10. La nascita di Lucifero ( parte 3)

1.5K 81 7
                                    

Il capo del gruppo che rapivano i bambini era il proprietario del club più frequentato di Canning Town, Hope Amir, ex mafioso. Il capo era stato arrestato quando aveva quattordici anni e a sedici anni apri questo club con i soldi guadagnati dalla droga. Aveva scelto Canning Town, dove la legge non arriva, dove bambini e adulti senza soldi finiscono e qui se qualcuno scompare, nessuno lo sa. Da quello che ho sentito dai altri bambini che sono qui da più tempo, Hope prendeva con se i bambini più belli e li teneva per lui. Prendeva solo i bambini sopra i dodici anni, se avrebbero scoperto che ho solo otto anni, mi ucciderebbero, dopotutto non potevano lasciare un bambino con la possibilità che avrebbe chiamato la polizia o sfamare un'altra bocca senza ricavare niente.

Dovevo trovare un modo per scappare. Era notte, nella piccola cella in cui ero con altri ragazzi più grandi di me, non v'era luce oltre quella della luna che entrava attraverso una piccola fessura nella parete troppo alta da raggiungere. I ragazzi erano tutti uniti in piccoli gruppi per trarre calore uno dall'altro e attaccati al muro cercando di farsi invisibili tra le ombre. I gruppi erano uno di bambini ormai che erano lì da prima di noi e che erano i meno richiesti ,un'altra gruppo dei nuovi arrivati e un altro erano di bambini che non erano benvenuti dai gruppi e si unirono tra loro, io non ero di con nessuno di loro, mi trovavo seduto appoggiato nella parete centrale dove sopra c'era la piccola finestra dove proveniva l'unica luce ed era dal lato opposto delle sbarre di ferro arrugginite. Appoggiati al muro laterale oltre le sbarre c'era un uomo dalla corporatura robusta vestiti di con una t-shirt e jeans strappati, senz'altro la guardia.

Non sembrava molto svegli, sia perché era notte fonda e sia perché aveva la faccia del tipico tutto muscoli e niente cervello, mi avvicinai sperando che le avesse una debole volontà e che avrei potuto controllarlo con il mio FV ( non so come chiamarlo così ho pensato a Fascino Veela: FV.).

"Ciao." Dico con voce dolce, mettendomi in un particolare punto della cella dove potevano guardare bene i miei occhi con l'unica luce che c'era.
"Cosa!?" Con voce burbera disse la guardia, non felice di essere disturbato, se i altri ragazzi non fossero addormentati avrebbero pianto e attirato attenzione indesiderata. Quando ho sentito il tono con cui mi ha risposto avevo paura che non avrebbe funzionato, ma quando iniziarono a fissarmi con aria assente e si avvicinarono con gambe tremanti, tirai un respiro di sollievo.

"Cosa faresti per me?" Gli chiesi quando si avvicinarono abbastanza da permettermi di posare le mani oltre le sbarre e giocherellare con il povero tessuto della t-shirt che separava le mie mani e il corpo muscoloso della guardia, ma gli permette di sentire il calore attraverso il tessuto, il suo respiro accelerò.
"Tutto." Rispose a fatica tra i respiri troppo rapidi, sembrava che potesse svenire da un punto a l'altro.
"Apri la porta." Ordinai e la guardia segui il mio ordine più velocemente che poteva.

Esco dalla cella e mi avvicinai men mano alla guardia e lo abbracciai, mentre la guardia si rilassava e mi permetteva di manovrarlo più facilmente con il mio FV, lentamente allungai la mano alla sua vita e cercando un'arma per ucciderlo, la porta si aprì con un forte botto. Perso alla sprovvista mi allontanai dal corpo come se bruciasse e la guardia usciva dallo stordimento. Il mio cuore accelerò e cercai di calmarmi con profondi respiri, quando mi ero calmata sentii che i adolescenti nella cella piangevano e gridavano per paura. Portando la mia attenzione ai nuovi arrivati nella stanza, c'era tre uomini, due con completo costoso nero che stavano ai lati del terzo che aveva anche lui un completo costo ma bianco decorato da alcuni ricami oro e indossava un orologio di diamanti e platino. I due erano guardie e il terzo era senz'altro Hope, come avevano detto gli altri ragazzi che sarebbe arrivato per vedere se c'era uno di suo gradimento.

Fui portato fuori dai miei pensieri da un calcio nella pancia, mi piegai dal dolore posando le braccia nel punto che faceva male e alzai i occhi trovando davanti a me la stessa guardia che ho cercato di controllare.
"Marmocchio! Hai cercato di sfruttarmi! La pagherai!" Disse con furia e sentii i singhiozzi dei ragazzi dentro la cella diventare più forti, ma prima che potesse colpirmi ancora, una delle guardie di Hope lo fermò.

Giochiamo? - TomarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora