Rapita dal pazzo

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Sbattei un paio di volte le palpebre. Mi girava la testa e avevo la vista offuscata. Mi misi a sedere. Mi sembrava di avere i sintomi da post sbronza ma non mi ricordavo di aver bevuto. L'ultima cosa che mi ricordavo era che ero scesa dall'aereo, pronta per iniziare una nuova vita in America, e che avevo preso un taxi, che avrebbe dovuto portarmi all'appartamento che avevo comprato, ma, a quanto pare, era andata diversamente.
Mi guardai intorno: ero in una camera, seduta sul letto. La stanza era una camera matrimoniale sui toni del beige, col letto al centro della stanza, due comodini identici ai lati del letto con su due lampade esattamente uguali poste nello stesso punto esatto, a destra, appoggiata al muro, una cassettiera marrone di legno coi pomelli tondi, e delle foto attaccate alle pareti perfettamente dritte. Erano foto che ritraevano un uomo sui trent'anni, altro, capelli marroni, occhi color ghiaccio e sorriso stampato in volto. Stava abbracciando una donna bruna coi capelli lunghi e mossi e gli occhi verdi. Pensai che mi assomigliasse, il che mi spaventò perché, con tutte le serie poliziesche che guardavo, un'idea mi si stava formando in testa, un'idea spiacevole.
La porta della camera si aprì ed entrò l'uomo delle foto. Quando vide che ero sveglia gli si illuminarono gli occhi“tesoro! Buongiorno”disse dandomi un bacio“dove sono...?”chiesi ancora più confusa, da quando ero sposata con quel tipo? Da quando ero sposata e basta?! Odiavo l'amore, non ero capace di provarlo, quindi come potevo essermi sposata?!
L'uomo sorrise e mi accarezzò la testa“sei a casa Linet”disse“Linet? No io...io sono Abby...Abby Manei”risposi sempre più confusa“NO!”gridò l'uomo afferrandomi la gola“SEI LINET! MIA MOGLIE!” “si...si va bene sono Linet ma...lasciami andare...non...non respiro...caro”boccheggiai. In base alle serie TV che avevo visto avevo stabilito che il miglior modo per sopravvivere era assecondare le fantasie malate dei pazzi, quindi, se per sopravvivere dovevo far finta di amare quel tipo, era esattamente quello che avrei fatto.
I giorni passarono.
Assecondavo i desideri del mio carceriere come preparargli la cena e pulire casa, ma anche desideri più intimi come baciarlo e dormire con lui, anche se non dormivo mai perché, tutte le notti, instancabilmente, cercavo una via di fuga, senza risultati. Ma tutte le volte che l'uomo tirava fuori il discorso del sesso prendevo del alcol e glielo facevo bere, finché non si addormentava. E la mattina dopo facevo finta che l'avessimo fatto e che mi fosse piaciuto.
Dopo due mesi di prigionia non ne potevo più. Ero quasi arrivata al punto di disobbedirgli per farmi uccidere.
Quella sera quando tornò lui era più deciso che mai a farlo. Cercai degli alcolici in cucina ma non ne trovai, non li aveva comprati apposta, il bastardo. Lui iniziò a baciarmi e ad allungare le mani, come un polpo, le sue mani arrivavano ovunque. Lo fermai“tesoro...non ora...ho...ho una cosa da farti vedere...”dissi cercando di prendere tempo“cosa Linet?” “devi aspettare...vado...vado in bagno e...aspettami...ok?”dissi sperando con tutto il cuore in una risposta positiva“ok. Hai 5 minuti. Poi sei mia!”disse lui baciandomi. Sorrisi e andai in bagno. Mi chiusi dentro e iniziai a guardarmi attorno. Le finestre erano sbarrate. E non c'era niente da usare per difendermi o suicidarmi. Ero disperata.
Finiti i 5 minuti lui iniziò a bussare alla porta“Linet! Che stai facendo lì dentro?! LINET!”gridò. Bussava talmente forte che la porta tremava tutta“LINET! APRI QUESTA DANNATA PORTA! LINET!!!”gridò ancora. Sentii delle sirene in lontananza. Guardai tra le sbarre della finestra e vidi dei SUV neri con i lampeggianti rossi e blu e le sirene spiegate. Ero così felice: l'FBI mi aveva trovata! Qualcuno mi stava cercando! Vidi delle persone scendere dalle macchine e, un attimo dopo, sentii la porta sbattere e qualcuno gridare“Alan Scotner! Mani in alto! Sei in arresto per il rapimento e l'omicidio di 10 donne!”. Aspettai qualche istante, poi la porta del bagno si spalancò e un ragazzo della mia età, alto, magro, coi capelli marroni spettinati e gli occhi nocciola, che indossava un gilet viola sopra una camicia bianca e con una cravatta nera sotto il giubbotto antiproiettile con scritto FBI, entrò“hey. È finita”mi disse sorridendo e anche io sorrisi, più che altro perché lo trovavo carino. Il ragazzo mi prese in braccio e mi portò fuori. Mi mise sull'ambulanza e i paramedici iniziarono a medicarmi. Quando ebbero finito mi diedero una coperta in cui avvolgermi, era inverno e io indossavo solo una camicia da notte sexy e succinta che il pazzo mi aveva fatto mettere, e una tazza di thè caldo.
Il ragazzo carino, che fino ad un attimo prima stava parlando con un uomo alto, vestito in giacca e cravatta e con un'aria seria, si avvicinò e si sedette accanto a me, sul bordo dell'ambulanza“grazie”dissi quando si fu seduto“non credevo che sarei più stata libera, dopo 2 mesi di prigionia. 2 mesi, 5 giorni e 7 ore, per essere precisi”lui sorrise“si, anche io pensavo che non ti avrei più trovata. È da quando sei sparita che studio il tuo caso, che mi assilla. Poi l'illuminazione, ed eccoci qui”spiegò e io sorrisi. Stemmo in silenzio finché lui disse“mi sembra un po' strano. Io so tutto di te, beh, non tutto tutto ma buona parte, mentre tu non sai neanche il mio nome”io alzai le spalle“come vuole...”lui sorrise“Dottor Spencer Reid. Piacere”disse“piacere. Scusi se non le dò la mano ma odio toccare le persone”dissi e Spencer sorrise“non preoccuparti, neanche a me piace. Comunque puoi darmi del tu” “grazie ma...preferisco restare sul formale. Niente di personale ovviamente”dissi. Lui si rattristò, ma non lo diede a vedere“sai, tu sei l'unica vittima che ho salvato che non ha versato neanche una lacrima”notò“sarò una vittima speciale allora...”dissi alzando le spalle e lui mi guardò“già, decisamente...”mormorò.
Restammo in silenzio per un po'. L'unico rumore ero io che sorseggiavo il mio thè. “Allora...perché ti sei trasferita in America?”chiese lui. Stava provando a continuare la conversazione in tutti i modi, e questo lo apprezzavo molto, anche se non vedevo perché quel giovane dottore così carino volesse parlare con me.“Sono venuta qui perché voglio diventare un'attrice, è il mio sogno”spiegai, e, mentre parlavo, mi immaginai sul red carpet, coi paparazzi che scattavano foto, e sensazioni che non provavo da tempo mi investirono: gioia e speranza. Reid mi guardava sorridendo“mentre parli di quello che ti piace fare ti si illuminano gli occhi”disse prima di arrossire e io sorrisi“grazie. Anche lei è molto carino Dottor Reid”dissi e Spencer arrossì ancora di più.
Un paramedico arrivò“signorina Manei, ora dobbiamo portarla in ospedale per fare altri controlli”disse e io annuii“si, ok. È stato un piacere Dottor Reid. Arrivederci”dissi alzandomi e sedendomi sulla barella“beh...em...se vengo anch'io è un problema?”chiese Reid al paramedico“no, no non penso”rispose quello e lui sorrise, poi si sedette accanto a me, prima che le porte si chiudessero e l'ambulanza partisse.

Come ti insegno ad amare || Spencer Reid [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora