La chiamata

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Non parlavo con Spencer da quasi un mese e avevo letteralmente il morale a terra. Passavo tutti i giorni in pigiama, non avendo la forza di vestirmi, stesa sul divano ad ingozzarmi di gelato e a guardare la televisione. Mi ero licenziata dal mio lavoro al ristorante e non andavo più neanche a fare le audizioni, non m'importava più, ero messa male.
Sasha tornò dal lavoro e mi trovò stesa sul divano, come al solito, e si sedette accanto a me“ciao Abby”disse e io mugugnai in risposta“ti va se oggi andiamo in giro in centro? O al cinema? O anche solo a fare una doccia?”chiese arricciando il naso a causa del mio cattivo odore“e che senso ha? Se andiamo in centro o al cinema rischio di incontrarlo, e se non esco non ho bisogno di farmi la doccia”replicai in un tono vuoto cambiando canale“Abby...non puoi stare rintanata qui tutta la vita per paura di incontrarlo”disse lei accarezzandomi la testa“hai ragione, perché lui sa dove vivo. Devo traslocare. Chiamo l'agenzia...quando ho voglia...”dissi e lei alzò gli occhi al cielo“tesoro, perché hai così paura di vederlo? È evidente che ti manca!”esclamò“non è vero!” “ah si? Da quanto non lo vedi?” “4 settimane 5 giorni 7 ore e 15 secondi...16...17...18...”dissi guardando l'orologio e Sasha mi rivolse il suo classico sguardo te-l'avevo-detto, sguardo che io odiavo. “Insomma...sai che tengo il conto di molte cose...non è per forza perché mi manca...”mentii io“ah si? L'ultima volta che hai visto tua madre?” “em...2 mesi, 8 giorni e 7 ore prima di incontrare Spencer...”dissi e lei mi rivolse ancora quel suo nefasto sguardo“ok, hai ragione tu, mi manca, e tanto! Non passa secondo senza che io non pensi a lui, ma vedrai che è solo una fase passeggera! Presto lo dimenticherò e tornerò alla mia vita! Senza ragazzi assolutamente fantastici che ti fanno perdere la testa con i loro capelli marroni disordinati ma che gli incorniciano il viso perfettamente, o con i loro occhi nocciola in cui ti perdi e non vuoi più uscire, con le loro storie interessanti e le loro conoscenze, che ti fanno venir voglia di stare lì a sentirli parlare per ore, con le loro battute intelligenti o con le loro stramberie che tu trovi assolutamente adorabili e ridi appunto per questo, o col fatto che sono simili a te in tutto e per tutto e sai che puoi parlare con loro di qualsiasi cosa, anche la più strana, ed essere capita, e con i loro abbracci che ti fanno sentire protetta e al sicuro, come se niente potesse mai accaderti...ok...forse ci vorrà un pochino più di tempo di quanto pensavo per dimenticarlo!”dissi incrociando le braccia e il mio cuore pianse, elencando tutte le cose che amavo di Spencer. Sasha mi guardò con fare materno“tesoro, non ti passerà mai, sei innamorata persa di questo ragazzo, non lo puoi cambiare, e non puoi neanche aspettarti di disinnamorarti da un giorno all'altro, ci vuole tempo Abby! E, secondo me, stai facendo la più grande cazzata della tua vita rifiutandoti di vedere un ragazzo che è innamorato perso di te tanto quanto tu lo sei di lui! Ti stai solo impedendo di essere felice, così!”disse lei e io scossi la testa.
Stavo per risponderle quando il mio telefono vibrò: qualcuno mi stava chiamando, ma non riconoscevo il numero"pronto...?"chiesi dubitante"Abby? Abby Jenkins?"chiese la persona all'altro capo del telefono, dalla voce si sarebbe detta una donna"si, chi la cerca?" "sono Jennifer Jareau, lavoro all'FBI con Spencer. Ci siamo conosciute quando ti abbiamo trovata"disse lei"si, mi ricordo. JJ, giusto?" "esatto! Senti, devi venire all'ospedale San Giorgio il prima possibile, Reid è stato ferito, dicono sia grave, in questo momento è sotto i ferri"disse e il mio cuore si fermò"sotto...i ferri? Come? No, me lo dirai lì. Arrivo subito!"esclamai prima di riattaccare, poi mi alzai dal divano e corsi in camera a raccattare dei vestiti“Abby! Che è successo?! Dove vai?! Chi è sotto i ferri?!”gridò Sasha“Spencer, è stato ferito! Corro al San Giorgio, non so quando torno”dissi mettendomi la giacca, poi uscii.
Arrivai dopo 10 minuti, avevo pure preso il taxi per lui, se questa non era una dimostrazione d'affetto non sapevo cos'altro lo fosse!
Quando entrai trovai un sacco di persone in sala d'attesa: tutti i membri del team di Reid erano lì, e io mi sentii leggermente fuori posto. “Abby!”esclamò JJ correndomi incontro quando mi vide“hey! Si sa qualcosa?” “non ancora. È in sala operatoria da quasi un'ora”rispose una coi capelli neri, che ricordai essere Emily“ma...com'è successo? Che gli hanno fatto?”chiesi estremamente agitata“andiamo a prendere un caffè, ti spiego lì”disse JJ, poi mi portò alle macchinette. Quando fù sicura che non ci fosse nessuno in giro si girò a guardarmi“Abby...io credo che Spenc si sia fatto sparare apposta...”disse e io sbiancai“cosa?! E perché...perché l'avrebbe fatto?!”chiesi sempre più preoccupata, al limite delle lacrime“io...non ne sono sicura ma...da un mese non veniva più al lavoro...era sempre triste e non usciva mai di casa. Non ha detto a nessuno perché stesse così. Questo era il primo caso a cui lavorava e all'inizio sembrava normale, poi, durante una sparatoria, si è alzato in piedi e l'hanno colpito. Non so perché abbia fatto così!”spiegò lei e gli occhi le si riempirono di lacrime. Mi venne naturale abbracciarla, più che altro perché mi sentivo in colpa, dato che ero io il motivo per cui Spencer stava così male. “Ah...Abby...c'è un'altra cosa”disse JJ asciugandosi gli occhi“in ambulanza lui, prima di svenire, ha fatto il tuo nome, per questo ti ho chiamata. Ti ama tantissimo! Non l'ho mai visto così innamorato di qualcuno, per favore, trattalo bene”mi si scaldò il cuore sentendo quelle cose e sorrisi“lo farò. È un ragazzo speciale, davvero, e io sono un'idiota…”dissi guardando il pavimento e lei, me lo sentii, capì che era colpa mia, ma non disse niente, mi mise semplicemente una mano sulla spalla.
In quel momento un'infermiera ci venne incontro“siete qui per Spencer Reid?”chiese e noi annuimmo“bene. L'operazione è finita e si è conclusa con successo! Sta dormendo ora, ma credono si rimetterà presto”disse e io sorrisi“possiamo vederlo?”chiesi, lei annuii e ci portò nella sua stanza. La riconobbi subito: era la stessa stanza dove tenevano me, e sorrisi al ricordo della prima volta che avevo baciato Spencer. Lui era steso nel letto, addormentato, era cosí carino quando dormiva. Mi sedetti accanto al letto e gli presi la mano. Non mi mossi di lì per i tre giorni successivi.

Come ti insegno ad amare || Spencer Reid [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora