CAPITOLO 18

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Per farla breve, mi trovavo in un covo di pazzi, sotto terra, con una tutina aderente e scollata di pelle che non lasciava spazio all'immaginazione e non sapevo dove si trovassero i miei amici.

Intelligentemente gli spaccati non avevano lasciato guardie a sorvegliare quella sottospecie di prigione, e questo fu un bene, dopo tanta sfortuna.

Sentii una musica provenire dalla parte destra del corridoio, che si univa a urla e imprecazioni, così decisi di dirigermi dalla parte opposta, se c'era un concerto di spaccati non volevo farne sicuramente parte.

Tanto pazzi, quanto stupidi, nessuna guardia che sorvegliava le porte, a quanto pare erano tutti a fare chissà quale rito.
Dopo la seconda svolta, sentii un vociferare dal corridoio successivo, quindi con la massima cautela mi avvicinai per origliare meglio.

"Fateci uscire bastardi!" questa era la voce di Steph, ma non potevo permettermi mosse avventate in quella situazione, "Brutte facce di sploff giuro che prenderò a calci i vostri culi con i miei piedi da velocista" questo era decisamente Minho.
Riuscii a sentire altre imprecazioni varie da parte dei Raduari e dei miei amici mentre le due, se così si possono definire, guardie, blateravano su chi mangiare per primo e sul mio lato B, dei galantuomini...

Bene, se vedere il mio lato B era ciò che desideravano li avrei accontentati.

Sbucai fuori dal corridoio e mi parai di fronte a loro, e seguirono apprezzamenti e fischia varie.

"Non volete osservare più da vicino?" Chiesi con sguardo malizioso.

I due spaccati ci cascarono come pere cotte e si avvicinarono quasi sbavando e, quando furono ad un passo da me, con tutta la forza che avevo nelle braccia gli feci sbattere la testa una addosso all'altra, facendoli accasciare a terra.

2 a 0 per me.

"Neanche fossi un cane, imbecilli" dissi ridendo mentre gli strappavo le chiavi e aprivo la porta ai miei amici.

La reazione del gruppo non fu quella che mi aspettavo.

Minho con la bocca spalancata, Newt paonazzo, Ro che copriva gli occhi a Steph, il quale a sua volta si lamentava perché voleva vedere.

"Vogliamo discutere del mio abbigliamento o vogliamo andarcene?" Dissi soffocando una risata.

"Credo che mi sognerò questa tutina stanotte" commentò Minho ancora a bocca aperta, ricevendosi un pugno da parte di Newt.

"Geloso?" Lo istigò ancora l'asiatico, come risposta il biondo sbuffò e accelerò il passo.

"Spera di arrivarci a stanotte per ora" dissi superandolo con una corsetta.

Eravamo arrivati quasi alla rampa delle scale, quando una mano mi afferrò la spalla.

Mi girai e vidi una ragazza dai capelli castani e la faccia piena di lentigini, non sembrava cattiva ma non era stata una mossa astuta la sua.

"Fossi in te toglierei la mano se non vuoi che te la spezzo" dissi io annullando la presa con uno strattone.

"Per favore fatemi uscire, vi posso aiutare" implorò lei con le lacrime agli occhi.

"Puoi aiutarci? Perché? Cosa ci offri?" Ribattei io,

"Ho sentito dalle guardie che hai parlato con Keyn, tu sai dov'è il braccio destro"
Beccata, voleva solo usarci per arrivare al braccio destro, peccato che la mia politica ormai era diventata "chi non ti aiuta non ti serve" così continuai a camminare verso le scale.

"No no no aspetta"

Mi girai, irritata da quella conversazione,
"Ho paura tu debba fare di meglio per convincermi",

"So come arrivare al Braccio Destro"
Forse stava mentendo, per farsi liberare avrebbe detto qualsiasi cosa.

"Lo sai davvero?"

"Si, il capo è mio padre"

L'avrei salvata, ma non prima di avvertirla che la sincerità per me valeva più di qualsiasi cosa.
"Se scopro che hai mentito, rimpiangerai di non essere morta in questo lurido posto" detto ciò aprii la porta e la feci uscire.

Sembrava tutto così perfettamente semplice, quando un urlo proveniente qualche corridoio più in lá squarciò quel silenzio.

"Trovateli!" Continuava ad urlare la voce, che apparteneva chiaramente all'uomo che mi aveva quasi violentata.

Non fu necessario ordinarlo che, iniziammo a correre seguendo ciecamente quella ragazza, di cui neanche sapevamo il nome.

"Di qua" continuava a dire girando a destra e a sinistra come se avesse percorso la strada mille volte.

"Cazzo!" Imprecò arrivati davanti ad un portone di metallo serrato da una catena ed un lucchetto.

"Dobbiamo fare il giro" disse con il fiatone causato dalla corsa.

"No" la fermai io, afferrando il lucchetto con le mani e strattonandolo verso di me.

Come per le catene di poco fa, il lucchetto si spezzò sotto il mio tocco.

"O potremmo usare la super forza di Elena" commentò Minho.
Quel ragazzo non finiva mai di stupirmi, riusciva a fare commenti idioti anche quando eravamo ad un passo dalla morte.

Chiudemmo il portone il più frettolosamente possibile e ricominciando a correre.

Vidi Newt rallentare e massagiarsi la caviglia, cosa diavolo stava facendo?

"Newt andiamo, dopo ti farò un bel massaggio ai piedi" gli urlai,

"Ele non ce la faccio, vi rallento, voi andate è meglio così"

"Al diavolo" urlai io rintornandomi e prendendolo sulle spalle, in fondo non pesava tanto, o forse era per la mia forza, in compenso non sarebbe morto nessun'altro oggi.

"Sei impazzita!" Continuava a urlare lui,

"Stai zitto, mi ringrazierai dopo".

Insomma non ho letto molti libri romantici, ma credo che dovesse essere il ragazzo a portare in braccio la sua amata, non il contrario.
In ogni caso, la donzella ferita era lui in questo momento e di certo non potevo farlo morire.

Raggiunsi gli altri poco dopo e li vidi che si accovacciavano per passare in mezzo ad un buco in una rete di ferro, che separava il corridoio in cui ci trovavamo da una specie di stazione ferroviaria.

"Ehy Newt, pensavo fossi il collante non una principessa" commentò Minho, ricevendosi uno sguardo fulminante sia da me che da Newt.
In compenso su qualcosa già andavamo d'accordo.

"L'allieva supera il maestro" commentò Mike riferendosi alla mia performance di poco fa.

Davvero la nostra salvezza da quella folla di pazzi era una ferrovia abbandonata??
La ragazza iniziò a fischiare una specie di cantilena, forse eravamo scappati da una folla di pazzi e stavamo per essere assaliti da un'altra?

Dopo qualche secondo di attesa si udí un'altro fischio, come se fosse una risposta a quel richiamo, e da sopra un vagone del treno comparve un ragazzo moro, con un'arco in mano che puntava verso di noi in attesa di lasciare che la freccia volasse nella nostra direzione.

Ovunque tu sia vivi dentro di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora