CAPITOLO 10

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"Davvero non ti è venuto in mente niente di meglio di "Aron"?" Chiese Gally a Mike, che al contrario mio sembravano essere perfettamente a loro agio in quel posto.
"Non possiamo usare i nostri veri nomi, o se qualcuno ci cerca saprà dove trovarci" bisbiglio Mike mentre camminavamo lungo quella che doveva essere la via principale della città.

"Prendete, comprate qualcosa per voi ci rivediamo qua stasera" disse Mike mentre ci porgeva delle banconote.
Da soli? Mi sentivo come una bambina in un negozio di caramelle.

Ne io ne Gally avemmo nulla da obbiettare così ci separammo per andare in due direzioni opposte.
Era fantastico, se non fosse per il fatto che Mike mi avesse lasciata con uno sconosciuto.
"Cosa vogliamo fare?" Chiesi al ragazzo cercando di rompere quel silenzio fin troppo imbarazzante.
"Non so, cosa fa la gente normale qua?"
"Io non ne ho idea" e scoppiammo a ridere.

Ad un tratto mi bloccai davanti un negozio, guardai nella vetrina e vidi all'interno delle persone che si stavano facendo dei disegni sul corpo, non sapevo come facevo a saperlo ma mi venne in mente la parola "tatuaggio".

"Davvero ti vuoi marchiare la pelle per sempre?"
"Che vorrebbe dire per sempre?"
"Beh, una volta fatto sarà per sempre, non se ne andrà mai l'inchiostro".

Mi piaceva quella parola.
Per sempre.
Era come dire che quello che avrei inciso sulla mia pelle sarebbe stata la mia storia, sempre lì, non mi avrebbe mai abbandonata.
Sarebbe stato come scrivere la mia storia sul mio corpo, in modo da ricordarlo per sempre.

"E che sia per sempre"
"Vuoi che ti accompagno?"
"No, voglio farlo da sola" risposi decisa.

Così entrai.
Ero determinata, avrei avuto per sempre Newt affianco al mio cuore.
Così feci, decisi di incidere il suo nome proprio dove si trovava il mio cuore.
Perché lui era lì, quello era il suo posto e nessuno glie lo avrebbe mai sottratto, io credo nel destino.

Dopo molta sofferenza, a lavoro completato rimasi a bocca aperta, solo pronunciare il suo nome mi faceva venire i brividi.

Tutta sorridente uscii dal negozio per mostrare il tatuaggio a Gally.
Lui rimase a bocca aperta, sembrava avesse visto un fantasma, non credeva avessi avuto il coraggio di farlo?

"Cosa c'è che non vá Gally?"
"N-n-newt?"
Era troppo sconvolto da quel nome, doveva esserci qualcosa sotto, lui lo conosceva, mi si gelò il sangue.
"Lo conosci?"
"Era nel labirinto con me, Elena"
La cosa mi sconvolse, non per il labirinto, insomma già sapevo tutto di quella prova e che lui fosse lì, ma il fatto che Gally era amico di Newt.

Non so per quale motivo, ma scoppiai a piangere, non erano lacrime di tristezza, ne tantomeno di gioia, erano lacrime di stanchezza, ero semplicemente stanca.

"Ehi, calmati, sono sicuro che starà bene, è con gli altri, se la sanno cavare" mi rassicurò Gally mentre mi accarezzava la testa.

"Hai voglia di raccontarmi un po' di lui? Per favore" gli chiesi, insomma io non ricordavo molto, ma in quel momento avevo bisogno di sentire che stava bene e che in quei tre anni se l'era cavata.

"Beh... È sempre stato altruista con me, metteva sempre gli altri al primo posto, anche prima di se stesso, io sono stato sempre un rincaspiato e non andavamo proprio d'amore e d'accordo, ma mi fidavo di lui, tutti ci fidavamo"
"Rinca...che?"
A quella domanda Gally scoppiò a ridere neanche avessi raccontato la battuta più spassosa del secolo.
Cosa c'era da ridere? Lui parlava in modo strano e quella buffa ero io?
Mi scompigliò i capelli e tra una risata e l'altra continuò "Rincaspiato, è il gergo della radura, insomma dovevamo ammazzare il tempo in qualche modo".

Dentro di me sperai che Newt non parlasse in quel modo strambo o mi sarebbe servito un dizionario per interpretarlo.

"Dai RINCASPIATO mangiamo qualcosa e raggiungiamo Mike... Emh cioè Jack" il ragazzo sorrise per il mio buffo tentativo di imitare quel gergo e mangiammo qualcosa di indefinito in un chiosco poco distante dal negozio di tatuaggi.

***
"Ce ne avete messo di tempo, forza andiamo" disse Mike sbuffando mentre ci faceva strada.
Dormimmo in una specie di Hotel, credo si chiamasse in quel modo, non era il massimo ma in questo momento non potevo permettermi di dormire in un letto super lussuoso.

Ognuno nel suo letto, ci addormentammo dopo quella faticosa giornata.

Din din din din

Il suono di un qualcosa che sembrava una sveglia mi fece aprire gli occhi e, solo in quel momento, mi ricordai di portare ancora il mio orologio digitale, così guardai l'ora.
Erano le 9 della mattina.

"Mike, Gally, andiamo sono le 9"
I due, dopo insulti e versi di dissenso, riacquistarono lucidità e capirono che era il momento di andare.

La strada del ritorno sembrò più lunga del previsto, ma dopo qualche ora in marcia eravamo di nuovo a bordo della berga.

Non credevo di poter dire che mi era mancata quella scatoletta di tonno volante, eppure era più accogliente di quello strambo posto che avevamo appena abbandonato.

"Se i miei conti sono esatti tra circa un'ora dovremmo essere da Hank"
Non ero mai stata così vicina a mio padre, eppure sentivo una morsa allo stomaco come se avessi paura realmente di scoprire la verità.

Eravamo in viaggio già da mezz'ora, ed ero stesa sul divano nella berga quando un rumore mi fece sussultare.
Per quanto mi guardassi intorno non riuscivo a capire da dove provessi, eppure lo sentivo così vicino.

Mike, tutto allarmato mi raggiunse e  spaventato indicò il mio polso.
Ma certo l'orologio che mi aveva regalato Stephen in segno di pace dopo quella famosa discussione.

Solo due persone potevano contattarmi tramite il mio orologio: Stephen o Rosie.

Cliccai un tasto verde sull'orologio e apparve un ologramma di Stephen, l'immagine non era molto nitida ma si vedeva chiaramente che non si trovava alla Wicked, sembrava una specie di ... Deserto.

Rabbrividii al pensiero che fosse lo stesso deserto che stavamo sorvolando con la berga e che avesse avuto la splendida idea di seguirmi.

"Cosa diavolo stai facendo?" Urlai io,
"Ele, ho provato a convincere Ro, ma non mi ha dato ascolto, ho bisogno di te per favore" furono le ultime cose che disse il ragazzo prima di cadere a terra e terminare la conversazione.

Mi girai verso Mike, lanciandogli uno sguardo che non ammetteva proteste e annunciai "Dobbiamo andarli a prendere".

Ovunque tu sia vivi dentro di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora