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You got me scattered in pieces
Shining like stars and screaming
Lighting me up like Venus
But then you disappear and make me wait
And every second's like torture
Heroin drip, no more so
Finding a way to let go
Baby, baby, no, I can't escape

"Stai scherzando?"

Alzo gli occhi al cielo per l'ennesima volta. "No, Ruby. Te l'ho detto -" sospiro, "passare un pomeriggio intero con Calum Hood è l'ultima cosa che vorrei fare al mondo."

La bionda mi tira per un braccio, facendomi fermare in mezzo alla folla di studenti che spinge per uscire il prima possibile da questo vecchio edificio.

"A me è toccato Trevor per questo progetto. Hai idea di come mi senta?"

"Che ha di male? È un tipo a posto." Dico semplicemente.

La sua faccia cambia espressione in breve tempo, diventando sconcertata. "Dovrò andare a casa sua; tiene la sua rana in una vaschetta per pesci e come se non bastasse sputa mentre parla." Spiega.

"Ha una rana?"

"O forse è un rospo, non- oh merda. È qui." Si blocca immediatamente.

Non capendo a chi si riferisca, mi guardo intorno alla ricerca di questo Trevor, ma in realtà a pochi metri da me si presenta Calum.

Ciuffo spettinato, felpa rossa e i soliti occhioni color pece.

Ruby mi lascia un rapido bacio in guancia, e scappa via dopo aver sussurrato un veloce 'fai attenzione' alle mie orecchie, lasciandomi col ragazzo moro che ora mi squadra da testa a piedi.

"Ciao." Mormoro, rivolgendogli un piccolo saluto con la mano.

Accenna un sorriso al mio gesto e si avvicina.

"Andiamo da me."

Corrugo la fronte davanti alla sua affermazione poiché ancora non abbiamo avuto il tempo per metterci d'accordo su dove andare.

"Perché a casa tua?" Domando.

"Perché non a casa mia?" Mi incalza, ghignando.

Messa alle strette, stringo con più forza il labbro inferiore tra i miei denti e annuisco. "Come vuoi."

"Casa mia è più vicina, arriveremo prima. Sto morendo di fame." Ammette.

"Come fai a dire che è più vicina se non sai dove abito io?" Chiedo, cominciando a camminare al suo fianco.

Per un momento mi rivolge uno sguardo strano, ma presto scuote la testa e aumenta il passo. "Lo so e basta. Andremo da me."

Non tento di ribattere, anche perché con un ragazzo come lui sarebbe solo estenuante, così lascio che il silenzio cali su di noi, accompagnandoci durante il breve tragitto per arrivare a destinazione.

Quando apre la porta di casa, mi aspetto che delle voci riempiano la stanza ma, ancora una volta, ad aleggiare tra me e lui è il silenzio.
Capisco quindi che vive da solo e mi sento all'improvviso sollevata perché, sinceramente, sono penosa nei contatti sociali e rapportarmi con un altro membro della famiglia Hood mi avrebbe portata al crollo emotivo, con ogni probabilità.

"Mi hai sentito?"

Mi riscuoto dai miei pensieri. "No, scusami." Farfuglio. "Cosa stavi dicendo?"

"Ti va di mangiare qualcosa?" Mi osserva, come se potesse capire la risposta dai miei semplici movimenti.

"No, grazie. Io- uhm, ho già pranzato." Mento.

Non so perché io l'abbia detto; in realtà voglio solo finire questo odioso progetto di fisica.
È abbastanza strano stare in casa di Calum nonostante io lo conosca pochissimo. Pranzare con lui, poi, mi verrebbe impossibile.
Mi sembra tanto il tipo che giudica con severità ogni gesto, dal modo in cui arrotolo gli spaghetti nella forchetta alla quantità di formaggio che metto sopra di essi.

Alaska |lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora