Capitolo 5

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Hermione udi' il verso soffocato di un gufo in lontananza.
Si alzo' dal letto cautamente, facendo molta attenzione a non svegliare le sue compagne che -a giudicare dal ritmo regolare del respiro- dormivano profondamente accoccolate  nei morbidi letti a baldacchino del dormitorio.
La luce pallida della luna filtrava  attraverso il vetro impolverato dell'abbaino della torre  illuminando con un raggio argenteo il diario di Tom Riddle, appoggiato sul suo comodino. Per un attimo Hermione ebbe la sensazione che il diario la stesse chiamando, implorando di essere restituito al suo legittimo proprietario.
Doveva essere impazzita. Probabilmente era solo il suo senso di colpa a creare nella sua testa certe fantasie... eppure qualcosa non le piaceva.
Da quando Volemort era morto aveva cercato mille occasioni per trovare il coraggio di restituire il libricino a Tom, un coraggio pero' che non riusciva a trovare. E da allora il diario aveva iniziato ad esercitare su di lei un fascino tutto particolare, come un richiamo irresistibile.
Voleva liberarsene eppure allo stesso tempo desiderava tenerlo tutto per se'.
No, non le piaceva affatto quella faccenda.
Aveva vissuto abbastanza disavventure e letto abbastanza libri di magia per intuire che qualcosa di oscuro e pericoloso si celava in quelle sensazioni, in quel diario.
Prese una decisione.
Avrebbe consegnato il diario a Silente, la mattina successiva, per farlo esaminare. Non aveva senso correre stupidi rischi.
Le dispiaceva non  restituire il diario a Tom, si sentiva in colpa per questo, ma al contempo ne era sollevata : non aveva idea di come avrebbe reagito Tom a quella mancanza di privacy.

Cerco' di scacciare quei gravosi pensieri e si  incammino' verso la sala comune, scendendo le scale del dormitorio con il cuore che le batteva forte: presto avrebbe rivisto Tom.

Si erano accordati, prima di partire, su un luogo sicuro dove potersi incontrare in caso di bisogno.
La Stanza delle Necessita'.
Hermione era ormai fuori dal dormitorio e si stava incamminando lungo il corridoio, quando un rumore di passi dietro di lei la fece trasalire.
Si nascose dietro alla statua di un Goblin. I rumori cessarono. 
L'unico rumore era il suo cuore che  batteva frenetico.
Si stava sporgendo per guardare in entrambe le direzioni quando all'improvviso senti' la punta di una bacchetta premerle contro la schiena. "Mi stavi seguendo, Granger?" sussurro' una voce roca e beffarda alle sue spalle. Hermione emise un sospiro di sollievo.
"Tom!" Sussurro' voltandosi e  tirandogli un buffetto sulla spalla. "Molto spiritoso!" 
Lui la tiro' a se' ridacchiando e la spinse contro il muro di pietra. Hermione senti' il suo corpo forte e caldo aderire al suo, e il suo odore delizioso la inebrio', facendola sospirare come una delle ragazzine del primo anno.
"Sai" balbetto' lei cercando di tornare a respirare normalmente " Questa scena mi ricorda qualcosa" . 
"Solo che l'ultima volta tremavi come una foglia" sussurro' Tom accarezzando il suo volto con la punta della dita.  "Me lo ricordo come se fosse ieri. Ho ripensato cosi' tante volte a quel nostro primo incontro".
I suoi occhi verdi scintillavano alla luce tremolate delle torce ancorate alle pareti del corridoio deserto.
"Eri cosi' bella, con le guance in fiamme ed il respiro affannato dalla paura, non sai cosa ti avrei fatto, se solo non fosse intervenuto il custode..." si chino' sul suo collo e incomincio' a baciarlo lentamente, Hermione si morse le labbra. "Tom... siamo...in mezzo al corridoio..." balbetto' senza fiato.
Lui ridacchio'. "Non sei abituata a trasgredire le regole eh, Granger?"  Hermione si ritrasse divertita .
"Signor Riddle! " esclamo' guardandolo con una finta espressione scandalizzata.
"Io credevo che lei fosse uno dei migliori studenti della scuola! e' cosi' che si comporta un prefetto?" Lui rise. Una risata genuina, viva. Hermione non era abituata a quel nuovo Tom, divertente, sicuro di se'. " e' solo che mi  sentirei di piu' a mio agio in un posto piu' discreto, dove non rischieremmo di essere beccati da Gazza ed espulsi! "
"Non potrei essere più d'accordo" mormorò lui riafferrandola per la vita  e baciandola appassionatamente. Le sue labbra erano così morbide, e si muovevano così bene sulle sue che Hermione perse per un attimo la cognizione del tempo e dello spazio. Ma all'improvviso un tonfo sordo echeggio'  nel silenzio del corridoio e  spezzò l'incantesimo facendoli sobbalzare entrambi per la sorpresa.
" Cosa diavolo...?"  Esclamò Tom raccogliendo qualcosa da terra.
La luce fioca delle torce illumino' tremolante la scritta dorata sulla copertina consunta di pelle nera. Hermione trasali', mentre Tom fissava incredulo il diario rigirandoselo tra le mani affusolate. Il panico e lo stupore si impadronirono del cervello di Hermione. Come diamine aveva fatto il diario ad arrivare fino a lì? L'unica spiegazione era che senza rendersene conto se lo era infilato in tasca prima di uscire dal dormitorio. Eppure lei non ricordava affatto di aver compiuto tale gesto. L'ultima cosa che ricordava era di aver chiuso il diario nel cassetto del suo comodino al sicuro, per poi consegnarlo a Silente l'indomani. Come era potuto accadere? "Hermione." Disse Tom con voce ferma risvegliandola da quei pensieri. "È caduto dalla tua tasca?" Il suo sguardo era serio e accusatorio. "Tom...io...te lo stavo per dire" iniziò lei cercando di farsi coraggio."te lo volevo restituire. Ti era caduto quella volta che ci siamo scontrati in corridoio..." la sua voce tremava.
"Ma...è accaduto mesi fa!" Obbietto' lui risentito. "Vuol dire che tutto questo tempo lo hai tenuto tu? Non lo avrai letto,vero?" La domanda aleggio' nell'aria per un numero infinito di secondi. "Io..." balbetto' Hermione. Tom fece un passo indietro. "Non voglio crederci. Sei davvero ...." non terminò  la frase. Scosse la testa fissandola con uno sguardo molto deluso. Arrabbiato. Si voltò e fece per andarsene. "Tom,mi dispiace,  io non volevo ferirti, sul serio. Ma avevo bisogno di capire chi tu fossi realmente. "
Lui si fermò e si voltò verso di lei.
  "Tu non ti fidi di me. È questo il guaio. Non hai fatto altro che sospettare di me tutto il tempo, e nemmeno adesso che  Voldemort é stato sconfitto riesci a fidarti completamente. Ho visto come mi hai guardato quando ero geloso del tuo amico. Era come se aspettassi da un momento all'altro di vedermi estrarre la bacchetta e pronunciare un anatema senza perdono." Hermione lo fissò senza parole. Aveva ragione. Aveva ancora paura, paura di lui.
"Beh sai che ti dico, adesso non siamo più nella Hogwarts degli anni 40. Io ho deciso di seguirti perché sono cambiato. Perché voglio essere un ragazzo normale. Costruirmi un nuovo futuro. È finché tu non avrai imparato a fidarti di me...credo che starò meglio da solo." Hermione voleva fermarlo, voleva chiedergli perdono e abbracciarlo stretto a sé,  ma lui se ne stava già andando. Lo chiamò,  ma non si voltò indietro.

La notte nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora