I need your help

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KAY'S POV


Stranamente mi sentivo più stanca del solito, come se non avessi chiuso occhio quella notte.
Mentre mi sciacquai il viso ancora rigato di lacrime pensavo a cosa avrei potuto fare per riuscire a risolvere la situazione, ma non mi venne in mente nulla di buono da poter applicare.
Quando uscii dalla porta di casa guardai quella di Lusy: il cancello era chiuso a chiave. Probabilmente era già partita o già arrivata.

 Durante il tragitto per andare a scuola mi sentii parecchio osservata; sembrava stesse ricominciando tutto da capo.
Entrai in classe e la intravidi già seduta al solito banco che si trovava di fianco al mio. Mi sedetti al solito posto e la salutai con un piccolo sorriso, ma senza ricevere risposta. In tutte le ore che passarono non mi rivolse minimamente la parola, neanche uno sguardo. Ma questo non era così solo con me: era completamente silenziosa. Anche uno stupido si sarebbe accorto che aveva qualcosa.


Tornando a casa Lusy camminava davanti a me, ignorandomi completamente. Così decisi di prendere coraggio e rompere il silenzio prendendola per il polso.
《Non puoi continuare a ignor..》 non feci in tempo a formulare la frase che venni interrotta da lei che si girò di scatto dandomi un forte schiaffo sulla guancia. Sentii la gola che iniziò a seccarsi ma cercai di trattenermi notando del dispiacere nel suo sguardo: probabilmente aveva sensi di colpa.
《Scusa》  disse poi rauca per poi correre verso casa sua ormai a pochi metri da noi.
Restai lì immobile a fissare il vuoto per un'infinità di tempo e quando riuscii a riprendermi tornai a casa ancora scioccata.

LUSY'S POV


Ero sdraiata sul letto da almeno un'ora: avevo tentato di dormire ma era inutile, proprio non riuscivo; avevo tentato di alzarmi ma ero presa dalla paura un'altra volta. L'unica cosa che riuscivo a fare era premere il fazzoletto che tenevo in mano ormai pieno di sangue nel mio naso da quante volte lo avevo soffiato. Quell'insieme di pensieri non aveva intenzione di andarsene per niente al mondo.
Ma presto venni interrotta da un leggero venticello che mi sfiorò i capelli, e quando realizzai che  nessuna finestra era aperta ormai era troppo tardi: i miei occhi si spalancarono quando intravidero Jeff che ormai si trovava dietro di me, che in una velocità disumana mi afferrò puntandomi il coltello alla gola, facendo leggermente pressione in modo da paralizzarmi.《Non ti farò del male solo se non intralcerai i miei piani e non tenterai di scappare. Chiaro?》 risposi facendo segno di affermazione con la testa, così lentamente mollò la presa. Presi un respiro profondo dallo spavento.《Il disegno della tua amica l'hai guardato?》chiese poi piegando la testa in segno di curiosità.《N-no..n-non ancora》 risposi in fretta. 《Guardalo adesso》ordinò cercando di provocarmi. Lo guardai pregandolo di non forzarmi a farlo, ma ricambiò con uno sguardo alquanto aggressivo; perciò dovetti avvicinarmi al mobile dove era ancora poggiato il foglio, per poi aprirlo cautamente e guardare quel dannato disegno.

Vi era rappresentato un ragazzo con il terrore scritto in faccia e con occhi spalancati, che aveva un profondo taglio sulla gola da cui fuoriusciva sangue. Erano presenti macchie di sangue sparse per tutta la stanza, e nell'angolo più buio si poteva intravedere una ragazza con un sorriso scritto in volto. Seppur era un disegno, lo trovavo raccapricciante. Quasi mi fece domandare se la sanità di Kay fosse veramente apposto. Era davvero suo il disegno? Ma perché rappresentarlo in questo modo? Lei era veramente felice dell'azione compiuta? Ero distrutta.


Lasciai cadere il disegno a terra mettendomi le mani sul viso, inutile dire che stavolta fu impossibile bloccare quelle lacrime che tanto volevano cadere. Era la stessa scena che Kay mi aveva descritto.
《Non ci posso credere》singhiozzai con quella poca voce che mi era rimasta.《Adesso che hai visto chi è veramente la tua amica, devi sapere che come è capace di fare del male a qualsiasi persona, lo è anche capace con te. Questo è un avvertimento, tu sei in pericolo e lei non so come, ma sta superando anche i miei livelli di forza, quindi potrebbe battere anche me e in qualche modo dobbiamo fermarla, e tu dovrai aiutarmi senza fare storie》  bisbigliò al mio orecchio spostandomi i capelli con il coltello che ancora impugnava strettamente.
《Tu non le rivolgerai mai più la parola finché non lo deciderò io, dolcezza》 trattenni il fiato a sentire quelle parole, e Jeff accorgendosene mi si piazzò davanti continuando.
《E se per caso verrò a scoprire che non mi starai obbedendo o le racconterai i miei piani tranquilla che non ti ucciderò, ma fidati che te ne farò pentire così tanto che mi supplicherai di ucciderti》 continuò a bisbigliarmi in tono a dir poco minaccioso. Deglutii.

KAY'S POV


Ero immersa nel sonno fino a quando mi svegliò il rumore della porta d'ingresso che si aprì. Rimasi lì immobile finchè finalmente realizzai sentendo le loro voci: i miei genitori. Mi ero completamente dimenticata che sarebbero tornati quel giorno e non avevo per niente voglia di rivederli. Non sentii neanche un richiamo o un "siamo tornati", un "ciao". Niente di niente. Solo all'ora di cena salì mia madre per avvisarmi di andare a mangiare, per poi riscendere subito al piano di sotto.
A tavola non mi fecero nessuna domanda su cosa era accaduto, ma realmente la cosa non mi stupì: lo avevano sempre fatto. mi chiese nulla di come stavo o di cosa avevo fatto. Per loro potevo fare quello che volevo, a loro non sarebbe importato nulla. Anzi, si può dire che ero solo un intralcio per loro.
Appena finii di mangiare tornai subito in camera stendendomi sul letto e addormentandomi più velocemente del solito, la stanchezza si stava facendo sentire.


Mi risvegliai che era notte fonda: l'orologio segnava le 3:25 e i miei già dormivano. Istintivamente presi il coltello che ormai tenevo sempre sotto al cuscino in caso di difesa e mi avviai in camera dei miei. Salii sopra al loro letto e cominciai a osservarli, pensando. Dopo qualche minuto ripresi il coltello continuando a fissarli.
《Fallo》 mi bisbigliò Jeff all'orecchio cercando di spronarmi, così senza pensarci due volte alzai il coltello lentamente. Un attimo prima di abbassarlo su mia madre riuscii a riprendermi: checosa stavo facendo? Quella non ero io, era Void. Troppo spesso mi controllava senza che io me ne accorgessi.
《Tsk, c'eri così vicina. Ti do io una mano a finire il lavoro》 disse infine per poi prendere con forza la mia mano che ancora impugnava il coltello e rialzarla.
《Ti prego no》 lo supplicai con le lacrime agli occhi, ma fu inutile. Jeff ridacchiò mentre spinse con forza la mia mano nella pancia di mia madre infilzandole il coltello. Lei subito scacciò un urlo e cominciò a guardarmi spaventata, mentre le stavo addosso implorandole di perdonarmi. Sicuramente non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da parte mia, ma non ero stata io a farlo. Era stato Jeff. Mi aveva rovinato la vita.
Subito mi girai verso di lui trovandolo finire mio padre e massacrando definitivamente mia madre. Urlai disperatamente vedendo tutto.
《Non è stato bellissimo? Grazie per questa nottata da urlo. Ma adesso è il momento di tornare a dormire》 annunciò per poi darmi un forte colpo in testa, facendomi perdere i sensi.


Mi risvegliai sobbalzando e solo dopo poco realizzai ciò che era successo quella notte. Speravo tanto fosse stato solo un sogno. Lentamente e cercando di mantenere il controllo mi avviai verso la loro camera e aprii la porta pregando che non fosse successo tutto quel che mi aspettavo.
Questa era vuota, non c'era segno di loro tranne le macchie di sangue presenti sul pavimento e sul materasso, dei corpi nessun segno. Da lì capii che tutto ciò era reale. Non avevo parole, ancora non ci credevo. Stavo male ma non piansi, sentivo i sensi di colpa e la nostalgia ma non abbastanza per piangere: erano come dei vicini di casa per me, ci parlavo veramente pochissimo ed era come vivere soli, ma erano pur sempre i miei genitori, quelli che mi avevano cresciuta fino ad adesso. Come avevo potuto ucciderli? Ero diventata un mostro.
Cercai di dimenticarmi della faccenda prendendo lo zaino e incamminandomi verso la scuola, sperando tanto che non fosse successo nulla a Lusy, era l'ultima persona che mi rimaneva. E per fortuna poi la trovai in classe sana e salva, sul solito banco di fianco al mio.
Spesso mi accorsi che mi guardava ma ancora non aveva intenzione di parlarmi; ma io avevo un bisogno indescrivibile di dirle tutto e soprattutto di risolvere la situazione. E presto lo avrei fatto, in un modo o nell'altro.

The Void inside me |||Jeff the killer|||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora