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Hello, hello, hello, how low
Hello, hello, hello
With the lights out, it's less dangerous
Here we are now, entertain us

Quando ero piccola avevo paura dei temporali: ne ero terrorizzata.
Non appena i lampi iniziavano a diramarsi nel cielo ,offuscato dalla pioggia persistente, scendevo dal mio letto e correvo a piedi scalzi verso quello di mio fratello.
Lui ridacchiando mi faceva mettere sotto le coperte.
Per farmi passare la paura sussurrava al mio orecchio: "chiudi gli occhi, strigili forte e immagina di essere lontana da qua. Dove vorresti trovarti adesso?"
"Al mare. Però solo se mi aiuti a fare un castello di sabbia." rispondevo, chiudendo gli occhi come mi aveva consigliato.
"Si, ci sto. Allora in questo momento io e te siamo sulla spiaggia. L'acqua è fredda, non trovi? La mamma ci ucciderà se facciamo il bagno." diceva a bassa voce mentre accarezzava i miei capelli sparsi sul suo petto.
Io, ancora con gli occhi chiusi, mettevo una mano sulla bocca per trattenere le risate e annuivo.
I tuoni continuavano a irrompere con un forte eco, ma sotto le coperte, insieme a Louis, dimenticavo di avere paura.
"Possiamo rimanere qui per sempre?" chiedevo.
Lui rideva sommessamente.
"Si. Mi piace stare sotto al sole. Senti come ti scalda con i suoi raggi?" affermava, e sentivo le sue braccia attirarmi più verso di sè, stringendomi in modo che potessi venire cullata dal calore che emanava il suo corpo.

Non basta chiudere gli occhi per fuggire da Luke Hemmings.

Non quando lui è davanti a te, con gli occhi incastonati nei tuoi, mentre distrugge le tue certezze con un semplice tocco.

"Devo andare a casa." proferisco, sforzando la gola che sembra essersi prosciugata delle parole da dire.

"Ti dò un passaggio." afferma bruscamente senza mai interrompere il contatto visivo.

"Non ce n'è bisogno, ma grazie lo stesso." Gli porgo un sorriso debole.

"A breve calerà il sole e non è sicuro tornare a casa sola. Ti dò un passaggio." replica.

"Ma se sono le 5 del-"

"Alaska, non te lo sto domandando. Quindi smetti di lamentarti e lasciati accompagnare." asserisce, questa volta prendendomi per il polso.
Le sue dita gelide intorno alla mia pelle mi fanno rabbrividire, così come  la durezza delle sue parole, ma decido di non ribattere e lo seguo.

Il dialogo fra noi due sembra essersi interrotto del tutto perchè attraversiamo l'intero parco in totale silenzio.
Anche in mezzo a tante persone, sembra che il fascino cupo di Luke riesca a far sì che gli occhi di tutti siano incollati su di lui.
La gente ci guarda come se fossimo uno spettacolo di qualche strano tipo, e in effetti deve essere questo l'effetto: un tipo come lui con una come me.
È una barzelletta che non terrei ad ascoltare.
Siamo bianco e nero, caldo e freddo, il mio polso minuto avvolto dalla sua mano possente, che non allenta la presa neanche per un istante.

Anche i bambini osservano il ragazzo al mio fianco con una certa curiosità e pure diffidenza.

Dopo pochi minuti siamo quasi di fronte all'uscita ma un suono mi fa bloccare sui miei passi e lo stesso fa Luke.

"Perchè ti sei fermata?"

"Ho sentito un..." abbasso la voce, cercando di tendere le orecchie per sentire meglio.

Questa volta, il suono di prima ritorna più forte e non ci sto nulla a voltarmi nella direzione da cui proviene.

Un miagolio.

"C'è un gattino!" dichiaro- con un tono di voce forse troppo alto- e inizio a battere le mani per l'entusiasmo.
Lo sguardo di Luke, però, mi fa bloccare immediatamente e tossisco mentre l'imbarazzo stringe il mio stomaco in una morsa.

Alaska |lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora