Jacqueline: Festa a Nenja

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"Beauty is not in the face, it's a light in the heart"

Nenja, la più giovane delle tre ninfe che abitavano la terra di Auriah si avvicinò a Jona ed Elija e, con un solo cenno, mise in fuga i restanti membri dell'esercito nero. Jacqueline la osservò mentre risaliva la duna come se non facesse fatica a camminare sulla sabbia rovente. L'incarnato ambrato riluceva sotto il sole, i suoi capelli erano una cascata di riccioli castani, gli occhi avevano lo stesso colore della sabbia.

Condusse gli artefici al palazzo e li accolse con entusiasmo:
"Benvenuti viaggiatori, oh dovete essere stanchissimi, lasciate che i miei aiutanti vi ristorino! Fate come se foste a casa vostra, sono secoli che non vediamo visitatori, sono davvero felice di vedervi sani e salvi! Mia sorella Keya mi ha avvertita del vostro arrivo e così abbiamo cercato di venirvi incontro, purtroppo abbiamo avuto dei contrattempi e non siamo riusciti a raggiungervi. Ma non temete! Vi abbiamo preparato una degna accoglienza" la giovane era un fiume di parole inarrestabile,  deliziava le orecchie di chiunque con la sua vocetta acuta e allegra, uno splendido sorriso illuminava il suo viso e ogni aggraziato movimento era accompagnato dall'ondeggiare della veste verde acqua.

Jacqueline si sentì finalmente rilassata. Lasciò andare un sospiro mentre veniva avvolta dalla presenza vivace e rassicurante di Nenja. Era bello incontrare quelcuno di amichevole in un regno pieno di nemici ostili. Nenja spiegó loro che l'esercito in cui si erano imbattuti era niente altro che la manifestazione di uno spirito del deserto, molto ostile, che abitava quella zona e che appariva di rado, ma che, da quando Neear aveva iniziato a premere ai confini sud del deserto, aveva iniziato a manifestarsi sempre più spesso.
L'ennesimo effetto negativo della presenza del tiranno. Per qualche istante il sorriso della ninfa si fece forzato.

"Ospitale Nenja, nonostante la tua gentilezza ci colmi di felicità non possiamo trattenerci a lungo: Neear, come saprai di certo, sta radunando schiere di seguaci sempre più fitte e l'inverno sta arrivando ovunque" disse Henry. A quelle parole Nenja si rabbuió, fu come vedere un' eclisse: una luna scura copriva il disco del Sole. In una frazione di secondo la ninfa riacquistò la sua vivacità e rispose con garbo:" Potete fermarvi quanto volete, la mia porta sarà sempre aperta per voi" sorrise e a Jacqueline parve di sentire quelle parole per la prima volta nella sua vita, tanto le suonarono dolci.

"Però dovete assolutamente restare per la festa che darò stasera: ho invitato tutta la popolazione dei villaggi circostanti: è l'unico modo che ho per inviare messaggeri in maniera discreta" esclamò lei.
" Potreste divertirvi e captare allo stesso tempo qualche informazione importante o trovare qualche accordo per proseguire il vostro viaggio"
"Ti ringraziamo di cuore, la tua generosità è infinita, potente signora" disse Jacqueline piena di gratitudine.

"Oh, basta con questi inutili epiteti! Chiamami Nenja, tesoro" le strinse la mano, gli occhi gialli brillavano come se avesse appena ricevuto il più splendido dei regali.

"Venite, vi accompagneró alle vostre stanze, di certo vorrete riposare e prepararvi per stasera" camminó graziosamente per la reggia facendo loro strada. L'interno dello splendido palazzo era totalmente rivestito in marmo bianco e decorato da conchiglie incastonate nelle pareti. Le forme morbide e panciute delle aperture e delle guglie in stile arabo rassicurarono i visitatori. Spesso si intravedevano giardini d'inverno ricchi di vegetazione, coronati da arcate a ogiva. Sui pavimenti era stesa una moquette rosso scarlatto e lungo le pareti erano situate delle statue rappresentati guerrieri e atleti. Il palazzo era incredibilmente bello e lussuoso, tutto sembrava rispecchiare la personalità della padrona di casa: allegra, lucente e accogliente.

"Henry questa è la tua stanza" sorrise Nenja ed aprì una porta dorata. L'artefice dell'aria prima di entrare si voltò e disse con gentilezza:" A dire la verità, Nenja, avremmo anche un'altra richiesta per te"
"Ditemi" replicò lei sempre sorridendo.
"Avremmo bisogno del tuo aiuto per superare le prove e conquistare il Mantello dell'Invisibilità qui custodito, ci serve per penetrare ad Ahir Zimenia inosservati" la ninfa si raggeló per un istante: erano secoli che non si parlava del suo mantello né di quelli delle sue sorelle. Rifletté e poi disse: "Vi aiuterò, per Auriah questo ed altro, le prove sono molto difficili e pericolose, ma vedrò cosa posso fare per aiutarvi" tutti ringraziarono. Quell'infelice richiesta aveva rammentato a tutti lo scopo per cui erano giunti sin lí e il destino che li attendeva, un pensiero che, grazie alla bellezza del luogo, all'ospitalità e alla sicurezza del palazzo, erano riusciti ad accantonare.
All'artefice del fuoco sovvenne il ricordo delle prove affrontate per conquistare gli altri mantelli, lo scopo a cui servivano e le battaglie che avrebbero causato e sperò che il momento di usarli giungesse il più tardi possibile.
La porta della stanza di Henry si chiuse e tutti proseguirono in silenzio nel corridoio, il  tappeto scarlatto ora ricordava loro un fiume di sangue. Un fiume di guerra che si trovava dietro l'angolo.

Camminarono ancora un po' e Thomas si avvicinò a lei.
"Dunque stasera ci sarà una festa"
Jacqueline rise sommessamente sapendo già cosa le avrebbe detto.
"Non saprei davvero a chi chiedere di accompagnarmi" le avvolse un braccio intorno alle spalle. La ragazza gli sorrise e lui le diede un bacio sulla tempia per poi volgere nuovamente lo sguardo avanti. Jacqueline adorava quando lui la faceva sorridere.
"Lo prenderò come una dichiarazione di assenso"
"Non avrei potuto dire nulla di diverso"

Nenja fece accomodare Jona nella sua stanza, Jacqueline la salutó.
"Ci vediamo stasera, zuccherino" l'artefice dell'aria rispose ad Elija con un gestaccio e si chiuse la porta alle spalle.

Si adagió ad essa con la schiena e sospirò. Chiuse gli occhi e, nella tranquillità della sua solitudine lascio che un tenue sorriso le alzasse l'angolo della bocca .

"Ed ecco qui la tua stanza, artefice del fuoco" disse Nenja allegramente. Jacqueline ringraziò e salutò i due artefici.
"Ci vediamo stasera" disse Thomas e le scompigliò affettuosamente i capelli, stando attento a non ustionarsi toccando il Cerchio.

"Il ricevimento si terrá nel salone da ballo" informò Nenja.

La ragazza chiuse la porta ed osservò la sua stanza. L'ambiente, dipinto di bianco dal soffitto a volta, era dotato di un balcone che dava sul giardino più grande del palazzo, il pavimento di marmo bianco e grigio rifletteva la sua immagine e splendeva nella luce del pomeriggio. Il letto era sormontato un grande baldacchino dorato dalle colonne tortili e avvolto da un copriletto rosso.

Jacqueline si guardò attorno meravigliata, mai aveva visto un posto tanto lussuoso. Si concesse un lungo riposo e poi un bagno caldo. La piacevole sensazione dell'acqua sul corpo irrigidito dalla stanchezza la rilassò completamente. Quando uscì dalla vasca da bagno notò che fuori il sole stava tramontando, si rivestì e si affacciò al balcone.

Gli ultimi raggi solari illuminavano un cielo rosa pallido e cirri leggeri trasportavano un vento piacevolmente caldo. Sembrava che anche la volta celeste avesse deciso di arrossire, forse al Sole era stato detto qualcosa di dolce.

Qualcuno bussò alla porta. La ragazza si domandò chi potesse essere ed andò ad aprire. Jona la travolse ed entrò come un uragano nella stanza, accompagnata da un turbinio di vento che fece ondeggiare le tende del baldacchino.

Pose le mani sulle spalle di Jacqueline e piantó i suoi occhi colore indaco in quelli castani dell'artefice del fuoco, poi, mortalmente seria, disse:" Ho bisogno del tuo aiuto"
Il Cerchio avvampò inquieto, Jacqueline le chiese che cosa potesse fare per lei.
Jona tolse le mani dalle sue spalle e lasciò vagare lo sguardo sul pavimento, quasi con vergogna le disse che non era mai stato invitata ad una festa tanto importante e di non sapere bene cosa indossare o come comportarsi.
L'artefice del fuoco le prese teneramente la mano.
"Nemmeno io sono mai stata invitata ad un ricevimento come questo, ma vedrò quello che posso fare per aiutarti" improvvisamente si sentí più felice: avere un'amica sincera e fedele come Jona al suo fianco, anche in grado di chiedere il suo aiuto, era quanto di meglio potesse desiderare in quel momento.

"Non hai nulla di cui vergognarti. Senza contare che affronti creature oscure e demoniache senza battere ciglio, non sarà un vestito a metterti a terra" aggiunse sorridendo.
Jona le scoccò un'occhiataccia, ma il suo viso si distese. In un tempo così difficile anche la banalità appariva bellissima perchè consentiva ad entrambe di non preoccuparsi di Neear.

"E va bene, prepariamoci" l'artefice del fuoco trovò uno splendido vestito in uno degli armadi della stanza. Era come se Nenja l'avesse preparato appositamente per lei. Era un lungo sari rosso bordato di oro che arrivava sino alle caviglie e aveva un spacco laterale a sinistra. L'orlo basso pareva tessuto di fiamme. Correlato al vestito c'era un bellissimo scialle leggero, quasi trasparente, numerosissimi bracciali e gioielli. Jacqueline suppose che si trattasse di un vestito tipico della zona del deserto, lo indossò e fu come se lo avesse portato da una vita.

Poi, pensò che fosse venuto il momento di una rivoluzione. Sciolse la sua lunga treccia e lasciò cadere i suoi capelli castani sulle spalle.

L'amica rimase senza parole.
"Sei splendida" disse sorridendo.
Jona indossò un altro abito trovato nella sua stanza: un sari blu profondo che faceva risaltare la sua pelle chiara e i suoi capelli indaco. Il vestito era accompagnato da uno scialle e una cintura argentata, un diadema scintillante trovò il suo posto sulle tempie di Jona, sopra il laccio nero che normalmente le cingeva per tenere in ordine i capelli.

Percorsero la strada a ritroso e chiesero indicazioni per la sala da ballo. Un ragazzo dai folti capelli biondi disse loro di seguirlo e le accompagnò alla scalinata che portava al grande salone. Le due artefici ringraziarono e iniziarono la loro discesa sul tappeto rosso fuoco. La loro serata poteva avere inizio.

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