Sono davanti al banco dei cocktail mentre continuo a muovermi a ritmo di musica.
"Evans", pronuncia una voce lieve.
Mi giro e lo ritrovo lì con i capelli leggermente scompigliati ed un sorriso enorme. Altro che paradiso.
"Collins", dico sorridendo a mia volta. Parte una delle mie canzoni preferite.
"Dai andiamo a ballare", dico entusiasta afferrando il suo braccio.
"No, io non ballo", dice quasi sussurrando.
"Sei uno di quelli che non balla alle feste?"
"Non ci vedo nulla di bello", ammette.
"D'accordo, a dopo allora", dico sorridendo buttandomi in pista raggiungendo le mie amiche.
È passata circa un'oretta dalla nostra conversazione e distrutta dai tacchi mi siedo sui divanetti ai lati della sala.
"Ti va se ti accompagno a casa?."
"Solo se alla prossima canzone balli con me!", rispondo ovvia.
"Questo no, per favore!", risponde scuotendo il capo.
"Allora mi dispiace", dico appoggiando il mento sul palmo della mano voltandomi verso la pista.
"Accetto", dice tutto d'un fiato dopo qualche minuto. Lo guardo sorridendo e senza aver ballato con lui accetto la proposta."Perché improvvisamente decidi di accompagnarmi a casa?"
Sposta lo sguardo dalla strada e mi osserva per qualche secondo. "Non volevo tornassi con i tuoi amici. Con i bicchieri che hanno svuotato, non mi sembrava opportuno."
"Ti preoccupi per me come quando eravamo piccoli", sussurro.
"Già", pronuncia con un filo di voce.