Error.

51 3 0
                                    

Ero terrorizzata, talmente terrorizzata che non riuscivo più a distinguere la realtà; non avevo ancora realizzato che quell'orrore era realtà. Non ne potevo più e la cosa più brutta è che non avrei potuto farci proprio nulla.

Kay scese dal letto, per poi aprire lo zaino a terra e prendendo diversi oggetti che purtroppo non intravidi. Solo Dio in persona sapeva cosa mi aspettava.

Risalì sul letto con una sigaretta in bocca, per poi accendersela. Da quando in qua fumava?
<Apri la bocca> disse poi tranquillamente. <Perché dovrei?> risposi incredula.
<Devo farlo io con la forza?> ringhió convincendomi ad aprirla lentamente, per poi pentirmene all'instante quando con uno scatto Kay riuscì ad afferrarmi la lingua, spegnendoci la sigaretta che teneva in mano. In quel momento sentii un dolore indescrivibile, avrei voluto sparire. Perché doveva succedere tutto questo?

Urlai come non mai, ignara del fatto che purtroppo non aveva ancora finito. Non mi diede neppure in tempo di riprendermi che ne riprese un'altra, guardandomi con quei suoi occhi vitrei mentre l'accendeva. <Sai perché si puniscono le persone facendogli provare del dolore?> stetti zitta cercando di non peggiorare la situazione, oltre al fatto che mi stava bruciando la lingua. <Il dolore è sempre stata una fonte di energia, un qualcosa che risveglia tante cose dentro di te che mettono quasi completamente in funzione il tuo cervello ma indebolendolo, a volte così tanto da farlo arrestare facendo perdere i sensi. Ma nello stesso tempo il tuo cervello, che tu voglia o no capisce cosa gli conviene fare e cosa no, a chi sottomettersi e a chi no; anche se non lo vuoi. E tu adesso stai facendo proprio questo cara Lusy: che tu voglia o meno, avrai sempre un mio segno adesso e quello che proverai sarà paura nei miei confronti, per questo il tuo cervello ti proporrà di non opporti> la guardai stupita, non capendo del tutto.
<So che ti sembrerò stupida ma tranquilla, capirai presto che intendo> annunciò infine.

La pregai con lo sguardo; ma a quanto pare fu inutile dato che avvicinò la sigaretta al mio collo, per poi spegnarla sul suo lato.
Tutto quello non poteva essere vero. Era un vero e proprio incubo.

Poco dopo si rialzò, avviandosi verso lo zaino ed estraendo uno strano contenitore. Appena lo avvicinò spalancai gli occhi, capendo di cosa si trattava: acido muriatico. Cominciai a dimenarmi, urlando continuamente. Non poteva farlo davvero.
<Dai su non scoraggiarti, infondo sai che io non avrei voluto mai farti tutto questo; ma mi hai costretta tu, io ti sto solo dando una lezione, così magari la prossima volta ci penserai due volte prima di disobbedirmi> bisbigliò al mio orecchio.
<Ti prego..> singhiozzai inutilmente, vedendola poi sorridere e rovesciare dell'acido sul mio addome facendomi urlare dal dolore. Era la cosa più dolorosa che sentii nella mia vita, così tanto che ero a un passo dal perdere i sensi.

Non riuscivo nemmeno a ragionare, era come essere privi di sentimenti a parte odio, dolore e disprezzo. Sentivo solo quelli: era come essere all'inferno, o forse anche peggio. In quel momento se avessi avuto le forze di parlare, le avrei palesemente pregato di uccidermi una volta per tutte.
<Eddai, non fare così. Infondo te lo meritavi. Tranquillizzati, il peggio è passato e ora sai cosa ti succede quando ti opponi> disse poi infine.

Ancora non riuscivo a fermare quelle lacrime che scendevano senza freni dalle mie guance, appannando la mia vista assieme al bruciore che sentivo ormai ovunque; ero a un passo dal collasso.
<Adesso devo andare a svolgere dei compiti, compreso l'andare a fare due chiacchiere con tua madre> disse ridacchiando. Spalancai subito gli occhi sentendo le sue parole taglienti. Stavo sperando con tutta me stessa che non avesse le intenzioni che pensavo io.
<Ti prego non farle del male> la pregai continuando a guardarla. Sentendomi si rigiró verso di me per poi rimuovere un'altra lacrima che tentava di scendere dal mio viso, per poi avvicinarsi a me.
<Questo non dipende da me, dipenderà tutto dalla sua reazione sicuramente non positiva, perciò penso che probabilmente dovrò farla fuori> sussurrò infine. Sembrava mi volesse distruggere per qualche suo strano scopo. La mia sanità mentale non poteva reggere tutto quel caos, era una cosa impossibile.

<Sarà meglio che tu stia un po' a cuccia durante la mia assenza> disse per poi prendere una siringa con uno strano liquido al suo interno, per poi inserirlo nel mio braccio. Ringhió sentendomi dimenare dal dolore, per poi rimuoverla dopo avermi inserito il liquido nel braccio. <Che cos'era?> chiesi sentendomi diventare strana e pesante.
<Stai tranquilla, serve per farti star buona. Sogni d'oro> rispose abbandonando la stanza dove mi trovavo.

Cominciai a sentirmi sempre più pesante, così che in pochi minuti il mio corpo cedette; facendomi cadere in sonno profondo.

The Void inside me |||Jeff the killer|||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora