto a lui.Lo guardo con un cipiglio sul viso, come se fosse pazzo. Ed effettivamente deve esserlo diventato, perché siamo a dicembre e ci troviamo in una spiaggia sperduta nel nulla.
Tuttavia non ci faccio caso più di tanto, e dopo l'esitazione iniziale, mi sdraio accanto a lui.Mentirei se dicessi che tutto questo non è strano.
Ma ormai la mia vita è totalmente sottosopra: ho cercato a lungo di tenere in precario equilibrio tutti i pezzi, mantenendo un ordine che in realtà non è mai esistito.
Da quando Luke è arrivato, niente è più lo stesso.
Io non sono più la stessa.E per la prima volta, dopo anni, sento di esserne felice.
"Ti ha fatto qualcosa?"
La voce brusca del ragazzo al mio fianco mi richiama."Cosa?"
Il suo viso si gira verso di me, soffermandosi con lo sguardo sulle mie labbra.
"Dylan. Ti ha toccata?" Sibila.
È palese il nervosismo che domina i suoi tratti, ma cerca comunque di mascherarlo stuzzicando l'anellino nero che avvolge il suo labbro inferiore.
Mi tornano in mente le mani di Dylan che vagano lungo il mio corpo, stringendo diverse volte le mie forme. Sopprimo quelle immagini, scuotendo la testa, col desiderio di eliminarle per sempre.
"No." Farfuglio.Sono abituata alle sfuriate di Luke, e ho il presentimento che non la prenderebbe bene se gli dicessi che mi ha anche solo sfiorata, o stretta a sè.
Per quanto adesso io provi disgusto per lui, non posso permettere che Luke lo ferisca.
Sarebbe anche rischioso per la sua di salute, dato che Dylan è pur sempre un boxer.
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Alaska |lrh
Fanfiction"Quando ami qualcuno, Luke, vuoi solo il meglio per loro. A volte, però, quel meglio non sei tu." La storia di due perdenti che provano a completarsi, pur essendo pezzi diversi di un gioco ad incastro.